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L’esperienza della rivista “L’Isola delle Donne”

Nel 1993 a Catania viene pubblicato il numero zero della  rivista “L’Isola delle Donne”.  La rivista si radica in una città dove non  sono mancati i gruppi femministi degli anni settanta e  dal dopoguerra quelli di matrice emancipazionistica, come L’U.D.I. , Unione Donne Italiane.  Non sono mancate le donne icone del femminismo che hanno dato un contributo al pensiero femminista: la storica Emma Baeri e la sociologa Rita Palidda, la radicale e verde Eliana Rasera,  Marisa Di Stefano che negli anni settanta costituì a Catania il Movimento di Liberazione attivando originali esperienze consultoriali nel quartiere popolare di Librino. Le donne dell’Udi: Elvira Colosi e Grazia Giurato, Anna Di Salvo e Agata Ruscica, rappresentanti  storiche  dei diritti delle lesbiche.  E poi le donne comuniste tra cui Adriana Laudani, Marisa Vinciguerra, Agata Nolfo, Maria Vinciguerra ,  la socialista Francesca Ronsisvalle  e  molte altre . Agli inizi degli anni ottanta fu attivo, grazie al lavoro appassionato di Emma Baeri, il Coordinamento per l’Autodeterminazione della Donna, CAD,che raccoglieva parte di  donne  delle associazioni e movimenti catanesi: UDI– MDL e collettivi femministi. Il Coordinamento che nasce per mille motivi, tra cui la difesa della legge 194 del 1978, la legge sull’interruzione di gravidanza, si intesta anche la battaglia  per un spazio collettivo e comune  delle donne: una  casa  per le donne , così come stava avvenendo in molte altre città d’Italia. Nella città di Catania purtroppo ciò non  si realizzò . Gli anni ottanta in Sicilia e a Catania sono gli anni dell’impegno delle donne contro  i missili a Comiso. Oltre i documenti storici che attestano questo impegno, ricordo personalmente la forte presenza a Catania delle donne a difendere  la pace contro i missili.    La città di Catania negli anni  ottanta visse con ottimismo la sua economia. I delitti di mafia, però, non mancarono. Nel gennaio del   1984 in pieno centro cadde il giornalista Pippo Fava, che aveva denunciato i connubi tra mafia e politica. All’inizio degli anni novanta, in questa mobile e “frizzante” società catanese, alcune donne sono state individuate e coinvolte da Josè  Calabrò,  l’animatrice della rivista,  si sono incontrate  e  confrontate  sulla realizzazione  di un giornale di donne e  sulle donne. La Calabrò era una dirigente del PDS , Partito Democratico della Sinistra , che voleva andare oltre le commissioni femminili ,  di cui era  responsabile regionale.  A fine anno  1993 apparve il  numero zero della rivista. Il confronto con la rivista palermitana “Mezzocielo “, nata qualche anno prima, fu inevitabile ed immediato. La stessa redazione della rivista catanese ebbe  l’esigenza di un confronto con quella del capoluogo , tant’ è che nel numero zero  l’articolo di Piera Fallucca,  una delle fondatrici di “Mezzocielo”, ne  descrisse  l’esperienza. Attorno alla rivista  ruotarono  diverse esperienze  di donne catanesi :

Su questo progetto nasce il giornale  : un laboratorio aperto , pronto a crescere ea rimodellarsi a disposizione di quante , nelle forme più svariate , muovono nella stessa direzione. Sarà difficile , faticoso, certamente perché noi donne siamo diversissime l’una dall’altra : perché anche noi siamo spesso segnate dall ‘incapacità di fare comune.  

Così scrisse  Josè Calabrò nell’ editoriale del numero zero del giornale. Il progetto<<L‘Isola delle Donne>> era attento allo  spazio politico , alle   soggettività femminili, peraltro,  già in una fase di grande dinamismo, alla  ridefinizione del patto sociale, alle libertà femminile, a come fronteggiare le violenze mafiose e gli autoritarismi politici , alle  culture delle donne.  Il numero zero riporta le  firme di nomi di donne di levatura  nazionale:  Lidia Menapace,  Marisa Rodano , Lea Melandra. E poi le firme di respiro   regionale  di Piera Fallucca, Fiorella Falci, Sandra Rizza e naturalmente le firme di donne  catanesi come quella della storica Simona Laudani e la zoologa Marisa Vinciguerra.  Il giornale mantiene un tono leggero ironico e divertito, seppure affronti questioni come la mafia, la violenza e la pace. Il sottotitolo della rivista, del resto, riporta “desideri incontri saperi azioni sorrisi”. I numeri della rivista in mio possesso   colgono , soprattutto, il pensiero e la produzione culturale delle donne degli anni novanta. Gli articoli sulla pedagogia al femminile erano motivati, per esempio,  dal diffondersi in quel periodo del pensiero della pedagogia della differenza sessuale. Sulla copertina del numero zero appare l’intenso volto della attrice Alessandra Costanzo, nel numero 9 del novembre del 1994 , invece, il sorriso  del  bellissimo volto dell’attrice  Mariella Lo Giudice, entrambe catanesi.   La rivista , elegante tipograficamente, la cui redazione era composta dalla giornalista  Ada Mollica,   Josè Calabrò e Giovanna Crivelli e  diretta da Ada Mollica,   chiuse  dopo circa due anni .

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Nunziatina Spatafora, nata a Giarre il 26 giugno del 1958, laureata in filosofia e Scienze delle Amministrazioni presso l'Università di Catania, lavora presso la Città Metropolitana di Catania di cui è presidente del Comitato Unico di Garanzia. Negli anni settanta, ottanta e novanta del secolo scorso, è stata fondatrice ed animatrice di associazioni femministe per i diritti delle donne e per l'esplicitarsi della cultura delle e sulle donne. I documenti di questa attività si trovano presso il suo archivio personale oppure presso il blog http://nunziatinaspatafora.blogspot.com È stata dirigente del Pci, Pds,Ds impegnata sui temi sociali ed di sviluppo locale. Dagli anni ottanta collaboratrice di giornali locali, per dieci anni iscritta all’albo dei pubblicisti e giornalisti, nel 2000 ha pubblicato un testo su Sciascia: le donne, la mafia presso la casa editrice di Catania CUECM. Ha tenuto diversi incontri nelle scuole del territorio sulla parità di genere.

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