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Lettera aperta ad Enrico Letta

Caro Enrico,  

Ieri ho scritto a Giorgia Meloni richiamando la centralità della questione morale, con le stesse parole usate da Paolo Borsellino qualche mese prima che venisse ucciso.

Le sintetizzo per te.

“Il semplice sospetto di comportamenti illeciti,  deve indurre un politico a fare un passo indietro, a prescindere dalle sentenze della Magistratura.

E se non lo fa spontaneamente dev’essere il suo partito a chiedergli di farlo”.

Per Borsellino chi è chiamato a rappresentare I cittadini non solo deve essere, ma anche apparire irreprensibile.

È il tema che pose con forza, più volte e inascoltato, anche Enrico Berlinguer, in modo particolare nella famosa intervista rilasciata ad Eugenio Scalfari.

Ti ricordo ciò perchè sul tema dell’etica pubblica e della questione morale tutti i partiti hanno nervi scoperti e scheletri negli armadi.

Compreso il PD.

Hai fatto il conto di quanti condannati e inquisiti vi siano nel tuo partito?

Hai mai pensato quantomeno di escluderli da qualsiasi candidatura?

Lo farai per le prossime elezioni?

Se non lo farai con quale credibilità potresti richiamare altri a farlo?

Ti lascio a riflettere.

Ma per te ho un altro serio argomento.

In tanti si chiedono, ed io tra questi, quale sia l’identità ideale e politica del PD.

Un partito nato dalla innaturale “fusione” a freddo dei gruppi dirigenti di parte della vecchia DC e del defunto PCI.

Nessun protagonismo assegnato alle varie realtà della società civile, del volontariato, della c.d “sinistra diffusa” presenti e operanti nel Paese.

Erano loro, a mio giudizio, che sarebbero dovuti diventare la nuova classe dirigente di un partito che ama definirsi progressista.

Invece no, solo qualche piccola cooptazione e, con operazione gattopardesca, il comando a quelli di sempre. 

Ma ancora più grave è il costante e progressivo distacco dai ceti popolari, dai poveri, dagli emarginati, che non hanno trovato nel PD un interlocutore che ascoltasse i loro bisogni e risolvesse i loro problemi.

Enrico, il PD è diventato una forza politica che guarda altrove, e preferisce interloquire con coloro che il corsista Fortebraccio, sulla defunta “Unità”, chiamava “lor signori”!

E allora non chiederti perchè gli elettori vanno sempre meno a votare, e perchè la ribellione e il malcontento di molti si rivolge ad altre sponde politiche.

La responsabilità è anche del tuo partito.

Un partito con sempre meno iscritti,  che chiude le sezioni, nel quale non vi è più dibattito politico e reale democrazia interna.

Un partito di apparati.

Io che, da cattolico, ho sempre militato a sinistra, ti dico chiaramente che ho difficoltà a votare una riedizione della vecchia DC.

Non ho mai votato per l’originale, figurati per la fotocopia!

Senza rancore. 

Enzo Guarnera (un cittadino)

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Laureato in Giurisprudenza nell’ Università di Catania. Avvocato penalista di lunga e consolidata esperienza, patrocinante presso la Suprema Corte di Cassazione e Giurisdizioni Superiori. In particolare modo svolge attività di assistenza e consulenza legale, nonché attività di rappresentanza e difesa in sede contenziosa e stragiudiziale, principalmente nel settore del diritto penale e prevalentemente nelle seguenti materie: Reati contro l’ordine pubblico; Reati contro la Pubblica Amministrazione; Reati contro la persona; Responsabilità medica; Diritto penale del lavoro; Reati contro il patrimonio. E’ stato uno dei fondatori del Movimento La Rete e poi deputato regionale dello stesso gruppo politico all’Assemblea Regionale Siciliana per due legislature. E’ un animatore e un attivista dell’impegno antimafia a Catania in Sicilia e si è distinto nell’attività professionale difendendo molti collaboratori di giustizia che hanno reciso i legami con Cosa Nostra.
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