L’ossessione del potere

Il potere nelle sue forme secondo Max Weber è tradizionale, legale-razionale e carismatico espresso nel corso del tempo storico. Per Michel Foucault c’è il macropotere e il micropotere ,però nei due ambiti il comportamento umano non differisce granché. Non tutti coloro che si occupano della polis si comportano nella medesima maniera. C’è una varietà di modalità diversificate che anima l’impegno dell’uomo pubblico. L’ethos è diverso e differisce sulla base della formazione umana e culturale. Infine però la relazione comportamentale con il potere mostra somiglianze quasi assolute e seriali quasi identiche in chi sale i gradini sociali. Tali identità non stupiscono e non sorprendono rispondendo sempre a canoni di (auto)conservazione e (auto)referenzialità. Ecco che chi giunge al potere tende a mantenerlo sino a quando morte non lo coglie, ognuno che raggiunge le alte sfere tende a perpetuare la propria permanenza al vertice, a prescindere da tutto, risultando evidente ai più che in tal modo, colui che detiene le leve di comando riafferma la propria esistenza o rappresenta il suo esserci al mondo. Tale forma di egotismo narcisistico, paranoia arrogante sono forme deviate del vivere che corrispondono per certi aspetti alla dissoluzione dello spirito. Questo stato di cose diviene sempre più pervasivo nella “liquidità sociale e politica” di cose e fatti, in cui viene riprodotto coattivamente per tutto il corso del tempo azioni e reazioni prevedibili fondate sull’inganno, la menzogna, la mistificazione, la manipolazione delle verità . Siamo sommersi dagli uomini e donne di potere, dall’onanismo mentale di coloro che perdendo il potere cadono nell’opp(dep)ressione e nell’autodistruzione divenendo pericolosi per sé e per gli altri. Al fondo del tunnel vi è il nichilismo che opera nella violenza fisica e mentale , che nulla vuole e nulla stringe.