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Il libro di Pancrazio Auteri “Hey Sonnina,cosa c’è sulla luna?”

Si è svolta presso la storica pasticceria “Vincenzino” di Francavilla di Sicilia, la presentazione del libro “Hey Sonnina, cosa c’è sulla luna?” (Le Fate Editore), «scritto all’età di trent’anni e illustrato a sessanta» da Pancrazio Auteri, al suo esordio letterario, un evento promosso dalla locale sezione della FIDAPA, presieduta dalla dr.ssa Paola Scaramozzino.

Taorminese di nascita, Auteri si è laureato presso il DAMS di Bologna in storia dell’arte e del design, conseguendo la specializzazione a Milano in didattica museale e design communication; è illustratore digitale, divulgatore di storia e narratore per ragazzi di favole e personaggi a fumetti.

Il libro, impreziosito da bellissime ed originali illustrazioni a colori, realizzate dallo stesso autore, è un viaggio nell’immaginifico mondo delle fate, i cui poteri magici non sono “innati”, ma devono essere acquisiti attraverso un percorso formativo, un “tirocinio”, come nel caso di “Sonnina”, una fata abituata a vivere fra le stelle, sospesa in una dimensione in cui lei non conosce la realtà, il tempo, e i sentimenti, senza i quali le magie non possono compiersi.

Una condizione che la porterà ad avvicinarsi agli umani, assumendo le sembianze di una piccola gatta appartenente a una ragazzina di nome Conca, un rapporto che darà origine ad un intreccio esistenziale tra le due protagoniste della vicenda.

Il romanzo si presenta con una trama apparentemente semplice, ma in realtà in “Hey Sonnina, cosa c’è sulla luna?” c’è molto di più, ed a offrirci una chiave di lettura dell’opera, è la prof.ssa Lucia Camuglia, che conversando con lo scrittore, ha svolto una approfondita ed accurata analisi letteraria del testo: «Siamo di fronte ad una sorta di romanzo di formazione, – commenta la docente di Lettere – un genere letterario che ha delle radici lontane, nella letteratura dell’Ottocento, che poi trova nella letteratura contemporanea del Novecento la sua massima espressione, ma già da Goethe possiamo parlare di romanzo di formazione, per arrivare poi a “Il giovane Holden” (romanzo di J. D. Salinger). Il testo appartiene al genere narrativo; è un romanzo però che ha degli elementi preponderanti, che sono la fiaba, anche se non nella sua determinazione classica e strutturata, un genere fantastico che nella letteratura contemporanea imboccherà Italo Calvino, uno dei più grandi autori contemporanei, quando lui stesso – di fronte alla complessità della realtà, di fronte anche allo scenario di determinate tematiche che oggi sono cogenti, ma che Italo Calvino già in passato aveva messo sul tavolo, le problematiche ambientali, l’inquinamento oltre che l’indagine, l’introspezione dell’animo umano – introduce nella trama, nell’intreccio delle sue opere letterarie l’elemento fiabesco, fantastico, quindi la fiaba come elemento per interpretare quelli che sono i grandi dubbi dell’uomo, le grandi domande esistenziali, quell’esigenza che a volte abbiamo in ciascuno di noi, nei momenti della nostra vita, di scandagliare l’animo umano alla ricerca di risposte che molto spesso non abbiamo».

«D’altra parte, lo stesso Calvino – continua l’insegnante – si apre al fantastico, appassionato dalla lettura di Ludovico Ariosto, che fa andare il suo personaggio (Astolfo) sulla Luna con l’ippogrifo alla ricerca del “lume della ragione”; ed ecco, quindi, il tema della ricerca, che è bellissimo, che ti appassiona, che attraversa proprio la letteratura; dunque, l’elemento fantastico come strumento essenziale per indagare e conoscere il mondo, che è poi quello che di fatto fanno i nostri due personaggi de “Hey Sonnina, cosa c’è sulla luna?”».

