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Intervista allo scrittore Luigi La Rosa “Sono un flâneur con la bellezza negli occhi e nel cuore”

Luigi La Rosa, 48 anni, scrittore nato a Messina , all’inizio ha svolto un’attività giornalistica ,mentre oggi si dedica in prevalenza ad opere letterarie ed è uno degli scrittori siciliani più affermati ed emergenti nel panorama culturale italiano. Ormai da anni vive tra l’Italia e Parigi, luogo prediletto della sua ispirazione artistica.  E’ docente di Scrittura creativa e ha curato diverse opere per la Rizzoli-Bur tra cui “Pensieri Dio Natale”, “Pensieri erotici”, “L’anno che verrà” e “L’alfabeto dell’Amore”.  La sua vena di narratore estraneo al conformismo si è esplicitata anche nel racconto contenuto nell’antologia “Quel che c’è tra di noi – storie d’amore omosessuale” .

E’ autore di “Solo a Parigi e non altrove” – una guida sentimentale e “Quel nome è amore – itinerari d’artista a Parigi”.  

Infatti ha curato per Touring Club la sezione letteraria e artistica dell’ultima guida verde di Parigi. Un altro libro importante sempre su un francese è “L’uomo senza inverno” che parla della vita in forma romanzata di  Gustave Caillebotte, geniale e controverso pittore francese dell’Ottocento e anche mecenate lungimirante dell’Impressionismo. Con questo libro La Rosa è risultato finalista Premio Minerva . La penultima opera scritta è “Nel furor delle tempeste. Breve vita di Vincenzo Bellini” che,invece ,ha ottenuto il Premio Elmo.

Il libro di La Rosa su Vincenzo Bellini

In questo libro di grande fascino  si percorre la breve esistenza del genio della musica classica a cominciare dall’esordio di Norma sul palcoscenico della Scala che si rivela un tragico insuccesso. Il musicista perde la bussola e vaga per la città mentre un uomo elegante lo insegue. La sua vita è segnata e accoglie dolente gli amori fugaci e infausti per la giovane Maddalena, figlia del magistrato Fumaroli,quel legame controverso e pericoloso con Giuditta Cantù, le seduzioni sottili di Giuditta Pasta, e infine il desiderio etereo e mai appagato per Maria Malibran, la diva e la sublime interprete, quando il compositore visse un periodo artistico. E la sua fine precoce a Parigi, in una sorta di solitudine romantica con l’enigma dell’oscuro ammiratore. La Rosa tesse un mosaico suggestivo tipico del melodramma in una narrazione in un’ avventura a metà strada tra una fedele ricostruzione storica ed invenzione letteraria, un’opera che rivela la maturità artistica raggiunta dell’autore che si snoda tra finzione e realtà. Mentre recentemente proprio il 20 ottobre 2022 si è cimentato nella scoperta di un gigante della letteratura mondiale pubblicando “A Parigi con Marcel Proust”.

L’ultima opera di Luigi La Rosa

La narrazione si muove dalle siepi lussureggianti del giardino del Lussemburgo o del Parc Monceau ,quando appunto il bambino Marcel conosce il mondo con lo stupore di un’infanzia dorata e malinconica. E così vediamo con gli occhi infantili di Marcel i salotti fastosi del Faubourg Saint-Germain o alle notti mondane dell’Hôtel Ritz. Ecco una biografia ideale e originale regalatici dalla scrittura sapiente e attenta di La Rosa che ci fa rivivere le seducenti arie di Parigi. In questa sua ultima fatica La Rosa fornisce una visione dello scrittore francese definito “un mago dei ricordi”, che possiede la purezza di un bambino innamorato della vita, dei suoi colori, della sua bellezza. Proust adulto nel suo capolavoro ridondante e sontuoso “A’ la recherche du temps perdu” appare come un grande osservatore abbagliato dalla realtà facendo divenire le parole letteratura. Lo scrittore dichiara il suo amore assoluto per Proust in una sorta di immedesimazione profonda che non ammette repliche e che rappresenta una ricerca senza fine di sé stesso e della propria anima. Per La Rosa è stata una scoperta continua di Parigi e della sua arte, cultura cosicchè Marcel Proust è anche un nobile pretesto per non allontanarsi da un’anima gemella che rappresenta un vero e proprio maestro, un fratello vissuto in altra epoca. Ecco il testo della stimolante conversazione con Luigi La Rosa.

Nell’infanzia hai coltivato la musica, studiato il piano e la composizione dopo hai abbracciato la scrittura. C’è un legame tra questi due momenti?

Il legame è sicuramente dato dalla creatività, dall’energia che ci spinge a inventare mondi di pura immaginazione. E questo credo che valga tanto per la parola quanto per la musica. È piuttosto una condizione dello spirito.

A proposito com’era la vita di Luigi da bambino, cosa sognava di fare ?

Il Luigi bambino era un sognatore ipersensibile, che amava disegnare e scrivere poesie e passava lunghi pomeriggi – allora abitavamo a Palermo – seduto sul tappeto del salotto, a riempire pagine e pagine di disegni colorati.

Hai avuto modo di dire che la scrittura  è l’unico modo per non precipitare negli abissi delle paure e nei gorghi delle nevrosi. Davvero la parola è una terapia che risana le cicatrici e riscatta dallo stato di orfano inconsolabile?

