Intervista alla scrittrice Leda Vasta: “I giovani vanno sensibilizzati alla storia dell’arte”

Leda Vasta è stata una docente di Storia dell’Arte nei licei ed ha sempre manifestato un forte interesse ad approfondire e promuovere la conoscenza in special modo con puntuali ricerche sulla pittura ad Acireale dal XVII al XX secolo anche per affermare un obiettivo concreto che si sostanzia nella tutela e nella salvaguardia del patrimonio artistico. Pertanto ha concretizzato questo impegno civile coerente e costante con la pubblicazione di alcuni articoli di notevole pregio critico che qui bisogna ricordare: Matteo Ragonisi, in In propria venit. Capolavori siciliani di arte sacra, catalogo della mostra (Acireale, chiesa di San Domenico, 8 dicembre 2000 – 6 maggio 2001), Catania 2001; BaldassarreGrasso, “esimio pittore acese”, in Memorie e rendiconti, Accademia di Scienze, Lettere e Belle Arti degli Zelanti e dei Dafnici, Acireale 2004. Dal 2003 suoi studi sono apparsi sul periodico catanese «Agorà». Ha preso parte al Convegno delle Giornate Internazionali di Studi “La donna e l’arte” (Catania, Museo Diocesano, 9-10 ottobre 2020) fornendo un contributo assai valido con “Il mestiere di pittrice nel sud Italia agli inizi del XX secolo tra istanze emancipazioniste, dilettantismo e professionalità”. Di recente Leda Vasta si è cimentata in un’opera “Ginevra Bacciarello. Il destino di una pittrice” che sta riscuotendo vasti consensi e apprezzamento dalla critica. In questo libro l’autrice affronta in maniera davvero nuova, unica ed originale la vicenda della fugace carriera di un’artista di grande talento, nativa ad Ancona nel 1890, che visse una vita breve con un destino a tinte fosche e morì a soli 23 anni in circostanze ancora oggi insolute. Innanzitutto in questo libro si fa luce sull’ambiente artistico della Sicilia d’inizio secolo pervaso dalle spinte verso la modernità anche se fortemente ostacolato dal tradizionalismo degli stili pittorici. La pittrice Bacciarello visse gli ultimi anni ad Acireale e, dunque, si analizza l’ambiente culturale e umano di questa realtà ancorato ad un provincialismo e conformismo asfissiante che la pittrice aspirava a rinnovare. Ecco le risposte alle nostre domande che la scrittrice Vasta ci ha fornito:
Da cosa nasce la sua passione verso la pittura e gli artisti?
E’ un interesse che sento naturalmente da sempre e che ho approfondito in tanti anni di studio e di insegnamento della Storia dell’arte. In particolare, ho voluto dar voce a quegli artisti meno fortunati, relegati in una zona d’ombra dal tempo e dalla storia.
Nel libro su Ginevra Bacciarello si affronta il torbido contesto “maschilista” della sua morte, in cui affiora un’ipotesi di uxoricidio quanto meno plausibile. C’erano conflitti con il marito forse insanabili?
Dopo un’ iniziale complicità, in un contesto sociale più evoluto qual era quello romano agli inizi del secolo, il rapporto tra i due si incrina inesorabilmente a contatto con i radicati pregiudizi dell’ ambiente angusto e provinciale dove i due decidono di trasferirsi. Tuttavia, alla luce di un’attenta riflessione non semplificherei dando per scontato l’uxoricidio.
Dopo un secolo ancora oggi sulle donne artiste esiste una riserva mentale?
Direi di no. Dagli anni ’60 si assiste ad un fenomeno straordinario: la presenza attiva di donne artiste che con la loro ricerca affiancano le lotte femminili per i diritti civili e la parità con gli uomini. Nomi di artiste come Gina Pane, Marina Abramovich, Carla Accardi sono ormai entrati a pieno titolo nella Storia dell’arte ufficiale un tempo esclusivo appannaggio maschile.
Qual era l’arte pittorica della giovane artista Bacciarello ?
