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Al Teatro Stabile: “Una storia semplice”, l’ultimo romanzo di Sciascia

Dall’11 al 16 aprile è andata in scena alla Sala Verga del Teatro Stabile “Una storia semplice”, l’ultimo romanzo di Leonardo Sciascia, con l’adattamento e la regia di Giovanni Anfuso.

Sul palcoscenico: Giuseppe Pambieri (Narratore/Franzò), Paolo Giovannucci(Brigadiere), Stefano Messina (Commissario), Davide Sbrogiò (Questore), Geppi Di Stasio (Colonnello), Carlo Lizzani (Magistrato), Marcello Montalto (L’uomo della Volvo), Giovanni Carpani (Padre Cricco), Luigi Nicotra (Il figlio), Liliana Randi (La moglie).

Scene: Alessandro Chiti; costumi: Isabella Rizza; musiche: Paolo Daniele; luci: Pietro Sperduti.

Produzione: Teatro Stabile di Catania, Cooperativa Attori&Tecnici Roma

È uno dei più famosi l’ultimo romanzo dello scrittore siciliano (venne stampato nel 1989, l’anno della sua morte) e viene considerato il suo testamento spirituale.

“Di quest’ultimo racconto –dichiarò Sciascia in un’intervista- ci sarebbe da fare un racconto. Me lo sono raccontato per mesi: è stato un modo di sopravvivere allo strazio della malattia e delle cure, quasi in doloroso dormiveglia. Posso dire di averlo mentalmente scritto pagina per pagina e sarebbero state circa trecento. Ma appena ho trovato quel poco di energia che mi ha permesso materialmente di scriverlo, sono venute fuori una cinquantina di pagine e mi pare di non aver lasciato fuori nulla di tutto quel che avevo mentalmente scritto nelle trecento. Il romanzo è diventato un apologo: ma è meglio così. Per me certamente, per il lettore lo spero”.

L’attore Giuseppe Pambieri

A dispetto del titolo il contenuto di questo giallo ambientato nella Sicilia degli anni Settanta del secolo scorso è estremamente complicato.

L’ingarbugliata trama parte da un’ipotesi di suicidio per giungere attraverso numerosi colpi di scena -tra omissioni, false dichiarazioni, omertà e manipolate collusioni- alla rivelazione di un omicidio vero e proprio, e di altre morti giornalisticamente travestite da “incidente”.

Il professor Franzò, stimato docente di lettere, interlocutore e voce narrante, conduce il pubblico attraverso lo svolgimento dell’azione mentre i singoli protagonisti magistralmente orchestrati dal regista si autopresentano in stretta successione sulla scena.

Il diplomatico in pensione Giorgio Roccella, tornato nella sua villetta di Monterosso, viene trovato morto e accasciato sulla sua scrivania. Frettolosamente e in pieno accordo commissario di polizia, colonnello dei carabinieri, questore e magistrato vogliono chiudere il caso archiviandolo come suicidio.

Ma il brigadiere Antonio Lagandara non si vuole fermare davanti all’apparenza.

Di origini contadine, studioso (avrebbe aspirato alla laurea in legge), diligente, onesto e caparbiamente attaccato al dovere è lui il protagonista, il vero, oscuro eroe del racconto.

Contro ogni manipolazione della realtà il nostro brigadiere rimane fermo sulla sua ipotesi dell’omicidio.

E le sue acute capacità d’indagine lo porteranno a scoprire nel commissario -il meno sospettabile- l’assassino; ma rischio della sua pelle.

Se a questo aggiungiamo altre morti (compresa quella del commissario colpito a morte dal brigadiere mentre tenta di non essere ucciso a sua volta), sostituzioni di persona, false accuse contro ‘l’uomo della Volvo’, innocente testimone oculare di alcuni passaggi dell’azione, ma soprattutto la colpevole connivenza delle autorità civili e militari, ecco che il ‘giallo è confezionato!

