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Le povertà sociali alimentano le mafie

Qualche anno fa in una relazione della Direzione Investigativa Antimafia nazionale si affermava: “La povertà offre alla criminalità organizzata prospettive di arricchimento ed espansione paragonabili ai ritmi di crescita che può offrire solo un contesto post-bellico”.
In molte città italiane il welfare sostitutivo mafioso sembra essere l’unica alternativa per chi è rimasto ai margini e non riesce a farcela da solo.
La vera democrazia funziona quando i diritti sono riconosciuti a tutti, e la partecipazione politica è consapevole e condivisa.
La democrazia funziona quando si garantiscono i processi formativi e si debella la dispersione scolastica.
La democrazia non funziona quando crescono le disuguaglianze, si cristallizzano le rendite, i partiti non garantiscono un diffuso dibattito, e le politiche economiche sono orientate da interessi privati più che da quelli comuni.
Negli ultimi anni sono in aumento coloro che vivono in povertà assoluta; i giovani senza lavoro, che hanno smesso di cercarlo, che emigrano; gli anziani che non hanno un reddito sufficiente per le normali esigenze di vita.
Da anni assistiamo a tagli “bipartisan” alle politiche sociali, a dispetto dei proclami demagogici di tutti i governi.
Nel contempo i clan mafiosi si contendono il territorio per i loro affari illeciti.
La crescita di questa criminalità va di pari passo con l’aumento delle disuguaglianze e l’assenza di vere ed efficaci politiche sociali.
La classe politica che governa il Paese, dal centro alla periferia, si rivela incapace di progettare un futuro diverso, che offra opportunità e alternative.
Ma siamo certi che si tratti solo di incapacità?
Siamo certi che si voglia realmente contrastare il fenomeno mafioso eliminando alla radice le condizioni che ne favoriscono l’espansione?
No, io sono certo del contrario.
E i segnali sono molti e diversi, anche sul piano delle riforme legislative.
Sono convinto, pertanto, che gran parte del nostro ceto dirigente operi scelte criminogene, anche perché, al proprio interno, vi è un certo numero di criminali.
Hanno il vestito, la camicia e la cravatta: ma sono criminali.
I più pericolosi!

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Laureato in Giurisprudenza nell’ Università di Catania. Avvocato penalista di lunga e consolidata esperienza, patrocinante presso la Suprema Corte di Cassazione e Giurisdizioni Superiori. In particolare modo svolge attività di assistenza e consulenza legale, nonché attività di rappresentanza e difesa in sede contenziosa e stragiudiziale, principalmente nel settore del diritto penale e prevalentemente nelle seguenti materie: Reati contro l’ordine pubblico; Reati contro la Pubblica Amministrazione; Reati contro la persona; Responsabilità medica; Diritto penale del lavoro; Reati contro il patrimonio. E’ stato uno dei fondatori del Movimento La Rete e poi deputato regionale dello stesso gruppo politico all’Assemblea Regionale Siciliana per due legislature. E’ un animatore e un attivista dell’impegno antimafia a Catania in Sicilia e si è distinto nell’attività professionale difendendo molti collaboratori di giustizia che hanno reciso i legami con Cosa Nostra.

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