Ho sempre attribuito alla parola il potere di risanare ferite e sofferenze. Lo credo ancora oggi, dopo diversi libri. Esprimersi in scrittura significa penetrare nelle dinamiche profonde, e spesso oscure, enigmatiche, dell’animo umano.

Nell’ultimo tuo libro il rapporto con la madre è l’essenza del vivere. Come per Proust anche per te è un percorso interiore che non finisce . In che modo questo ha inciso nella tua opera ?

Io credo che il materno ci formi e ci condizioni profondamente, come esseri umani e come artisti. Nel caso di Proust è anche stato il centro di una nevrosi fondamentale. Personalmente, ho un buon rapporto con mia madre, ma quel che avviene nel profondo è ignoto a tutti.

Marcel Proust

Quando hai letto il tuo primo romanzo e quando hai sentito la prima ispirazione di narratore?

Ho letto il mio primo romanzo – un librone di 500 pagine – intorno ai 12 anni. Si trattava di ´Menzogna e Sortilegio’ di Elsa Morante, un libro che mi colpì moltissimo, indirizzandomi da subito, e con violenza quasi, verso la vocazione letteraria.

I tuoi romanzi parlano quasi sempre di Parigi contemplata e osservata  con una sorta di ossessione benefica. In te si condensa la figura l’eterna figura letteraria del “ flâneur” ?

Sì, assolutamente. La mia Parigi è quella del flâneur che vaga senza meta da un quartiere all’altro, con la bellezza negli occhi e nel cuore. Io credo che questa attitudine contemplativa costituisca l’essenza di qualunque ispirazione artistica, e per me lo è in maniera piena e totalizzante

Parigi è un luogo che idealizzi ,una sorta di viaggio infinito. C’è un significato metaforico in questo attaccamento ?

Parigi non è per me una città reale, ma un simbolo, un miraggio, una metafora della bellezza stessa. Parigi è anche il luogo in cui creo le mie storie, in cui scrivo i miei romanzi. Il suo valore ha per me a che fare con la condizione di «mito» letterario per eccellenza.

In alcuni libri racconti la storia delle esistenze esemplari di personaggi del mondo dell’arte . Cosa ti colpisce in questi uomini ?

A colpirmi negli artisti che racconto è sempre, soprattutto, la loro forte carica umana. Mi piace narrarne la fragilità, le sofferenze, le cadute, gli abissi. Io penso che senza questo non avremmo neppure l’arte. Sono aspetti fin troppo complementari.

Negli incontri culturali che fai ovunque emerge la figura di uno scrittore dedito all’empatia, all’ascolto e sembra quasi che udire gli altri ti giova per trovare stimoli nuovi.

Certamente. Senza ascoltare gli altri non ci sarebbe alcuna storia, alcuna vera narrazione. Sono gli altri il territorio di chi racconta: il loro mondo, la loro diversità.

La tua città di origine è Messina collocata al confine ideale della Sicilia. Un ponte metaforico verso l’altro mondo. Ecco come vivi le tue origini ?

Nascere a Messina, secondo me, non è stato affatto casuale. Fa parte di quella mia idea di superamento del confine che è scambio, bellezza, ricchezza. Solo chi vive tra due diverse realtà può davvero comprendere l’importanza di un simile concetto.

Ti descrivi come un passionale che perde il controllo della ragione in amore. Pensi che questi stati emozionali siano un pregi o difetti per un letterato ?

Perdere il controllo e i freni della ragione significa affondare nel mistero e nella sua oscurità. Ogni artista e ogni scrittore devono compiere necessariamente questo salto nell’abisso. È fondamentale per le verità che dovranno consegnare alla tela o alla pagina.

Allora le tua narrazioni sono infarcite di esperienze personali ?

 Sì, amo infarcire i miei libri del vissuto personale. È il punto di partenza della mia scrittura e della mia visione del mondo.

Oggi sei anche un riferimento  del mondo gay e hai avuto modo di presentare “Quel nome è amore” libro che tratta questi temi. Pensi che la nostra società sia cambiata nei confronti delle diversità ?

Credo che molto sia stato fatto e che la società odierna sia più pronta e disposta ad accogliere la ricchezza e la bellezza derivate dalla diversità. Ma non bisogna mai smettere di lottare (quindi scrivere, raccontare) per evitare di perdere di vista l’idea del rispetto e della comprensione.

Cambierai luoghi o Parigi sarà sempre la tua “magnifica ossessione” ?

Non credo. Il legame con Parigi è saldo e cresce sempre di più. È il mio assoluto, il mio baricentro e tale resterà per tutta la mia vita.

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Rosario Sorace, nasce a Giarre il 13 maggio 1958;nel 1972, a 14 anni, inizia un intenso impegno politico e sociale. A soli 25 anni diventa segretario regionale dei giovani socialisti in Sicilia e dopo due anni, nel 1985, viene eletto al Consiglio Comunale di Giarre. Successivamente, viene eletto al Consiglio Provinciale di Catania dove svolge la carica di Assessore allo Sviluppo Economico. Nel 1991 viene eletto Segretario della Federazione Provinciale del PSI di Catania. Nel contempo consegue la laurea in Scienze Politiche presso l'Università degli Studi di Catania in cui oggi svolge il servizio in qualità di funzionario di Biblioteca del Dipartimento di Scienze Chimiche. È giornalista pubblicista. Collabora dal 2018 con i giornali on line IENE SICULE, SIKELIAN, IL CORRIERE DI SICILIA e AVANTI LIVE. È un grande di lettore di prosa e scrittore di poesie.

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