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Palcooff, Tindaro Granata emoziona col suo cunto

Continua con grande successo la rassegna Palcooff, giunta alla sua decima edizione grazie all’attento e intelligente lavoro di Francesca Romana Vitale e Renato Lombardo, sempre attenti a catturare e fare conoscere la pubblico catanese nuovi talenti teatrali, spesso misconosciuti.

Sabato 11 febbraio (con replica domenica 12) al centro Zo delle Ciminiere è stata la volta di Tindaro Granata, un grande mattatore che ha presentato, dopo dieci anni di ininterrotti consensi, il suo primo lavoro da drammaturgo, vincitore del Premio della giuria popolare della “Borsa Teatrale Anna Pancirolli”, il Premio “ANCT” dell’Associazione Nazionale dei Critici e il Premio Fersen in qualità di “Attore Creativo”, dall’intrigante titolo “Antropolaroid”.

Mattatore sì. Perché Tindaro ha affrontato il palcoscenico con sicurezza, mettendo in scena una storia calata in profonde suggestioni autobiografiche, tra recitazione, narrazione e sogno, che si rivela poi la tormentata vicenda della sua famiglia, di generazione in generazione. E così, con l’affascinante tecnica del “cunto”, che rimanda a una appassionata tradizione orale, assistiamo al suicidio del bisnonno Francesco Granata, che nel settembre del 1925, si impicca perché scopre di avere un tumore incurabile, lasciando incinta e sola la moglie che, e qui la tragedia si mescola subito alla farsa, si reca continuamente al cimitero per imprecare sulla tomba del marito. Primo pezzo di bravura, incarnarsi in questa arrabbiata vedova che, in un dialetto simpaticissimo, conquista a pelle il pubblico, che tributa generose risate.

Funambolico, Tindaro prosegue, incantando e divertendo col suo dialetto siciliano efficace, ma perfettamente comprensibile anche ai forestieri, vestendo i panni del figlio Tindaro Granata, che nel 1948 si ritrova coinvolto in un omicidio di mafia, ordinato da un noto mafioso di Patti.

I ruoli si accavallano, l’attore diventa una Maria Casella coraggiosa e innamorata, che, nel 1944, a dispetto della volontà del padre, che la vorrebbe sposa a un ufficiale tedesco,  si innamora di Tindaro ad una magica serata di ballo. Qui veramente, in queste scene che fanno da dolce contraltare alle vicende tragiche, il sapiente attore ha dato il meglio di sé, improvvisandosi ballerino e narratore accattivante, memore dei racconti che da bambino gli facevano al suo piccolo paese gli anziani.

Via via che i fatti si fanno più vicini, più intenso diventa il pathos; dalla fiutina di Tindaro e Maria nasce suo padre, Teodoro Granata, che sposerà Antonietta Lembo, aprendo una falegnameria con l’aiuto di Tano Badalamenti.

C’è tutta una Sicilia in questo intenso spettacolo, povera, mafiosa, ma alla ricerca di riscatto: ed è da questa che Tindaro, nato nel 1978, fugge verso Roma alla ricerca della realizzazione del suo sogno: diventare un attore. Tanti fotogrammi, dunque, come sembra anticipare il titolo, della storia di una famiglia unita,  seppur costellata da disgrazie, ma riscattata da questo cunto, trasmesso da una generazione all’altra, dove tutti possono rispecchiarsi. Con un nobile intento: salvare le tradizioni popolari, donando al pubblico una rassegna antropologica di temi e modi di dire, con una importante prerogativa: non fare mai lo stesso spettacolo due volte uguale.

Tindaro Granata si rivela così uno scintillante improvvisatore, che segue l’umore del pubblico, lo sente profondamente attraverso una continua metamorfosi  di personaggi e situazioni.

Così Palcooff fa ancora una volta centro, donando agli spettatori catanesi una piccola perla, da gustare e meditare a lungo, immergendosi nella incomparabile magia della narrazione orale.

La locandina dello spettacolo di Tindaro Granata andato in scena a Catania
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Docente liceale, collabora con la pagina culturale del quotidiano La Sicilia e la rivista di informazione scolastica La tecnica della scuola. Recensisce spettacoli di teatro di prosa, musica e lirica per il quotidiano on line Sicilymag.

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