“The Batman”, un funereo super eroe

Ricordo che, una vita fa, su un giornale specializzato nella musica metal, un critico avveduto si chiese fino a dove fosse possibile arrivare con la pesantezza sonora (tipica del genere): oltrepassato un certo limite, certi appassionati avrebbero considerato ammissibile anche il suono di una motosega o di un cannone? Forse sì.
Ecco, vedendo “The Batman” sono stato sfiorato da un dubbio simile.
Fino a che punto si può scavare nel fango della cupezza, per ottenere un film sempre più cupo? E’ un barile che ha un fondo, o gli sceneggiatori dei prossimi episodi della “saga” saranno costretti ad arrivare fino al centro della terra?
E’ bene specificare, per chi non è mai entrato negli infiniti meandri delle saghe fumettistiche americane, che il personaggio di Batman, presente nelle edicole da oltre ottant’anni, non è stato sempre l’oscuro vendicatore protagonista dei film degli ultimi 18 anni: concepito in un periodo dominato da cinema e letteratura noir, Batman è diventato però molto presto un supereroe rassicurante, quasi per famiglie, anche per la presenza del giovane partner Robin. Dopo un periodo di crisi, il personaggio venne rilanciato da Frank Miller, forse il più celebre sceneggiatore di fumetti degli ultimi cinquant’anni (autore, tra parentesi, anche di “300” e di “Sin City”), che operò un cambiamento radicale, sia a livello narrativo (invecchiando Batman, eliminando il personaggio di Robin, spostando l’attenzione delle sceneggiature anche su tematiche sociali) che sul piano psicologico, accentuando il lato oscuro della personalità del supereroe (spesso raffigurato ghignante, in maniera davvero poco rassicurante), nuovamente proiettato nelle atmosfere noir degli esordi.
La lezione di Miller fece scuola, e indirizzò la celebre trasposizione cinematografica di Tim Burton (“Batman” e “Batman – Il ritorno”, rispettivamente 1989 e 1992), che però non si limitò a “copiare” Miller, portando sullo schermo un personaggio che è frutto anche del suo tocco personale, del suo stile.
Con “Batman forever” e “Batman & Robin” di Joel Schumacher, la saga fece una autentica inversione a U, in particolare nel secondo episodio, forse quello accolto meno bene dalla critica: un divertente fumettone pieno di colore e di personaggi esagerati, parente stretto della serie televisiva andata in onda negli anni sessanta.
Con “Batman begins”, ma in particolare con “Il cavaliere oscuro”, film del 2008 di Christopher Nolan, il personaggio tornò prepontentemente, e con grande successo, alle atmosfere milleriane.
Da allora i fumetti cinematografici sono diventati, di fatto, la fonte più sicura di guadagno per le grandi case cinematografiche, e il personaggio di Batman è apparso a più riprese in varie pellicole.
Fino a “The Batman”, l’ultimo film sul supereroe, diretto da Matt Reeves e interpretato da Robert Pattinson.

In cui si va oltre le atmosfere dark. Oltre il noir. Oltre il cupo più cupo.
Pattinson, che oltre ad essere un notevole attore è anche un bell’uomo, viene umiliato da una improbabile capigliatura, e costretto dal regista-sceneggiatore ad una monocorde espressione che fa desiderare la fine del film dopo pochi minuti.
Non sono di aiuto neppure i personaggi di supporto: la Catwoman interpretata da Zoe Kravitz, che fa rimpiangere le precedenti versioni del personaggio, e il cattivo principale, l’Enigmista, portato in scena da un Paul Dano talmente sopra le righe da sconfinare quasi nel ridicolo involontario. Ma è tutto il film, a 360 gradi, ad essere talmente cupo e ossessivo da diventare prima noioso, poi persino irritante.
Bisogna dire, a onor del vero, che il film è stato un successo, sia in patria che all’estero, e in un periodo nel quale non è così facile convincere le persone ad andare al cinema: questo è un dato di fatto incontestabile, perché il gradimento del pubblico viene prima di ogni cosa.
Io, però, faccio parte di quella minoranza di persone che non ha gradito affatto, e che al termine della visione si è chiesta cosa ci riserverà Reeves per il prossimo episodio della saga: forse un Batman talmente incupito e complessato da non voler comparire nel film. Sarebbe una soluzione originale, che mortificherebbe un glorioso personaggio meno di pellicole noiose e fintamente autoriali.