La nobile figura di Placido Rizzotto, perenne simbolo della lotta alla mafia

Dopo oltre settant’anni la nobile figura di Placido Rizzotto resta a ragion veduta un simbolo perenne della lotta dei contadini per il riscatto sociale e la riforma agraria. Placido nacque a Corleone il 2 gennaio del 1914 , il padre si chiamava Carmelo, mentre la madre era Giovanna Moschitta. La sua famiglia era assai numerosa e lui era il primogenito di sette figli. La sua vita fu segnata prima dalla morte della madre quando era ancora un bambino. Ma le sue sofferenze proseguirono e,infatti, in seguito all’arresto del padre per mafia, fu costretto ad abbandonare la scuola per occuparsi in prima persona della famiglia. Nel corso della seconda guerra mondiale prestò servizio militare in Carnia prima come caporale sino a divenire alla fine sergente. Dopo la firma dell’armistizio 8 settembre del 1943 decise di fare parte dei partigiani aderendo alle Brigate Garibaldi avendo maturato una coscienza politica aderì agli ideali del socialismo italiano. Quando finì la guerra rientrò a Corleone e cominciò un’intensa battaglia politica e sindacale spiccando per le sue doti intellettuali e per il carisma umano. Gli venne anche affidato l’incarico di presidente dei reduci e combattenti dell’ Associazione Nazionale Partigiani d’Italia di Palermo che mantenne insieme a quella di segretario della Camera del Lavoro di Corleone.

Rizzotto si distinse per il suo coraggio e la sua tenacia e non recedeva dalla lotta politica e sindacale ,dava fastidio ed era pericoloso per le cosche mafiose, per gli agrari. Questo fu il motivo principale per il quale venne rapito nella serata del 10 marzo 1948, mentre stava raggiungendo alcuni compagni di partito. Quella notte stessa venne ucciso a soli 34 anni dai mafiosi per fermare il suo appassionato impegno a favore del movimento contadino che occupava le terre e combatteva il latifondo. La vicenda della sua morte è stata costellata da un ulteriore dramma, poiché mentre veniva ucciso, un pastorello di nome Giuseppe Letizia di nascosto aveva assistito di nascosto al suo omicidio vedendo in faccia gli assassini. Il bambino ebbe una forte febbre e il giorno dopo il padre lo portò in Ospedale. Qui venne ucciso del capo mafia di Corleone nonchè medico, Michele Navarra con iniezione letale, il quale era anche il mandante dell’esecuzione di Placido Rizzotto.

Le indagini sul barbaro omicidio del sindacalista furono portate avanti dal giovane capitano dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa. Il capitano era già un brillante investigatore e raccolse prove molto precise che portarono all’arresto di due “picciotti”, Vincenzo Collura e Pasquale Criscione , i quali ammisero di aver preso parte al rapimento di Rizzotto in concorso con un boss mafioso emergente, Luciano Liggio. Anzi la testimonianza di Collura permise di rintracciare alcune tracce del sindacalista, però in quella circostanza non fu possibile riuscire a ritrovare il corpo, che era stato gettato dallo stesso Liggio alla periferia di Corleone in una dolina di Rocca Busambra. Nonostante tutto ciò sia Criscione che Collura, insieme a Liggio, furono assolti per insufficienza di prove, come spesso accadeva in quegli anni. Tra l’altro i due avevano ritrattato durante il processo le confessioni rese .

Soltanto nel Marzo del 2012 grazie all’esame del Dna comparato con quello del padre Carmelo Rizzotto è stato confermato che i resti trovati a Rocca Busambra nel Luglio del 2009 erano quelli di Placido Rizzotto. Il 16 Marzo del 2012 il Consiglio dei Ministri ha deciso di celebrare i funerali di Stato per il sindacalista che poi si sono svolti a Corleone il 24 Maggio del 2012 alla presenza del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
La storia e la vicenda umana di Placido Rizzoto è stata ampiamente rappresentata in tanti film di grande successo. A Placido Rizzotto è stata concessa il 17 Maggio 2012 la Medaglia d’Oro al merito civile con la seguente motivazione: “Politico e sindacalista fermamente impegnato nella difesa degli ideali di democrazia e giustizia, consacrò la sua esistenza alla lotta contro la mafia e lo sfruttamento dei contadini, perdendo tragicamente la giovane vita in un vile agguato ad opera degli esponenti mafiosi corleonesi. Fulgido esempio di rettitudine e coraggio spinti fino all’estremo sacrificio. 10 marzo 1948 – Corleone (PA)”
