Paolo Bellini, la primula nera della Strage di Bologna

Paolo Bellini è una di quelle figure oscure che hanno attraversato la storia italiana per ben 30 anni, dai primi anni ’70 fino al ’99 anno del suo pentimento stando dietro le quinte di fatti drammatici che hanno scosso le fondamenta della Repubblica ed impegnato non poco gli inquirenti nella ricostruzione delle vicende che lo hanno visto coinvolto.
Paolo Bellini, nato a Reggio Emilia, cresciuto accanto al padre Aldo ex appartenente alla Folgore e nostalgico del ventennio mussoliniano, ha ripreso ideologicamente i sentimenti del padre e ne ha fatto ragione di vita. Tanto da essere presente il 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna. A distanza di tanti anni da quel 2 agosto, difatti, spunta un frangente di video, girato dal turista polacco Harold Poltzer di passaggio nella città felsinea, che testimonia la presenza di Bellini tredici minuti prima dell’esplosione dell’ala ovest della stazione che portò alla morte di ottantacinque persone ed al ferimento di altre duecento. Una delle più gravi stragi della storia repubblicana, se non la più grave in termini di vittime, che, come sempre avviene, si è portata dietro per tanti anni una serie di misteri su quelli che furono i mandanti e gli esecutori materiali. Questi ultimi sono stati scoperti per primi dopo un lungo iter di indagini e non pochi depistaggi in Luigi Ciavardini, Francesca Mambro, Giuseppe Valerio Fioravanti detto Giusva e Giberto Cavallini, tutti e quattro appartenenti ai NAR (Nuclei Armati Rivoluzionari), un’organizzazione di ideologia neofascista che tra i suoi fondatori vede proprio Fioravanti e Mambro. I secondi a distanza di molti anni invece sono stati identificati alla fine delle indagini del 2020 nel funzionario del Ministero dell’Interno Federico Umberto d’Amato, nel venerabile maestro della Loggia Massonica P2 Licio Gelli, in Umberto Ortolani imprenditore e banchiere e in Mario Tedeschi giornalista quali mandanti e finanziatori della strage di Bologna. A tutto questo nel 2022 si è aggiunto, come dicevamo, il riconoscimento a video di Bellini, di passaggio quella mattina alla stazione di Bologna. La sua versione dei fatti, posta a difesa della propria posizione, era stata relativa al fatto che quella mattina era partito da Scandiano, provincia di Reggio Emilia, alle 9 di mattina per andare a Rimini a prendere le nipoti per poi giungere al Passo del Tonale in Trentino all’ora di pranzo. Pertanto secondo questa versione dei fatti, alle 10:15 circa il Bellini non poteva trovarsi a Bologna. In realtà a seguito della prova documentale del video e del conseguente riconoscimento da parte della ex moglie Maurizia Bonini, quest’ultima ha anche smentito l’orario di partenza da Scandiano rivelando che in realtà erano le 6 del mattino e di conseguenza alle 10 del mattino Paolo Bellini poteva essere a Bologna. Da questo punto di vista i giudici della Corte d’Assise di Bologna non hanno più dubbi, il reggiano era presente la mattina della strage di Bologna alla stazione ed inoltre indicano in lui il soggetto che portò l’esplosivo che distrusse un’intera ala della stazione portando morte e dolore per centinaia di famiglie.
La storia di Paolo Bellini, inoltre, negli ultimi anni della sua carriera criminale prima di essere arrestato incrocia quella della mafia siciliana, poiché si fece da tramite per il recupero di dipinti trafugati dall’organizzazione mafiosa in cambio di benefici carcerari per i boss detenuti al 41-bis, in una sorta di trattativa sotterranea rispetto a quella principale che stava avvenendo tra pezzi dello Stato ed i boss con un tramite d’eccezione che era vecchia conoscenza della giustizia e della mafia, Vito Ciancimino.
Come si denota dalle vicende narrate, Paolo Bellini è stato un elemento trasversale, un uomo dalle mille maschere, quella dell’azione, quella del consulente del malaffare ed infine quella dell’intermediario in vicende che, sia nel primo che nel secondo caso, hanno macchiato di sangue la storia della repubblica italiana.