Intervista a Giusy Sciacca “Volevo realizzare una scrittura dal sapore siciliano”

Una nuova e promettente scrittrice siciliana si affaccia nel panorama culturale nazionale. Si tratta di Giusy Sciacca, siracusana,la quale possiede una laurea in Lingue e Letterature Straniere e vive tra la sua città d’origine e Roma. La sua attività professionale è quella di controllora del traffico aereo e da qualche tempo nutre con dedizione e impegno la passione della scrittura. Dunque oggi risulta essere un’autrice di racconti,romanzi e testi teatrali nonché esperta di progetti di implementazione tecnologica. Ha ideato e curato il Premio Nazionale di Poesia Sonetto d’Argento “Jacopo da Lentini” e collabora con diverse testate giornalistiche nazionali e internazionali scrivendo di cultura. Ha scritto un libro “Virità,femminile singolare-plurale”(2021) dove ha dato la voce a venti donne siciliane tra le figure della mitologia e della nostra storia mediterranea. Lo scorso marzo ha pubblicato il romanzo “D’amore e di rabbia” per la prestigiosa casa editrice Neri Pozza e che ora sta presentando in tutta Italia.
Inoltre, è di pochi giorni addietro la notizia del Premio Donna Siciliana 2023 conferitole con il patrocinio della Regione Siciliana. Se ne offre l’occasione e ho voluto capire il senso della sua narrazione intervistandola per il nostro giornale.
Il suo precedente libro “Virità” trattava di racconti di protagoniste della storia tra mito e realtà. Ecco come mai si è dedicata a questi argomenti ?
Da sempre sono interessata alla storia siciliana e mediterranea più in generale. Ho approfondito molto gli argomenti che ci consentono di guardare anche al presente e alle problematiche che ancora oggi hanno un effetto sulla nostra contemporaneità. In riferimento a ciò volevo però anche sfatare qualche stereotipo, come quello delle donne siciliane solo sottomesse e incapaci di alzare il capo. Questo è in parte vero, per costrizione e non certo per indole, ed è anche l’immagine che tradizionalmente viene diffusa a cominciare dal cinema. Ecco, io volevo narrare di tutte quelle donne, dal mito a noi, che invece sono state protagoniste della storia.
Ci vuole dire qualcosa del suo libro “D’amore e di rabbia”?
“D’amore e di rabbia” prende spunto da un fatto di cronaca realmente accaduto a Lentini, terra di confine tra la provincia di Catania e di Siracusa e ho fatto molta ricerca per ricostruire fedelmente tutto il contesto storico-politico. Siamo nel primo Novecento, tra il biennio rosso e l’avvento fascista, nel pieno scontro tra rivendicazioni bracciantili e politica latifondista. Un momento cruciale della nostra storia che ha segnato la storia della Sicilia a seguire e dell’intero Paese. Ma alla storia si mischia la finzione, con la figura di Amelia che intraprende il suo lungo e travagliato percorso per capire se stessa tra due ideologie e due uomini. Accanto a lei c’è il mondo siciliano di una città luminosa come Catania e di un paese – solo apparentemente – immobile come Lentini.

