Lesja Ukrainka, fiera e orgogliosa poetessa dell’indipendenza ucraina

Torna di attualità una grande poetessa ucraina, Lesja Ukrainka, pseudonimo di Larysa Petrivna Kosač-Kvitka , che ha scritto e lottato per la libertà e l’indipendenza del suo popolo oggi vittima di una crudele e sanguinaria guerra d’occupazione da parte della Russia. Scrittrice, poetessa e attivista, sostenne sempre l’indipendenza culturale e politica del popolo ucraino . Nacque nel 1871 nell’Ucraina del Nord e cominciò a comporre poesie a solo nove anni con “Nadija”(“Speranza”), pubblicando anche i suoi primi componimenti, Konvalija e Safo,già nel 1884. Meravigliosa e fiera figura di autodidatta imparò molte lingue europee, il greco ed il latino, e varie lingue nordiche. Già nel 1885 tradusse con il fratello le opere di Gogol. Nelle sue poesie si soffermò sulla natura sui luoghi della sua vita nonché sulle sue esperienze esistenziali. Alla fine dell’ottocento divenne famosa quando pubblicò Blakytna troianda (“La Rosa Azzurra”)in cui trattò il tema della vita degli intellettuali in Ucraina iniziando un genere che lei definì “poema drammatico” che segnò la svolta della sua produzione letteraria divenendo in tal modo per la sua originalità delle sue opere come una delle personalità più celebri e amate della letteratura ucraina.
Ukrainka si impegnò per tutta la vita per la lotta dell’emancipazione della donna e per l’indipendenza della nazione ucraina. Dunque fu una donna intraprendente e volitiva, un eroina intellettuale moderna ed evoluta.
Oltre ad essere una talentuosa poetessa il suo merito fu anche di essere una sostenitrice e attivista dell’indipendenza culturale e politica del suo popolo. Lesjia Ukrainka fu un intellettuale che manifestò una vocazione sociale sin dalle prime raccolte pubblicate, ma rafforzò sempre più questo impegno non nascondendolo e rendendolo visibile con coraggio e determinazione combattendo in prima linea a fianco dei movimenti indipendentisti molto attivi nel paese. Sostenne sempre la necessità di rendere indipendente la letteratura ucraina da quella russa paragonando la condizione del popolo ucraino alla cattività babilonese nel primo poema drammatico. Ukrainka fu una voce limpida ,forte e acuta di questo bisogno di autonomia e indipendenza sin dalle prime raccolte pubblicate, per diventare ogni giorno più forte e visibile nel tempo. Nella sua opera “Kassandra”, pubblicata nel 1908, la scrittrice paragonò la tragica storia di Troia con quella dell’Ucraina utilizzando la voce della profetessa Cassandra per incitare e risvegliare dal torpore gli ucraini.Nel poema “Bojarynja”, che venne pubblicato nel 1910, la donna ritornò sul tema criticando l’apatia e l’immobilismo e la rassegnazione degli ucraini.
Raggiunse l’apice di questo impegno nella sua idea di nazione con la celebre “Contra spem spero” in cui usò parole come queste: “Via, pensieri, voi, nubi autunnali!Ora è la primavera dorata!Forse nell’amarezza, nel pianto.Passeranno gli anni della giovinezza?”
Non tollerò mai la dipendenza e la subordinazione dal’impero russo che provocava la sofferenza degli ucraini. Tutte le sue opere si soffermarono su tali argomenti della passività e della mancanza di reazione degli ucraini :Na ruïnach (“Sulle Rovine”,1903) Vavylons’kyj polon (“La cattività babilonese”,1903), e V domu roboty—V kraïni nevoli (“Nella casa del lavoratore, nella terra della schiavitù”,1906),U katakombach (“Nelle catacombe”,1905). Poi nel poema drammatico Bojarynja (“La Boiarina”del 1910) sviluppò il tema scottante dell’esigenza della lotta armata per liberare il popolo ucraino dal giogo moscovita.
Nel 1909 fece la scelta di aderire al “Club ucraino” fondato a Kiev da un musicista Mykola Lysenko. Si ammalò di tubercolosi peregrinò tra Germania, Austria-Ungheria, Italia, Egitto, e anche nel Caucaso per curarsi. Questi viaggi le consentirono nuovi e stimolanti contatti con la cultura di altre nazioni. In Italia trascorse due anni a Sanremo nella Villa Natalia (oggi Villa Adriana), presso la famiglia Sadovskie, che soleva ospitare connazionali attratti dal clima mite della cittadina ligure. Ukrainka nelle sue lettere parlò spesso del “clima paradisiaco” di Sanremo, dal quale evidentemente trasse beneficio. Nonostante i tentativi di curarsi morì all’età di 42 anni nel 1913.