Un ricordo di Sinisa Mihajlovic

La morte di Sinisa Mihajlovic, scomparso a soli 53 anni a causa della leucemia, ha destato profonda commozione in tutto il nostro paese, e più in generale in tutto il mondo del calcio, che ha sempre apprezzato la ruvida, generosa schiettezza del calciatore serbo.
Un “hombre vertical”, così lo avrebbe definito il grande Helenio Herrera: un uomo tutto d’un pezzo, poco incline ai compromessi, sempre pronto a sbattere la verità in faccia a giornalisti, tifosi, colleghi.
Prima di diventare un allenatore meticoloso e competente (anche a Catania) Sinisa era stato uno straordinario calciatore, eclettico e sempre decisivo: nato centrocampista, si era trasformato poi in difensore centrale, compensando con la sapienza tattica e con la precisione nei passaggi una certa lentezza nella corsa.
Il mio ricordo di Sinisa, tuttavia, è un altro.
Risale al 1991, quando il serbo era ancora un calciatore della Stella Rossa Belgrado.
Quella formidabile squadra, che aveva portato, solo due anni prima, il Milan di Sacchi ad un passo dall’eliminazione negli ottavi di Coppa dei Campioni, aveva suscitato il mio interesse per l’estro dei suoi campioni (da Prosinecki a Savicevic, da Pancev a Jugovic). Mihajlovic, in quel momento, era un promettente centrocampista, utilizzato quasi esclusivamente sulla fascia sinistra: capelli lunghi e ribelli, come il suo carattere, poco incline alla disciplina, sinistro al fulmicotone, grinta da vendere.
In mezzo a tanti palleggiatori, innamorati del pallone, Sinisa portava quel pizzico di concretezza in più.
Come in occasione della semifinale di Coppa dei Campioni, nella primavera del 1991, contro il Bayern Monaco: fu proprio lui, con una stupenda punizione dalla lunga distanza, ad agevolare il passaggio del turno della squadra di Belgrado.
Dopo il gol Sinisa si produsse in una esultanza indimenticabile: come un bambino felice, si lanciò in una corsa irresistibile verso i suoi tifosi, sorridente, quasi incredulo. In quel momento Mihajlovic si rivelò al mondo, conquistando definitivamente un posto in squadra, e presentandosi da titolare alla finale di Coppa dei Campioni contro l’Olimpique Marsiglia, a Bari.
Al termine di una partita noiosa, dalla rara bruttezza, la Stella Rossa piegò i favoritissimi francesi, conquistando la coppa ai rigori, con Sinisa pronto a recitare un ruolo da protagonista anche in questo frangente: tirò il suo rigore e segnò.
Fu, quello, il momento più alto di una generazione di campioni, ma anche il canto del cigno di una compagine poi smembrata dagli appetiti degli squadroni europei: Mihajlovic, dopo un’altra ottima stagione a Belgrado, fu acquistato dalla Roma, iniziando il suo lungo sodalizio con il calcio italiano.
Ma io lo ricordo ancora così, felice e sorridente, con la maglia della Stella Rossa, al Maracanà di Belgrado, dopo il gol al Bayern.