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Una mano tesa dal cielo

Maradona per i napoletani è una divinità o forse qualcosa dipiù. Sentirli parlare di questo campione con certi termini o appellativi dai neofiti od estranei al mondo del pallone può apparire semplicemente assurdo; va bene, d’accordo, era un grande calciatore, ma il calcio è stato pieno di talenti che hanno espresso le loro qualità in campo con vittorie e conquiste di titoli; Maradona al Napoli ha conquistato ben due campionati italiani, uno nel 1984 ed uno nel 1991. Sarà forse per questo che lo hanno sempre osannato e lo adorano tutt’ora come una divinità? No, c’è dipiù, quel dipiù che non si vede nelle giocate allo stadio e che è lo stesso motivo per cui Maradona è venerato anche dal suo popolo, quello argentino, per ciò che ha rappresentato tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ‘90: la voglia di rivalsa sociale. Non è ovviamente tutta rose e fiori la storia di questo immenso campione, poiché macchiata dalle vicende legate alla droga ed al mondo della criminalità organizzata, ma ad un’analisi più approfondita l’uomo Maradona è un uomo solo. Appare una contraddizione in termini, ma è proprio così. Succede spesso che chi in apparenza debba essere contornato da tanto affetto viva in realtà la tipica “solitudine dei numeri uno”. Ed allora il giudizio e la percezione che si hanno di quest’uomo, che ci ha lasciato il 25 novembre del 2020, cambiano. E non cambia solo quello.

Quando il 2 marzo del 2014 Sorrentino vinse il premio Oscar per la Grande Bellezza, con protagonista un fedelissimo Tony Servillo, il regista napoletano ringraziò l’Accademy e tra gli altri proprio El Pibe de Oro. Quella che a prima vista poteva sembrare una goliardata allora, viene spiegata oggi al grande pubblico dal suo film autobiografico “E’ stata la mano di Dio” disponibile in streaming sulla piattaforma Netflix. Questo film è la storia del giovane Sorrentino, figlio di una famiglia borghese, che ad un tratto si ritrova nel pieno della giovinezza a dover diventare improvvisamente adulto, a causa della morte dei propri genitori. Quel tragico giorno in cui doveva andare nella casa di campagna dove una fuga di gas spegnerà le vite dei suoi cari, lui era allo stadio San Paolo ad ammirare le gesta del campione che con le sue giocate faceva sognare i propri tifosi ed il mondo intero. Gli deve la vita, una mano tesa dal cielo ha voluto che lui fosse lì e si salvasse, la mano de Dios aveva colpito ancora.

Anche se oggi Diego Armando Maradona da Lanùs non c’è più, egli vive ancora nei cuori di coloro che lo hanno ammirato calcisticamente, nei cuori di chi sogna un domani migliore e che forse gli deve qualcosa in più.

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Alessandro Sorace classe 1988, nato a Catania. Giurista, giornalista pubblicista, appassionato di arte, storia ed amante della cultura, del gusto e del buon vivere. Collabora da gennaio 2022 col quotidiano online "Clessidra 2021".

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