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Considerazioni sul caso Montante

Le sentenze della Magistratura si valutano dopo aver letto le motivazioni. 

Tale principio vale anche per la sentenza di appello che ha confermato la condanna di Antonello Montante, anche se ha ridotto la pena inflitta in primo grado.

Tra 90 giorni capiremo perchè. Tuttavia alcune considerazioni possono farsi.

 L’impianto accusatorio ha retto in pieno, almeno per quanto riguarda i reati più gravi.

Se anche la Corte di Cassazione dovesse confermare la sentenza di condanna Montante finirà in carcere.

 Va ricordato che il processo, su richiesta di Montante, si é  celebrato con il rito abbreviato, pertanto è stato riconosciuto lo sconto di pena di un terzo previsto dalla legge.

Con il rito ordinario la condanna sarebbe stata molto più elevata.  Pochi mezzi di informazione hanno dato la notizia. 

E quando l’hanno data il risalto è stato minimo, talora parziale e distorto.

Ad un lettore poco attento potrebbe sembrare che l’imputato sia stato quasi assolto. Chiediamoci perchè.

Dalla lettura delle motivazioni della sentenza di primo grado emerge, con assoluta evidenza, che il “sistema” di illegalità messo in piedi da Montante era ampio, articolato e trasversale.

Erano coinvolti politici, pubblici amministratori,  pubblici funzionari, imprenditori e, dulcis in fundo, alcuni giornalisti.

Tutti, chi più chi meno e in vario modo, sul libro paga di Montante.

Uno dei giornalisti è anche diventato sottosegretario nell’attuale governo.

Se questo è lo “stato dell’arte” come possiamo pensare che l’informazione sul processo avvenga con obiettività?

Montante mantiene il silenzio su molte persone e vicende, che non sono state ancora coinvolte e svelate.

E se, improvvisamente, decidesse di parlare? In tanti tremano.

Pertanto costoro preferiscono tenere un basso profilo. “Tacere e sopire” scriveva il Manzoni.

Questo è il motto fatto proprio da una rilevante parte della classe dirigente del Paese. 

E anche, purtroppo, da molti suoi abitanti. Prevalgono la mistificazione e la cialtroneria!

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Laureato in Giurisprudenza nell’ Università di Catania. Avvocato penalista di lunga e consolidata esperienza, patrocinante presso la Suprema Corte di Cassazione e Giurisdizioni Superiori. In particolare modo svolge attività di assistenza e consulenza legale, nonché attività di rappresentanza e difesa in sede contenziosa e stragiudiziale, principalmente nel settore del diritto penale e prevalentemente nelle seguenti materie: Reati contro l’ordine pubblico; Reati contro la Pubblica Amministrazione; Reati contro la persona; Responsabilità medica; Diritto penale del lavoro; Reati contro il patrimonio. E’ stato uno dei fondatori del Movimento La Rete e poi deputato regionale dello stesso gruppo politico all’Assemblea Regionale Siciliana per due legislature. E’ un animatore e un attivista dell’impegno antimafia a Catania in Sicilia e si è distinto nell’attività professionale difendendo molti collaboratori di giustizia che hanno reciso i legami con Cosa Nostra.
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