Loading
Nuovo quotidiano d'opinione e cultura
Il tempo: la ricchezza per l’umanità
Nuovo quotidiano d’opinione e cultura

“Libere”

Un inno alla libertà femminile dalla mafia

Libere. Un titolo tanto semplice, quanto essenziale ed estremamente potente per un tema importante e cruciale per un paese come il nostro che da sempre ha combattuto e continuerà a combattere contro la mafia.

La storia che ci è sempre stata raccontata sulle vittime di mafia orbitava attorno a personaggi maschili: Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, magistrati assassinati dalla mafia nella Strage di Capaci, nel 1992; Peppino Impastato, ucciso dalla mafia nel 1978 a Cinisi; Piersanti Mattarella, fratello dell’attuale Capo dello Stato, anch’egli venuto a mancare a causa di Cosa Nostra nel 1980. Sono solo alcuni, grandi, nomi, che il nostro paese piange ancora oggi ma ai quali rende omaggio attraverso le memorie, i racconti, le testimonianze e gli insegnamenti che passano per le numerose scuole italiane. Non ci viene mai raccontato, però, chi c’è dietro a questi nomi, come se l’universo delle vittime di mafia si fermasse in un limbo che protagonisti vittime e carnefici. Ci sono delle vittime, non dirette, che non perdono la vita. Ma che perdono mariti, fratelli, nipoti, amici. Sono tutte quelle donne che sono e continueranno ad essere vittime dei mafiosi, che patiscono una sofferenza maggiore della morte, quella della sofferenza e della convivenza con il dolore per una vita che non torna più.

“Libere”, scritto e diretto da Cinzia Caminiti, interpretato da Cinzia Caminiti, Barbara Cracchiolo, Sabrina Tellico e Simona Gualtieri, racconta questo dramma che sono costrette a vivere le donne vittime di mafia. Donne che non hanno voce ma che la ottengono attraverso l’interpretazione della quattro attrici che non mettono solo in scena il dramma, lo impersonificano, lo fanno loro. “Libere” è un racconto sull’antimafia che sceglie il palcoscenico teatrale per raccontare in funzione di attivismo la lotta serrata che ogni giorno quelle donne, come guerriere, si impegnano a portare avanti in nome della libertà che da il nome all’opera. Sono il simbolo, la bandiera, la forza di questo moto di libertà. E così deve essere, sempre. Perché dietro un crudo omicidio c’è una cruda convivenza e una perenne lotta alla violenza, all’illegalità. Dietro un crudo omicidio c’è uno Stato, fatto da uomini e donne, fatto non solo da magistrati e avvocati ma anche da semplici cittadini che fanno dell’impegno contro la mafia un impegno comune, che fa bene alla comunità, che aiutano il singolo e salvano il plurale.

Ho avuto l’onore di intervistare proprio Cinzia Caminiti, la quale ringrazio, che con impegno e orgoglio ha messo in scena un’opera dal sapore drammatico e commovente ma estremamente forte e coraggioso. Ecco l’intervista:

Nell’introdurre lo spettacolo, viene fatto riferimento al dolore delle donne che diviene una bandiera. Cosa rappresenta?

Il dolore provato dalle donne offese dalla mafia è assoluto, e definitivo. E’ quando si evolve che diventa una “bandiera” un modo per portarlo dignitosamente  e trasformarlo in lotta.

Quanto profondo è il significato del titolo dell’opera “Libere”?

Le donne che vivono questa esperienza grazie ad una sorta di metabolizzazione e attivandosi per sconfiggere la mafia si liberano di un peso grande quanto un macigno. Libere dalla mafia, dalla paura, libere di affrontarla. L’hanno conosciuta nel profondo, possono, devono sconfiggerla. Si sono liberate, sono libere. Addolorate ma libere.

In una delle immagini promozionali vengono raffigurate le attrici con delle valigie in mano. Qual è il significato metaforico di tali valigie e cosa c’è al loro interno?

Dentro le valige ci sono le loro storie, le loro vite, i sogni, le speranze. C’ è la poesia del dolore di tutte le madri, di tutte le  mogli, le figlie dei morti ammazzati.  Ogni racconto di vita è lì dentro. Viene tirato fuori insieme ai vestiti, ai trucchi… Viene portato sempre addosso come un fardello che non smetterà mai d’essere tale.