Il romanzo di Giusy Sciacca “D’Amore e rabbia”
Che tipo di scrittura privilegia nella sua arte letteraria ?
In questo momento mi sento molto vicina al genere del romanzo storico. Della tradizione siciliana dei grandi maestri che ha citato non avrei mai potuto fare a meno. Verga su tutti nella prosa, il verismo e Pirandello nel pensiero. Li ho letti, studiati e amati dalla prima all’ultima pagina. Quello che io volevo realizzare era una scrittura dal sapore siciliano inconfondibile, ma nella pienezza e nella ricchezza della lingua italiana. Ho lavorato sulla sintassi, sul lessico, sulle descrizioni affinché le lettrici e i lettori siciliani potessero ritrovarsi, mentre chi siciliano non è potesse viaggiare insieme a me in questa terra meravigliosa.
Sino a che punto le sue storie affondano le radici in riflessi autobiografici?
Non esiste scrittrice o scrittore che non filtri attraverso il proprio vissuto per il semplice motivo che tutto ciò che osserva, e poi confluisce nella sua narrazione, è filtrato attraverso il suo sguardo.
Di autobiografico nel mio romanzo c’è molto: la realtà descritta è quella del posto dove sono nata, quella della mia famiglia. Gli agrumeti, le arance, ogni luogo io lho vissuto e amato profondamente. In più un piccolo dettaglio: uno dei personaggi, Marianna Prato è la miatrisavola. Era davvero la proprietaria della Locanda Prato a Lentini e visse con il ruolo che le ho dato nel romanzo.
La libertà e il bisogno di affermare la personalità femminile sembrano prevalere nelle sue opere. Pensa che le donne siano ancora oggi discriminate sul piano professionale?
“D’amore e di rabbia” ha per protagonista una donna, ma non è un romanzo centrato sulle donne. Emerge forte la presenza femminile siciliana operosa, determinata e desiderosa di affermazione, ma il romanzo è corale. In merito alle disparità purtroppo questo è un dato con il quale ancora oggi ci confrontiamo. Personalmente sono riuscita ad affermarmi in un settore a maggioranza maschile, ma che guarda all’ingresso delle donne con lungimiranza. Tuttavia, se ci guardiamo attorno non è ovunque così: ci sono ancora poche donne nei ruoli apicali e soprattutto pochi strumenti che consentano alla donna di conciliare una realizzazione professionale con quella familiare.
La Sicilia è il centro della sua produzione all’interno della svariate culture che ne ha hanno condizionato la sua storia. Il linguaggio che importanza assume nella sua opera?
Il siciliano è una lingua ricchissima che risente di ogni dominazione e di ogni influenza culturale. L’ho sempre usato e l’ho insegnato anche a mia figlia nonostante abbiamo sempre vissuto fuori. La lingua del mio romanzo però non è il siciliano. Ho voluto studiare ogni singola parola per trovare un italiano che sudasse Sicilia in ogni termine.
Come riesce a conciliare il suo lavoro con la sua passione di narratrice ?
Dormendo poco! Il mio è un lavoro impegnativo e che mi porta spesso in trasferta. La sera è il momento per me e per le mie parole.

Un immagine della scrittrice
Lei è siracusana ,in che modo la fervida cultura greca influisce sui suoi romanzi ?
Sono nata a Lentini, i nonni erano di Noto, la mia casa è a Siracusa. Sull’isola di Ortigia, una perla greca, infatti. Pertanto, il mio territorio di appartenenza è sempre stato il presidio siracusano, potremmo dire. Credo che al di là dello studio, lo stesso fatto di ammirare bellezza e cultura nelle città in cui vivo, a Siracusa quella greca e a Roma quella romana, abbia un suo effetto. Stimola l’immaginario, ispira inevitabilmente. Questa è la mia esperienza, ma suppongo che altre autrici e altri autori possano testimoniare questa stessa impressione per loro.
Si sente influenzata dalla poetesse siciliane?
Leggo poesia, non sarei capace di comporre versi. Stimo molto chi scrive poesia e in quella di molte donne mi riconosco. Da Nina Siciliana, della quale ho scritto in “Virità” ho amato il ruolo di pioniera nell’affermare l’io lirico femminile: grazie a lei la donna non è più solo oggetto d’amore, ma ama e scrive dei propri sentimenti.
Mi piacciono molto le poesie di Goliarda Sapienza e quelle di una poetessa catanese mai abbastanza menzionata e chi vi invito a scoprire: Graziosa Casella.
Cosa si attende dal futuro ?
Tante presentazioni, festival, rassegne e l’incontro con le lettrici e i lettori. È bello potersi confrontare con chi ha letto il libro o chi ha la curiosità di leggerlo.
E poi, mi attenderà ancora la scrittura. Le idee e i progetti nuovi ci sono già.