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Le intercettazioni della discordia

Intercettazioni si, intercettazioni no, meglio forse! Questo è il dilemma che caratterizza il dibattito politico a proposito di uno strumento di indagine particolarmente incisivo. Ancora una volta la questione, di certo controversa, concerne una materia che coinvolge una serie di diritti ed interessi da contemperare, di conseguenza procedere alla formazione di schieramenti  o, ancor peggio, allo scontro tra poteri dello Stato – esecutivo e giudiziario – sarebbe nient’altro che deleterio in ordine all’esigenza di garantire l’unità dell’ordinamento giuridico e, pertanto, al funzionamento di uno dei settori cruciali della Pubblica Amministrazione, qual è, invero, la giustizia.

Ascoltare gli “intrallazzi” che talora si consumano è decisivo per scorgere la presenza di reati delicatissimi come quelli di mafia e terrorismo, e su questo non parrebbe vi siano dubbi trovando il favore generale, ma spigolosa diviene la questione allorquando si parli di intercettazioni per reati differenti, e si ponga quindi in discussione, l’ambito di estensione dell’operatività delle stesse e le relative modalità di esercizio che, sul piano pratico, le interessano.

Rimane fermo sottolineare come le intercettazioni siano strumento spesso determinante anche con riferimento a fattispecie di reato conto la Pubblica Amministrazione, nell’ambito della cui azione di quest’ultima, in molti casi, si annidano corruzioni e collusioni che coinvolgono la criminalità organizzata in quel modus operandi basato sul business degli appalti e dei lavori pubblici in generale. Ricollegare gli “ascolti” soltanto ai reati di mafia e terrorismo rischierebbe di essere così un grave errore, anche perchè bisogna tenere in considerazione i vantaggi che scaturiscono, in termini di beni e denari recuperati, proprio in virtù delle intercettazioni realizzate.

Diritto all’informazione, di critica e di cronaca, da una parte, e diritto alla riservatezza, all’onore e all’integrità morale, dall’altra, si contendono in qualche modo lo spazio da assegnare alle intercettazioni, per le quali procedere ad un bilanciamento che tenga conto delle esigenze del caso concreto, potrebbe quindi rappresentare la valutazione di opportunità più adeguata, al riparo dall’eventuale pregiudizio ideologico di parte.

Si può invece sindacare a proposito dell’utilizzo a volte distolto delle intercettazioni, e soprattutto in merito alle frequenti pubblicazioni sui media che, rappresentano, un’anomalia difficilmente giustificabile alla luce del fatto che sussiste una legge preordinata a regolamentare tale evenienza, allo scopo di poterne limitare le improprie divulgazioni, tuttavia scarsamente applicata (servirebbe capire il perchè). Or bene, c’è un tema che riguarda le intercettazioni, il quale però concerne il modo con cui esse sono chiamate ad operare quotidianamente, ma non il fine a cui risultano sottese sul binario della giustizia e della legalità.

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Mi chiamo Luca Gigliuto e sono animato dalla straordinaria passione per il diritto, quest'ultimo inteso come occasione inestimabile di ricerca di giustizia e verità. Sono un legale e mi occupo, altresì, in qualità di docente di insegnamento, consapevole dell'importanza fondamentale di formare ed informare le persone con le quali ho costantemente il privilegio di poter interloquire, investendo, su quei valori alti del convivere umano e civile che, talora, la mediocrità di questo tempo sembra non considerare. Amo la scrittura che si traduce nella capacità di comunicazione e, a tal proposito, vanto collaborazioni con alcune tra le più prestigiose riviste giuridiche scientifiche online, come Diritto.it, Altalex e Quotidiano Legale. Sul piano professionale, inoltre, sono un amministratore condominiale, iscritto presso il registro nazionale Confedilizia, nonché mediatore civile e commerciale ed arbitro presso la Camera Arbitrale Internazionale. Mi nutre pure la passione per il sociale, la quale è coincisa con l'impegno personale nel mondo dell'associazionismo e in compagini politiche, sempre e comunque, a sostegno del bene comune come propria stella polare. Credere sempre, fermarsi mai.

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