L’esempio morale di Giorgio Ambrosoli

Avere memoria storica aiuta a capire il presente.
Nel 1979, a Milano, su incarico di Michele Sindona, un sicario uccise Giorgio Ambrosoli, commissario liquidatore della Banca Privata dello stesso Sindona.
Quest’ultimo voleva impedire che Ambrosoli, uomo onesto e giusto, scoprisse tutti gli affari illeciti che erano passati per la banca.
Un politico di lungo corso della Repubblica Italiana, tale Giulio Andreotti, sodale di Sindona, commentò così l’omicidio:”Se l’è andata cercando!”
Anche questo è un aspetto della mai risolta questione morale.
Chi antepone il proprio dovere e la giustizia al vantaggio personale deve sapere che cerca grane.
Il bene comune non è considerato un fine prioritario, e ad esso si privilegia l’interesse personale.
Vi è una diffusa volontà di ricerca del favore, magari calpestando i diritti altrui.
Questo determina la disponibilità ad impiegare le risorse pubbliche in funzione di interessi privati.
Il “particulare” del quale parlava Guicciardini che prevale sull’universale.
Chi coltiva il “particulare”, sia sul piano pubblico che privato, viene meno alla propria responsabilità nei confronti di tutti.
L’ essere umano del “particulare” è destinato alla minorità morale e civile.
Il sogno di Vincenzo Gioberti sul “Primato morale e civile degli italiani” è rimasto solo un “sogno”.
Siamo un Paese con molti, troppi, individui non cresciuti, mai emersi come comunità attorno a valori alti e condivisi.
Forse sta in questo il punto cruciale dell’intera questione morale.
Siamo fragili e permeabili.
Disponibili a qualsiasi compromesso pur di fare salvo il nostro “particulare”, spesso becero e innominabile.
Questo è il terreno fertile dove alligna la cultura mafiosa.
Il cambiamento è possibile se si cercano altri terreni e si piantano nuove sementi.
Nelle scuole spero di avere trovato il terreno, e mi auguro di essere capace di spargere sementi nuove.