Il commento del pubblico che ha già visto lo spettacolo è concordo su due tipi di emozioni: la commozione e la rabbia. Secondo lei a cosa è dovuto?

Il pubblico ha recepito ogni pensiero, ogni sospiro, ogni sguardo. Questa messa in scena è volutamente “semplice” e poetica e forte e potente perché vera e autentica. Ogni donna ritrova se stessa, la propria anima, ne comprende lo strazio, la ribellione. Per ciò si indigna e si commuove. E si arrabbia. Sono sentimenti sani ( in questo caso) sono quelli che ci fanno stare dalla parte GIUSTA.

Lo spettacolo non attenziona solo le vittime dirette della mafia, ma anche le vittime indirette: donne vicine, ma lontane, al mondo della mafia. Quali possono essere secondo lei i loro sentimenti e le loro sensazioni?

Le donne di “LIBERE” sono donne che hanno subito la mafia, qualcuna come Piera Aiello o Rita Atria o Felicia Bartolotta sì, l’hanno conosciuta da vicino ma ne hanno preso le distanze. Hanno denunciato, hanno perso le loro identità per questo, hanno visto le loro vite rivoluzionate, la piccola Rita si è suicidata… Ma un solo sentimento le ha sempre accomunate alle altre. La lotta. Una guerra combattuta per sconfiggere un nemico spietato e cattivo.

La sensibilità femminile tocca le corde di tutti gli spettatori dello spettacolo per un tema così delicato: cosa avvicina maggiormente il pubblico con gli interpreti?

Sentite queste storie, non si può più essere gli stessi. Il pubblico entra in un modo ed esce con l’anima stravolta. Questo era messo in conto. Anche io prima di fare ricerca a piene mani  nella cronaca per scrivere questo testo ero la stessa persona. Nemmeno le attrici che ho diretto lo erano.  Anche noi siamo in qualche modo diventate “attiviste”. Ci ho messo, per questo, tutta la mia sensibilità di donna e di artista. Il pugno nello stomaco DEVE arrivare dritto, forte. Se vogliamo che uno spettacolo diventi messaggio non bisogna esitare con la verità.  Il teatro è un mezzo potente che ci aiuta ad arrivare all’obbiettivo. Vorrei tante insegnanti tra il pubblico, tante madri, tante educatrici in modo da farne una eco  da trasmettere nel tempo e nello spazio. Ma ho una speranza, anche lo spettacolo ce l’ha: è riposta  tutta in un “sogno” e anche nell’educazione alla legalità  e in una gioventù sana. Non sarà semplice sconfiggerla, la mafia, ma ognuno deve poter fare qualcosa. Bisogna parlarne, raccontare, crederci. Io ci ho provato.

Ci tenevo a ringraziare nuovamente Cinzia Caminiti per l’opportunità concessami.

“LIBERE” è uno spettacolo teatrale diretto, scritto ed intrepretato da Cinzia Caminiti, con Barbara Cracchiolo – Sabrina Tellico – Simona Gualtieri;

Aiuto regia e fonica: Nicoletta Nicotra;

Azioni mimiche: Barbara Cracchiolo Simona Gualtieri;

Costumi: Ina Costa

Organizzazione: Sabrina Tellico

Produzione: Schizzid’Arte

L’opera andrà in scena l’8 e il 9 Aprile 2022 al Teatro Piccolo di Catania.

Share Article
Mi chiamo Manuel De Maria, ho vent’anni e sono uno studente all’Università di Catania presso il dipartimento di Scienze Politiche e Sociali. La passione per il giornalismo comincia dagli anni del liceo, periodo in cui cominciai a scrivere per il giornale della scuola e, successivamente, per un progetto portato avanti dalla sezione "Scuola" del quotidiano nazionale "La Repubblica" di cui sono stato anche vincitore di un premio. Inoltre, la mia passione per la politica mi ha permesso di vedere il giornalismo con più pragmaticità e certamente con maggiore attenzione e dedizione, dandomi anche una spinta in più per impegnarmi al massimo anche a livello territoriale. Da qualche anno scrivo in proprio per il mio blog e adesso sono molto felice di poter fare parte della redazione della "Clessidra 2021"!
TOP