E alla domanda “…cosa c’è sulla Luna?”, racchiusa nel titolo del romanzo, la Camuglia propone ancora un parallelismo con Italo Calvino (di cui quest’anno cade il centenario della nascita), citando, in particolare, “Le Cosmicomiche” e “La memoria del mondo”, opere in cui la luna ricorre sempre in maniera preponderante.

In seguito, l’autore ha spiegato l’origine del nome “Sonnina”, un appellativo sentito nel corso di un dialogo misterioso tra due giovani sorelle, «…una con capelli neri, arruffati, e dall’aria assorta, l’altra più vispa», con cui aveva condiviso lo scompartimento del treno che da Bologna, negli anni Ottanta sua sede universitaria, lo stava portando verso casa, e una di loro domandò all’altra se le fosse piaciuto un non meglio precisato viaggio, chiamandola per l’appunto “Sonnina”.

Ci sono momenti della vita che restano impressi nella nostra memoria, e nei ricordi di Auteri c’è anche una data, il 21 luglio 1969, il giorno dello sbarco dell’uomo sulla Luna, un evento storico che lo ha affascinato fin da bambino.

«Tasselli che andavano a riempire …, e cominciai a scrivere questa storia», commenta l’autore che, servendosi dell’immaginazione, descrive la “vita” delle fate nel loro mondo perfetto, «dove ad ognuna viene assegnata una stella, e quando “Sonnina” viene nominata “fata” da un altro personaggio del romanzo che è il “Tempo”, lei deve scendere nel mondo e imparare a conoscere i sentimenti e dimenticare, perché le fate possono diventare tali soltanto dimenticando, non ricordando nulla del loro “tirocinio”; le fate vivono nel loro mondo perfetto, – hacontinuato – ma, paradossalmente, in una sorta di “bolla imperfetta”, perché non conoscono i sentimenti, né come si acquisiscono i poteri magici, e soprattutto non trattengono le esperienze del passato, infatti, quando poi “Sonnina” deve tornare da gattina a fata per fare ritorno nel “Regno delle Fate” perché la mamma sta morendo, lei si ribella a tutto questo perché vorrebbe restare imperfetta come Conca, vuole soffrire ancora nella vita perché questo le permette di conservare i ricordi; c’è quindi questo rapporto tra la perfezione, lo scotto che si paga con la perfezione, e invece il privilegio di essere imperfetti, di soffrire, per certi versi, che è poi il nostro mondo».

Ma ci fermiamo qui, lasciamo che siano i lettori a scoprire come questa “imperfezione” si riveli nella vita dell’adolescente Conca, «…a cui tutto, a un certo punto, appare in modo diverso, “sente” che le cose attorno a lei non sono più le stesse, che tutto sta cambiando velocemente, tutto le sembra confuso …».

In altre parole, “Hey Sonnina, cosa c’è sulla luna?”, è un invito a volgere lo sguardo verso gli altri, a «guardare in silenzio e capire», ad osservare senza preconcetti, a comprendere che attorno a noi c’è un universo, una umanità di cui spesso non ci accorgiamo tranne che per brevi momenti, e sta a noi decidere, conclude l’autore «se vivere come “fate” o come essere umani, imperfetti e “sporchi” di vita».

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Luigi Lo Presti nasce a Francavilla di Sicilia il 10 settembre 1959; diplomato presso l’Istituto Tecnico Commerciale di Randazzo. La sua prima esperienza con il giornalismo risale agli anni Ottanta, quando all’età di 25 anni inizia a collaborare con il quotidiano “La Gazzetta del Sud” come corrispondente da Francavilla di Sicilia, dal 1984 al 1988, e con il settimanale “La Gazzetta Jonica”. Nel 1989 viene assunto nella Pubblica amministrazione e si trasferisce a Cuneo, in Piemonte, dove rimarrà per 20 anni. La lunga permanenza nella città subalpina non gli farà tuttavia dimenticare le proprie origini, e così nel 2008 rientra in Sicilia. Studia Scienze dell’Informazione, tecniche giornalistiche e social media presso l’Università di Messina. Attualmente, collabora anche con il Gazzettinoline di Giarre.

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