La tragedia di Steccato di Cutro

La vicenda di Steccato di Cutro in provincia di Crotone, è l’ennesima tragedia del mare che poteva essere evitata. In questi giorni le polemiche che si stanno accavallando sulle responsabilità di chi doveva soccorrere questo barcone di migranti che a causa di “un mare forza otto“ che non permetteva alcun tipo di soccorso, così è stato detto, destano sgomento e squallore. Ancor di più questo sgomento si è allargato ,divenendo amarezza e rabbia dopo le parole del ministro dell’Interno Piantedosi che ha parlato di “priorità nelle partenze” ,come se i disperati che partono dalle condizioni peggiori che si possono immaginare, hanno modo di ragionare su priorità e su condizioni del mare. Piantedosi, lo stesso dei “carichi residuali” per intenderci. Nella serata di venerdì 3 marzo nel programma di La7 Propaganda Live condotto da Diego Bianchi, alias Zoro, sono state trasmesse immagini della spiaggia ad appena 16 ore dalla tragedia, che si sarebbe svolta nelle prime ore del mattino di giorno 26 febbraio 2023.il reportage del giornalista di La7, è molto toccante ed amaro, e non lascia scampo di fronte alle responsabilità di coloro che non hanno soccorso, o non hanno voluto soccorrere questo è ancora da stabilirsi, i migranti in balia del mare. C’è molta confusione anche sui numeri di questa tragedia, poiché finora i morti accertati sono stati ben 71, che sono stati trasportati nel palazzetto dello sport di Crotone che in questo momento funge da obitorio per queste salme. Ulteriore tragicità si aggiunge per coloro che sono già deceduti, il cui rientro in patria mediante delle agenzie ad hoc che si occupano del trasporto funerario verso paesi come Afghanistan, Pakistan, Iran o Iraq, la cui incognita è totale viste le situazioni dello scenario geopolitico che coinvolgono i territori di origine. Nelle immagini trasmesse venerdì, sulla spiaggia c’erano anche i resti di oggetti appartenenti a dei bambini ed è infatti proprio notizie di sabato 4 marzo il rinvenimento del corpo di un bambino restituito dal mare.
Giunti a questo punto, la polemica sulle responsabilità tra Guardia Costiera, Guardia di Finanza e Ministro, hanno veramente stufato. Di fronte ad un immane ennesima tragedia del mare, non si può restare immobili, la rabbia monta indubbiamente e le parole di un uomo dell’istituzioni, dovrebbero lenire questa rabbia e non rafforzarla con parole fuori luogo, poi chiarite alla bene e meglio, ma che restano comunque una ferita sanguinante che difficilmente potrà mai rimarginarsi.Una vergogna di Stato. Ciò che è successo non è per l’ennesima volta di un paese civile, che dovrebbe mettere al primo posto ,come sancito nella propria Costituzione, il bene vita di fronte a qualunque tipo di interesse o responsabilità.
Oltretutto la proclamata ipotesi del ministro di fermare le partenze, dà adito a pensare che non li si vuole fare morire in mare, ma si accetta di farli morire a terra, quella terra da cui scappano per la guerra.
Nell’epoca del politicamente corretto proprio chi di questo dovrebbe farne un buon uso ,o quanto meno dovrebbe meramente utilizzarlo difronte a delle immani tragedie, lo mette da parte preferendo la cruda disumanità di parole che devono avere delle conseguenze sul piano politico odorando di dimissioni, un segnale di una seppur minima intelligenza.