Le questioni che mi(ci) affliggono

Tutti, a inizio di ogni nuovo anno, formulano auspici e fanno propositi per sé stessi, per i familiari e gli amici.
Oggi, più che mai, avverto l’esigenza di guardare oltre, uscire dal recinto personale e riflettere sul momento storico che viviamo.
Sintetizzo alcune questioni che mi affliggono.
Il nostro mondo non è in pace.
Troppe guerre, alcune palesi ma molte dimenticate.
Ogni giorno muoiono migliaia di persone, e tra esse numerosi bambini.
Le ingiustizie sociali sono in aumento, il divario tra i ricchi (pochi) e i poveri (molti) aumenta vertiginosamente.
In vari Paesi vengono negati i diritti fondamentali dell’essere umano, l’uguaglianza e la democrazia non riconosciute, represse le libertà, perseguitato e persino ucciso chi dissente.
Coloro che vivono nell’opulenza sono sempre più indifferenti al dramma di milioni dei loro simili.
La stragrande maggioranza dei governanti è imprigionata nell’angustia di un patologico e narcisistico egoismo.
Impegnati a mantenere ed accrescere il loro potere, a coltivare i propri interessi e privilegi, essi sono i maggiori responsabili di quanto accade.
Mi è difficile, pertanto, brindare al nuovo anno.
Ma, nonostante tutto, voglio farlo.
E lo faccio affinché non muoia la speranza, e vi siano sempre donne e uomini che si impegnino per il cambiamento.
E si capisca che la vita ha un senso solo se spesa per dare un contributo a migliorare le sorti dei nostri simili.
Ciascuno nel proprio ambito, pur se piccolo e apparentemente insignificante.
Altrimenti il brindisi è un rito vuoto, buono solo per ubriacarsi. E dimenticare!
L’ amnesia volontaria e l’ignavia sono peccati sociali che è difficile perdonare.