Working in progress:la riforma del fisco del Governo Meloni

In questi giorni, in Consiglio dei Ministri, si discuterà della Riforma del Fisco che avrà il compito di riordinare il nostro sistema tributario. La Riforma toccherà, quindi, l’Irpef, l’Ires, l’Iva, l’Irap e altri tributi.
Spesso, nel linguaggio corrente, si utilizzano i termini “tassa o imposta“ come sinonimi tra loro, ma si tratta di due tributi diversi. Conosciamoli meglio: l’imposta deriva direttamente o indirettamente dalla legge e ha la funzione di costringere il soggetto obbligato a partecipare, secondo un determinato indice di riparto, al finanziamento delle spese pubbliche. Il presupposto dell’imposta è la titolarità della capacità contributiva. La funzione è solidaristica, come prevedono gli artt.2 e 53 della Costituzione, e concorre a finanziare le spese pubbliche anche per chi non ha capacità contributiva.
La tassa ha come presupposto un atto o un’attività pubblica nei confronti del soggetto che la richiede (es. erogazione di un servizio pubblico). La tassa è un importo che deve essere pagato allo Stato solo in occasione di quel servizio.
Vediamo, quindi, quali saranno, con molta probabilità, le novità della Riforma.

L’Irpef è l’Imposta (diretta) sui Redditi delle Persone Fisiche; è un tributo di tipo progressivo: se aumenta il reddito annuo, aumenta anche l’imposizione.
Dallo scorso 1° gennaio 2022, le aliquote sono state rimodulate, passando da 5 a 4; attualmente sono le seguenti:
- redditi fino a 15.000 euro annui: aliquota al 23%;
- redditi da 15.000 a 28.000 euro annui: aliquota al 25%;
- redditi da 28.000 a 50.000 euro annui: aliquota al 35%;
- redditi che superano 50.000 euro annui: aliquota al 43%.
Ricordiamo che per i redditi fino a 8.174 euro è prevista la “no tax area”.
In base al già citato principio costituzionale della progressività (art.53 Cost.), si applica l’aliquota più bassa alla prima parte di reddito, secondo lo scaglione stabilito. Dal secondo scaglione, la seconda aliquota si applica sulla parte di reddito che eccede lo scaglione precedente. Facciamo un esempio pratico: consideriamo un soggetto con un reddito lordo di 18.000 euro; questi si vedrà assoggettato i primi 15.000 euro all’aliquota del 23%, e la parte rimanente (18.000 euro – 15.000 euro) verrà assoggettata, invece, all’aliquota del 25%.
Quali sono, quindi, le novità in arrivo per l’Irpef? Il numero delle aliquote potrebbe essere ulteriormente ridotto da 4 a 3, quale primo passo verso la Flat Tax, indicata come obiettivo finale del Governo, e ribadito anche dal Ministro Giancarlo Giorgetti.
Attraverso una legge delega contenente i principi generali, la Riforma sarà successivamente dettagliata attraverso i decreti attuativi (la tempistica complessiva dovrà essere conclusa in circa 24 mesi).
L’Irpef sarà riformata partendo proprio dai redditi che vanno dai 15.000 ai 50.000 euro: l’obiettivo è di sostenere la classe media, per cui al momento si possono formulare diverse ipotesi su come funzionerà questa imposta, ma ritengo alquanto inutile e superfluo fare pronostici.
Omologo all’art.1 del TUIR (Irpef) è l’art.72, che disciplina il presupposto d’imposta riguardo l’Ires (Imposta sul Reddito delle Società) che, al contrario dell’Irpef, non è un’imposta progressiva, ma proporzionale (l’imposta si dice proporzionale quando l’aliquota è costante indipendentemente dal valore assunto dalla base imponibile). Sono tenute al pagamento dell’Ires le spa, le sapa, le srl, le sooc. coop. e di mutua assicurazione, ecc. L’aliquota attuale è del 24% e, a seguito della Riforma, potremmo avere due aliquote: una del 24%, e un’altra del 15% per quelle imprese che reinvestiranno in innovazione e occupazione (assunzione di donne, over 50, ex percettori del reddito di cittadinanza).

Al vaglio della Riforma vi è anche l’abolizione progressiva dell’Irap (Imposta regionale sulle attività produttive).
Anche in materia di Iva (Imposta sul Valore Aggiunto) le novità riguarderanno i beni di prima necessità, con il probabile azzeramento dell’aliquota stessa. E’ da sottolineare che le imposte sui consumi dei beni di prima necessità si rivelano essere, nella sostanza, delle imposte regressive (contrarie a ogni principio di giustizia tributaria) poiché gravano, in proporzione, più sulle classi sociali meno abbienti che sulle classi sociali benestanti. Le modifiche della Riforma toccheranno tutto il sistema dei tributi: revisione della disciplina della residenza fiscale, sia delle persone fisiche che giuridiche; la rimodulazione delle accise sui prodotti energetici e la revisione delle accise sul gas naturale e sull’energia elettrica; introduzione di un sistema di qualificazione degli operatori basato sulla loro affidabilità; revisione dello Statuto del Contribuente, e molto altro. Il lavoro che attende il Governo in tema di tributi è complesso e articolato. Sicuramente la Riforma solleverà perplessità e polemiche, ma sarebbe opinabile formulare giudizi solo in seguito alla sua entrata in vigore per vedere gli effetti in concreto nel nostro sistema tributario.