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Regime contabile forfettario: nozioni generali e requisiti

Il regime Forfettario è il regime contabile e fiscale previsto per legge ai fini della determinazione del reddito per chi esercita individualmente attività di Lavoro Autonomo.

Commercio, Artigianato, Servizi, Professioni ecc. .

Con tale Regime Contabile e Fiscale per chi intende intraprendere una attività tra quelle citate in precedenza, ha l’opportunità di vedersi tassato in maniera fissa, senza applicazione di percentuali crescenti a scaglioni di reddito ascendenti fino ad un certo limite reddituale, tale regime naturale è possibile applicare solo quindi a certe condizioni. Tali condizioni verranno tra breve precisate, ci preme dire che le agevolazioni sono anche contabili prevedendo una semplificazione generale.

Il regime forfettario è l’unico regime fiscale agevolato attualmente disponibile in Italia: garantisce un’aliquota del 15% sull’imponibile (lordo rettificato con delle percentuali di forfetizzazione a seconda dei diversi codici ATECO), ridotta al 5% per i primi cinque anni per chi avvia una nuova attività. Si tratta di un regime molto conveniente, che prende il posto di tutti gli altri regimi agevolati (il regime delle nuove iniziative produttive, il regime dei nuovi minimi e quello per gli “ex minimi”).

La novità 2023 più importante per il regime forfettario è l’aumento del limite di compensi e ricavi, che passa da 65.000€ a 85.000€. Ne parliamo in modo più approfondito successivamente nella parte dedicata ai requisiti che bisogna possedere per usufruire del regime forfettario e successivamente in quali casi si  è costretti a uscirne.

Inoltre, degna di nota è l’introduzione dell’obbligo di fatturazione elettronica per il regime forfettario.

Da luglio di quest’anno devono emettere fattura elettronica tutti i forfettari che nell’anno precedente hanno registrato ricavi o compensi superiori ad euro 25.000,00.  Dal 1° gennaio 2024 l’obbligo si estenderà a tutti le Partite Iva forfettarie.

Il regime forfettario fa gola a molti: aliquota al 15% e semplificazioni fiscali di vario tipo possono garantire un risparmio annuale molto consistente. Per poter accedere a questo regime, però, bisogna possedere determinati requisiti e accertandosi di non incappare in una delle cause di esclusione previste dalla legge. Già, ma quale legge?

Il regime forfettario è stato introdotto in Italia con la Legge n. 190/2014 (Finanziaria 2015) a decorrere dal 1° gennaio 2015. Con la sua entrata in vigore, ha causato l’abrogazione di tutti i regimi agevolati che esistevano in precedenza:

  • il regime delle nuove iniziative produttive,
  • il regime di vantaggio per l’imprenditoria giovanile e lavoratori in mobilità, detto regime dei nuovi minimi,
  • il regime contabile agevolato per gli “ex minimi”.

I requisiti di accesso e pemanenza attualmente in vigore sono stabiliti dalle leggi di bilancio 2020 e 2023. In particolar modo, la legge di bilancio 2023 alza il limite di ricavi e compensi a 85.000€

Quali sono nello specifico le condizioni per entrare nel regime forfettario?

I requisiti di accesso al regime forfettario

Per accedere al regime forfettario devi rispettare solo un requisito soggettivo e due requisiti oggettivi. Scopriamoli nel dettaglio.

Requisito soggettivo: chi può accedere al forfettario?

Puoi accedere al regime forfettario se sei una persona fisica ed eserciti un’attività d’impresa, di arte o professione (incluse le imprese familiari). Che vuol dire? Significa che per godere delle agevolazioni devi essere un libero professionista o una ditta individuale. Società e associazioni professionali, invece, sono escluse.

Requisiti oggettivi.

  • Il limite dei compensi e dei ricavi.

Il primo requisito oggettivo per accedere al forfettario, riguarda i ricavi e i compensi della tua attività: l’insieme di queste somme non deve superare gli 85.000 € annui. Se, ad esempio, nel corso del 2023 superi questa soglia, nel 2024 sarai costretto ad adottare il regime ordinario (o semplificato).

Se si è avviata una nuova attività, il limite di 85.000 € va ridotto in proporzione ai mesi di operatività. Si dovrà cioè dividere 85.000 per 365 (i giorni in un anno completo) e moltiplicare il risultato per i giorni di attività effettiva. Supponendo che si è avviata una nuova attività il 1° dicembre 2023, il limite di compensi da rispettare nel 2023 sarà di 7.219, ovvero (65.000/365)*31.

Il nuovo limite di ricavi/compensi di 85.000 € è stato stabilito dalla legge di bilancio 2023 (prima era di 65.000€) ed è in vigore dal 1 gennaio 2023.

Come si calcolano ricavi e compensi?

Attenzione: si è parlato di “ricavi e compensi” e non di “reddito”. Questo significa che per sapere se si rientra nel limite dei 85.000 € bisognerà sommare tutte le entrate dell’ attività, senza sottrarre le eventuali uscite (affitto, strumentazione, dipendenti ecc.). Come vedremo più avanti (nel capitolo sulla tassazione del regime forfettario) le spese sostenute non hanno rilevanza in questo regime.

E se si esercitano contemporaneamente più attività? Semplice: in tal caso si dovranno sommare ricavi e compensi ottenuti da ciascuna di esse.

  • Il limite delle spese per personale dipendente o per lavoro accessorio

Il secondo requisito oggettivo per l’accesso al forfettario è stato reintrodotto dalla legge di bilancio del 2020 e riguarda le spese sostenute per personale dipendente o per lavoro accessorio. Tali somme non possono superare il limite di 20.000 €. Non si tratta in realtà di una vera e propria novità: tale limite, con una soglia più bassa (di 5.000 €), esisteva già in passato ed era stato abolito nel 2019. La legge di bilancio del 2020 non fa altro che reintrodurlo, a decorrere dal 1° gennaio 2020, elevandolo a 20.000 €.

Per l’applicabilità del forfettario nel 2023 quindi, è necessario valutare le spese che si sono effettuate per il personale dipendente nel 2022. In caso di nuova attività, invece, il requisito va verificato su dati presunti. Nel calcolo vanno incluse anche le spese sostenute per compensi erogati ai collaboratori, gli utili di partecipazione erogati agli associati in partecipazione con apporto costituito da solo lavoro e le somme corrisposte per le prestazioni di lavoro effettuate dall’imprenditore o dai suoi familiari.

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Marco Maria Patti "Commercialista e Revisore Legale" sin dal '91 esercita la professione, ha svolto diversi incarichi nell'ambito Giudiziale quale Consulente del Giudice presso il Tribunale di Catania e prestigiosi incarichi nel controllo Legale di Enti Pubblici e Partecipate. E' stato membro della Commissione Giudiziale dell'Ordine dei Dottori Commercialisti ed esperti contabili di Catania, oggi è membro della Commissione Enti pubblici e Partecipate dell'Ordine dei Dottori Commercialisti ed esperti contabili di Catania. E' membro della Commissione Nazionale CTU Civili e Penali del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti ed esperti contabili in Roma. Nella vita si è occupato di attività Sociale ed è presidente della Associazione Circoli di Critica Sociale, rivolta anche alla Ricerca ed è Presidente dell'Associazione Uniquique Suum. Negli anni ha rivolto i suoi studi alla ricerca del Vero, in particolar modo avviandosi nello studio dei tre pilastri della Forza, Bellezza e Sapienza cercando analogie nella cultura Abramitica del periodo che si collega alla Guerra contro i Re ed alla prefigurazione di Melchisedec. È giornalista pubblicista.
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