Il nucleo della storia è costituito dalla mafia e dalla droga, due parole che volutamente non compaiono mai.

L’azione si svolge nell’isola ma per Sciascia il male è globale.

La Sicilia è solo un mezzo per capire meglio. 

I centri del potere riescono ad appannare la verità e a eliminare chi tenta di smontare intrighi e menzogne.

In questa crisi morale si salvano solo coloro che hanno sete di giustizia.

Vuole essere questo il messaggio raccolto e brillantemente rivisitato dal regista.

Il catanese Giovanni Anfuso (“Un folle innamorato del teatro e anche molto fortunato visto che è il mio lavoro” dichiara), formatosi presso l’Accademia d’Arte Drammatica di Roma, ha iniziato la sua carriera come assistente di grandi registi italiani (Giorgio Strehler, Lamberto Puggelli, Glauco Mauri). Divenuto famoso in campo nazionale e internazionale è stato il Direttore Artistico del Teatro Antico di Segesta e del Teatro Stabile di Catania. Ha messo in scena inoltre diverse opere liriche per l’Ente Lirico di Abruzzo e per il Teatro Bellini di Catania. 

 “Al contrario di quanto dichiarato nel titolo, la storia è tutt’altro che semplice – scrive nelle note di regia Giovanni Anfuso – Siamo di fronte ad un giallo che ha come sfondo mafia e droga.

Una storia in cui tutto appare al contrario di ciò che realmente è … Realtà e apparenza: apparenza e realtà. Sciascia racconta la mafia come fosse una resa, ed invece è un’ulteriore presa di coscienza di una realtà su cui non si possono mai chiudere gli occhi, per quanto le storie siano semplici…

In una tensione da vero thriller la ricerca della verità rappresenta, come sempre in Sciascia, l’estremo azzardo concesso a chi vuole scandagliare scrupolosamente le possibilità che forse ancora restano alla giustizia”.

“Una storia semplice” è una storia ancora attuale che rispecchia alcuni tratti del nostro tempo: la voglia di cambiare le cose che non cambiano mai, la negligenza e la corruzione delle istituzioni, la collusione, l’omertà.

Ma questa aderenza alla realtà non è disperata.

Tra pessimismo e ironia di stampo pirandelliano si fa strada la speranza che qualcuno voglia aspirare alla conoscenza, alla verità, alla giustizia e così salvarsi…e, forse, salvare il mondo.

                                                                                        

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Silvana Raffaele, laureata in Lettere moderne, è stata professore ordinario di Storia moderna presso l'Università di Catania. Nella sua lunga carriera, oltre a seguire allievi e tesisti, ha organizzato convegni di studio, seminari, conferenze, e viaggi di istruzione a livello nazionale e internazionale. Ha insegnato anche presso il Dottorato di ricerca in Storia del Mediterraneo dell'Università di Potenza. Specialista del periodo borbonico si è occupata, scegliendo tra un centinaio di pubblicazioni, di politica assistenziale specie dell'infanzia abbandonata, di demografia storica, di analisi delle strutture familiari, di storia delle realtà accademiche e universitarie specie nel campo della sanità, di patrimonio culturale dell'isola e di politica scolastica. Ha pubblicato infine un volume sul feudalesimo al femminile e in particolare sulle monacazioni forzate in età moderna. Negli ultimi anni ha ideato e completato un progetto di turismo culturale "Catania e i suoi Palazzi: il recupero della memoria" con cui si è proposta, attraverso l'apposizione di ben 162 tabelle e dopo una lunga ricerca di archivio, di recuperare l'architettura urbanistica in senso storico per imparare a leggere la città attraverso le categorie sociali che nel tempo hanno voluto autorappresentarsi con i loro edifici. Per circa quattro anni ha pubblicato su informarmaSicilia le recensioni di tutti gli spettacoli di lirica, sinfonica e prosa messi in scena dal Teatro Massimo 'Bellini', dallo Stabile e dal Brancati nella stagione invernale e in quella estiva.

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