Intervista allo scrittore Pietrangelo Buttafuoco:“In Sicilia paghiamo il prezzo di un antico pegno”

Pietrangelo Buttafuoco,59 anni,èscrittore di notevole levatura che sicuramente rappresenta uno dei fenomeni culturali più travolgenti e interessanti degli ultimi anni. Ha rivestito molteplici ruoli in un percorso senza interruzioni che ne fanno un personaggio poliedrico e profondo, dotato di mille sfaccettature, ricco di spunti originali e lampanti. Da giovane ha avuto un breve periodo di impegno politico nella destra tuttavia la “politica politicante” non lo attrae più di tanto. L’ habitus dell’uomo di potere non gli si addice, si nutre di letture amando la bellezza della cultura, e nella sua vita si è sempre distinto per l’arguzia provocatoria, per la vena di brillante polemista e per l’ironia graffiante. Ha scritto per numerosi giornali e testate nazionali di diversa estrazione, però il salto di qualità è avvenuto quando ha deciso di diventare narratore pubblicando il suo primo romanzo “Le uova del drago. Una storia vera al teatro dei pupi” e con questa opera si piazza come finalista al prestigioso Premio Campiello nel 2006.
Nel 2007 viene nominato anche Presidente del Teatro Stabile di Catania dopo che Pippo Baudo era uscito dimissionario. Si dimette poco tempo dopo in forte polemica con la politica regionale .Pietrangelo Buttafuoco dal 2019 è il nuovo presidente del Tsa (Teatro Stabile d’Abruzzo) .
Intanto continua la sua attività di romanziere e nel febbraio del 2008 esce il suo secondo romanzo, “L’ultima del Diavolo”. Comincia ad occuparsi dei temi che riguardano le religioni monoteista e nel 2008 pubblica anche Cabaret Voltaire , un saggio sul rapporto tra l’Islam e l’Occidente. Nel febbraio del 2009 riceve la “Candelora d’Oro”, un riconoscimento istituito dal Comune di Catania nel 1988.
Continua la sua attività di romanziere con il libro “Il Lupo e la luna” pubblicato sempre nello stesso anno. Ha fatto discutere intanto la notizia che si è diffusa nel 2015 in cui Buttafuoco si sarebbe convertito alla religione musulmana che rappresenta per lo stesso una sorta di “ritorno” nell’autentica tradizione spirituale come fecero illustri personaggi quali Henry Corbin,Renè Guenon e Martin Lings . Vale la pena di ricordare altri romanzi scritti da Buttafuoco tra i quali nel 2013 “ Il dolore pazzo dell’amore” e nel 2014 ha scritto “I cinque funerali della Signora Göring”, nello stesso anno scrive “Buttanissima Sicilia. Dall’autonomia a Crocetta, tutta una rovina” un libro-pamphlet che ha fatto molto discutere in cui denuncia la difficile condizione politica e ammnistrativa dell’Isola. Un libro duro e provocatorio, che suona la sveglia sulle ataviche arretratezze di cui soffre la Sicilia, e sull’incapacità di uscirne fuori ritrovando un’antica dignità. Incessante la sua produzione letteraria e nel 2016 scrive “La notte tu mi fai impazzire.Gesta erotiche di Agostino Tassi,pittore”, mentre nel 2017 “I baci sono definitivi” e recentemente, invece, ha pubblicato “Sono cose che passano”. Buttafuoco mi è sembrato una personalità che rifugge dagli stereotipi e non si omologa ai luoghi comuni culturali in quanto ispirato da un indubbio anticonformismo mentale da intellettuale coltissimo e raffinato qual è. E anche un uomo molto disponibile al dialogo che risponde alle domande con garbo e gentilezza.

