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Pelé ,re del calcio ,anche al cinema

Edson Arantes Do Nascimento, il grande Pelé, è morto dopo una lunga malattia.
 Il più forte calciatore di tutti i tempi? Forse sì: lasciamo liberi gli appassionati di argomentare sul tema, che è certo interessante, ma fino ad un certo punto.
Per il campione brasiliano parlano i numeri: i tre titoli mondiali con il Brasile (uno dei quali vinto, in finale, contro una delle formazioni azzurre più competitive di sempre), i successi con la squadra di club, il Santos, a cui rimase legato fino alla decisione, nella fase finale della carriera, di trasferirsi negli Stati Uniti, nei New York Cosmos. E poi la quantità infinita di reti segnate, su cui si è persino favoleggiato; e ancora, il modo in cui le segnava, attraverso l’esibizione di un bagaglio tecnico talmente completo da far sembrare irriverente ogni accostamento al nome del brasiliano.

Pelé ha segnato in maniera indelebile l’immaginario collettivo degli appassionati di calcio, perché associato a quello che è, per tutti, il football dei sogni: il calcio fantasioso e inappuntabile sul piano tecnico dei brasiliani, i professori del “futebol bailado”, quello che altre scuole calcistiche hanno solo potuto sognare, o semplicemente ammirare.
Non contento di essere un mito ancor prima di ritirarsi dall’attività agonistica, Pelé ha oltrepassato il confine che divide la realtà dalla finzione, partecipando da protagonista a quello che è, secondo me, il miglior film mai realizzato sul calcio, e uno dei migliori in assoluto sullo sport: “Fuga per la vittoria” (1981) del grande regista americano John Huston. Grazie a questa pellicola, divenuta oggetto di culto negli anni, gli appassionati di calcio più giovani hanno potuto conoscere meglio il calciatore brasiliano.


Il film, ambientato durante la seconda guerra mondiale, è il racconto di una sfida calcistica tra la nazionale tedesca e una selezione internazionale di calciatori prigionieri di guerra: in un crescendo narrativo, nel quale la partita costituisce l’apoteosi, Huston riesce a rappresentare magnificamente l’epica del football, il suo fascino inestinguibile, il sacro fuoco che alimenta ogni atleta destinato all’immortalità. Pelé, accompagnato nel film da grandi attori come Michael Caine, Sylvester Stallone,  e Max Von Sydow, oltre che da veri giocatori (come l’argentino Ardiles, lo scozzese Wark, il campione del mondo inglese Bobby Moore, e tanti altri), costituisce l’epicentro tecnico della pellicola, attraverso una drammatica (sul piano narrativo) “rovesciata” che esemplifica, meglio di ogni discorso, libro, o manuale, l’elemento artistico, e quello metafisico, del football.
Se, negli ultimi quarant’anni, nessun regista è riuscito ad emulare Huston, se da allora è diventata sempre più complicata la trasposizione del calcio al cinema, il motivo è da ricercare anche nell’unicità di Pelé, nel suo essere una rarità assoluta: la sua naturalezza calcistica, la sua capacità di far sembrare semplice il più difficile gesto tecnico, gli hanno consentito di essere la perfetta rappresentazione di sé stesso, di essere realtà e finzione insieme. Come ogni vero mito.

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Ivano Di Puglia, 49 anni, ingegnere edile e libero professionista. Appassionato di cinema sin da bambino, dello sport in generale e del tennis in particolare, amante dell'arte, della letteratura (anche quella a fumetti), della poesia. Ha collaborato, per un breve periodo, alla fanzine cinematografica "The Ed Wooder".

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