A Monreale i mafiosi uccisero tre carabinieri tra cui il giovane capitano Mario D’Aleo
Mario D’Aleo era un giovane capitano dei Carabinieri della compagnia di Monreale e la mafia lo trucidò a soli 29 anni uccidendolo insieme a due colleghi carabinieri Giuseppe Bommarito,38 anni, e Pietro Morici,26 anni, il 13 giugno 1983 a Scobar. A fare fuoco sui militi fu un commando composto da tre persone che tesero un agguato ai carabinieri mentre gli stessi si trovavano a bordo della loro auto di servizio. D’Aleo aveva appena preso il posto a Monreale di Emanuele Basile anch’egli assassinato da Cosa Nostra nel 1980. A questi valorosi militi è stata conferita la Medaglia d’oro al valor civile.
Per questa terribile strage di via Scobar sono stati condannati all’ergastolo, in quanto mandanti, Michele Greco, Totò Riina, Bernardo Provenzano, Pippo Calò, Giuseppe Farinella e Nenè Geraci. Gli esecutori materiali sono invece stati individuati in Angelo La Barbera, Salvatore Biondino e Domenico Ganci.
Il capitano D’Aleo seguì il filone investigativo intrapreso dal predecessore non fermandosi di fronte al pericolo di una mafia che dominava in modo incontrastato il territorio.
In suo ricordo e del Capitano Emanuele Basile che era sempre comandante della Compagnia di Monreale la giornalista Michela Giordano ha scritto il Libro “Quando rimasero soli”. Nel 2018 il nipote Marco D’Aleo ha pubblicato il libro “Per sempre fedele” scritto insieme a Valentina Rigano. Alcuni anni fa in una cerimonia pubblica e commemorativa in via Scobar il generale Robusto, suo compagno di corso, ha ricordato la gura dell’ufficiale ai tempi in cui faceva parte del battaglione Liguria a Genova, prima che l’ufficiale venisse destinato a Monreale proprio per prendere il posto del capitano Basile. In questa occasione Mario D’Aleo è stato ricordato oltre che come un brillante investigatore, competente e dinamico, come un uomo allegro, simpatico e pieno di vita destinato certamente ad una splendida carriera proprio per le sue virtù umane e qualità professionali davvero notevoli. Il sacrificio di questi uomini, penso sia servito molto per rendere sempre più forte e solido l’impegno della Stato contro la mafia. Oggi la mafia non uccide più servitori dello Stato in modo crudele come faceva tanti anni fa, ma, rappresenta, pur sempre un cancro sociale difficile da estirpare se non si ha la collaborazione , il sostegno e l’impegno di tutti i cittadini.