Lei è stato prima dirigente politico, giornalista, conduttore televisivo e poi scrittore, narratore e saggista incarnando mille volti pubblici tutti di grande successo. Chi è Pietrangelo Buttafuoco?
Oggi sono semplicemente uno scrittore e più che dirigente politico , mi occupo dello studio e della produzione culturale. Il mio lavoro ormai è soltanto questo, e , quindi, mi occupo del teatro e tutto quel che riguarda l’organizzazione culturale.
Nei suoi libri la Sicilia è perenne fonte d’ispirazione, narrata tra magia ed eros, tra finzione e realtà , tra tradizioni e passato, appare una terra dolente e lontana.
Ed è anche un terra le cui qualità coincidono con le potenzialità ,non purtroppo con la messa in atto, con la messa in opera, in una dimensione che le compete, cioè, che è quella di essere un’ Isola destinata all’avvenire e al futuro. E’ in assoluto il luogo dell’universale , è in assoluto il luogo in cui destinare una semplice categoria, che riguarda tutti, ed è la qualità della vita. Chiunque avendo a disposizione la Sicilia potrebbe costruire un capolavoro sociale di costume, di politica. La realtà invece ci contraddice. Il fatto stesso che non abbiamo neppure le infrastrutture semplici , quali potrebbero le autostrade ,è la controprova di un qualcosa che non è tanto più l’essere dolente ma rassegnato.
Quindi secondo lei in questa condizione c’è un dato antropologico o un dato sociale?
Io credo che noi paghiamo il pegno di un antico trauma. Ed evidentemente c’è un’antropologia ben precisa. Altrimenti non riusciremmo a spiegarci come mai molti siciliani fuori dalla Sicilia riescono ad essere coerenti e contemporanei al proprio tempo, e protagonisti nei cambiamenti fondamentali della società. Ci sono dei ragionamenti crudi che dobbiamo fare a noi stessi, perché le giovani generazioni spariscono dalla Sicilia e se ne vanno via? Questo è un dato crudele su cui dobbiamo fare i conti.
Nei suoi romanzi l’amore carnale prevale sui sentimenti in una visione divorante che spesso sconfina nella pazzia.
Questo riguarda una dimensione anche questa legata ad una stratificazione del tempo, a suggestioni, a sfumature , a segreti di rituali imperscrutabili. Non dobbiamo dimenticare che la nostra dimensione è stata sempre quella del “dionisiaco”. E quindi sempre legata ad un’idea carnale. E , per dirla con un suo conterraneo, celebre e potente, fondamentale nella sua poetica, qual è Franco Battiato che diceva “nulla si distrugge e tutto si trasforma”, e anche le pietre sudano e tutto è nell’eterna ruota dell’eterno.
“Sono cose che passano” è un romanzo in cui ritorna nei luoghi dove è cresciuto, come in una magnifica ossessione, per mettere in scena una vicenda infuocata e seducente.
In realtà tutti i miei romanzi li ho sempre costruiti partendo dalla realtà, da storie che ho conosciuto e che ho incontrato. Ma anche questa è una storia che nasce casualmente, precisamente a Roma quando mi sono incontrato con uno dei maestri del giornalismo, che al sentire la parola Leonforte ebbe ad accendersi nei suoi ricordi di famiglia che ,poi, mi restituì, pur essendo lui un ligure che non c’entrava niente con la Sicilia. E cosi come ho fatto per i romanzi “Le Uova del drago”,”Il lupo e la luna” e “I cinque funerali della signora Göring”, anche in questo mio ultimo romanzo ho svolto tutto un lavoro di costruzione di una vera e propria drammaturgia partendo da una memoria materiale e fattuale. E, quindi, lavorando con gli archivi, con i ritagli dei giornali, con i filmati, con le fotografie e ,ovviamente, con i racconti. Sono convinto che realtà ci offre delle storie irrimediabilmente affascinanti, bellissime. E mi sono anche divertito perché ho costruito il canovaccio partendo da una divertentissima tragedia che mette in scena un “presepe” di cui conosco ogni dettaglio, ogni elemento. E credo di avere utilizzato per questa volta un canone difficilissimo e impegnativo ma fondamentale nel nostro sentimento diffuso che è quello della commedia.

Nonostante la sua formazione lei non è stato mai un intellettuale organico, per usare un’espressione gramsciana, anzi a volte sembra un’anarca inquieto che migra in continuazione alla ricerca di un approdo.
Sento di dire di non avere appartenenze ma un’identità che mi ha consentito non solo di essere libero ma di avere a disposizione contenuti, argomenti, letture e sconfinamenti che ad altri sono negate , innanzitutto perché sono loro stessi a negarsele.
In tante situazioni lei è apparso assai critico nei confronti della destra post fascista e direi della vecchia politica in generale, nostalgica e incapace di proporre idee nuove .
In realtà l’aspetto fondamentale di questi nostri giorni, di questo nostro contesto attuale è quello di essere veramente usciti dal Novecento. E paradossalmente vogliono rientrare nel Novecento quelli che nella guerra vedono la possibilità di chiudere e regolare i conti con dei fantasmi che tali sono e non sono carnalmente presenti. Basti pensare al fatto che confondono la Russia con l’Unione Sovietica, basti pensare al fatto che la chiamata alle armi presuppone una sorta di epocale confronto tra il bene e il male.
Ha ricoperto dei ruoli gestiti dalla politica in Sicilia e anche altrove. Che idea ha del potere?
C’è una bella differenza tra un incarico in Sicilia e uno sulla scena nazionale. Ancora oggi è molto più facile interloquire con i ministri e con lo stesso Presidente del Consiglio che con qualsiasi assessore regionale. Non rispondono neanche al telefono, non si fanno mai trovare.