Dal 1907 Ginevra Bacciarello frequenta l’Accademia di belle arti di Roma ed ha la fortuna di avere un maestro eccezionale, lo scultore Ettore Ferrari, che tanto influì sulla sua concezione dell’arte e della vita fornendole modelli creativi liberi da condizionamenti accademici che coincidevano certamente con quelli di uno stile di vita più emancipato e, sotto certi aspetti, decisamente anticonformista. L’artista eccelle nei ritratti e negli autoritratti straordinariamente palpitanti di vita e, con sottili vibrazioni luminose ne accende lo sguardo guidandoci nelle zone inesplorate della vita interiore. La sua opera più nota è il monumentale dipinto, La Vergine dei Cipressi che è possibile vedere nell’Eremo di Sant’Anna a Valverde (CT) nel quale, con una singolare iconografia, ci mostra l’immagine della Vergine sovrastante numerosi monaci in preghiera i cui volti sono singoli ritratti realizzati con sapiente competenza e capacità di introspezione psicologica. Tra l’esiguo numero di opere recuperate dal suo biografo, Vincenzo G. Costanzo, i tre paesaggi, minimalisti nella loro essenza formale, vanno oltre la rappresentazione del dato reale per frequentare piuttosto il territorio dell’anima e delle emozioni più profonde. Dunque, un modo di concepire l’arte e la vita molto avanzato per quei tempi.
Per quale motivazione ha scritto su questa pittrice ?
Ho iniziato nel 2009 a tenere conferenze e a scrivere di lei su richiesta del suo biografo e collezionista delle sue opere, lo scrittore Vincenzo G. Costanzo che intendeva salvaguardarne la memoria e divulgarne la conoscenza. Nel 2020 ho ripreso quegli studi per il mio contributo alle Giornate internazionali di studi La donna e l’arte nel quale ho proposto la figura di questa pittrice e, visti i consensi tra il pubblico, ho deciso di pubblicare quel saggio per riflettere ulteriormente sulle motivazioni più profonde della sua arte e sul mistero della sua morte, collocando la sua vicenda personale nel contesto storico nel quale visse e operò, e tracciando una breve sintesi dello stato dell’arte e degli artisti in Sicilia nel primo decennio del XX secolo.
Si dedicherà ancora a ricerche e pubblicazioni su artisti siciliani?
Da tempo sto lavorando ad un progetto abbastanza impegnativo, già iniziato diversi anni fa, che riguarda la produzione pittorica ad Acireale tra il XVII ed il XX secolo. L’obiettivo è quello di individuare e far conoscere anche ai non addetti ai lavori opere d’arte poco note che sono profondamente legate a particolari momenti della storia del nostro territorio.
Cosa si dovrebbe fare per rendere fruibile in Italia al grande pubblico l’arte?
Non è semplice… ma sono convinta che occorra iniziare dalla famiglia e dalla scuola rivedendo i programmi e il numero di ore dedicate allo studio della Storia dell’arte e introducendo questa disciplina in tutti gli istituti. In breve, occorre fornire ai giovani gli strumenti per capire e decodificare i linguaggi dell’artepoiché l’interesse, la sensibilità e la passione per i beni culturali si accendono esclusivamente attraverso la comprensione.
Il nostro Paese ha il patrimonio artistico più importante del mondo, eppure si ha l’impressione che sia scarsamente tutelato.
Verissimo, infatti l’Italia risulta sempre agli ultimi posti per la percentuale di spesa pubblica destinata alla cultura… Sembra non si voglia considerare che nel patrimonio artistico affondano le nostre radici culturali e identitarie!
I musei sono scarsamente valorizzati?
In Italia esistono musei meravigliosi e non credo siano poco valorizzati. Piuttosto alcuni sono poco frequentati a causa dello scarso interesse, soprattutto dei più giovani e la causa è sempre e soltanto l’inadeguata conoscenza della Storia dell’arte. Se non conosci, non apprezzi e non ami! Inoltre, ricordiamo un aspetto importantissimo dei beni culturali e, più in generale, dei musei che, ricordiamolo, non sono soltanto luoghi di conservazione della memoria e della comunicazione ma luoghi su cui investire per la loro intrinseca capacità di generare indotto e quindidiventare volano per l’economia.
Allora la bellezza salverà il mondo?
Forse da sola non lo salverà… ma certamente l’educazione alla bellezza potrebbe contribuire a renderlo migliore.