Scacco a Putin

Uno dei più irriducibili avversari di Putin conosciuto in Occidente più per le sue imprese scacchistiche che non per la sua storia di attivista politico è stato l’ex Campione del Mondo di scacchi Gary Kasparov (1985-2000); Kasparov non ha mai nascosto le sue opinioni politiche e non ha mai smesso di attaccare pubblicamente Putin qualificandosi come oppositore particolarmente conosciuto all’estero grazie alla sua prestigiosa carriera che lo ha portato a diventare all’età di 22 anni nel 1985 il più giovane Campione del Mondo di scacchi.
Che tra l’ex Campione del Mondo ed il Presidente della Russia non corra buon sangue, è notorio; ma al di la del pessimo rapporto personale tra i due, anche la FIDE, acronimo francese per la Federazione Internazionale degli Scacchi ha preso posizione riguardo le ultime vicende sospendendo da tutte le competizioni sia la Russia che la Bielorussia per la guerra in Ucraina, così come è accaduto per lo sport e per le manifestazioni olimpiche (si pensi al boicottaggio che ha suscitato clamore in occasione delle ultime paralimpiadi essendo stati esclusi si gli atleti russi che i bielorussi).
Come se non bastasse si sono mossi sia gli scacchisti russi che quelli ucraini ovviamente in ambiti completamente diversi.
Gli scacchisti ucraini hanno firmato una durissima petizione chiedendo l’esclusione di tutti i giocatori russi da tutte le competizioni internazionali e che venisse destituito dalla FIDE l’attuale Presidente della Federazione scacchistica russa Arkady Dvorkovich che è stato ministro e collaboratore di Putin; mentre i giocatori russi capitanati dal Grande Maestro Neponmiachtchi sfidante del Campione del Mondo il GM norvegese Magnus Carlsen, e dalla già campionessa del mondo Alexandra Kosteniuk (2008-2010) nella petizione chiedono il cessate il fuoco, una soluzione politica al problema, che ogni errore, come avviene sulla scacchiera, può portare l’irreparabile, che si deve fermare immediatamente la guerra e che gli scacchisti ucraini sono solo avversari e non nemici.
C’è chi come il GM russo Alexander Grishuk, la cui moglie è ucraina, che non è d’accordo con il proprio paese e c’è chi come il GM Romanov ha cambiato nazionalità diventando norvegese.
E gli esempi continuano giorno per giorno per cui gli scacchisti che vogliono stare lontano dalla ribalta politica sono costretti, per un motivo o per un altro a prendere posizione.
Sono questi i fatti che stanno sconvolgendo persino il mondo degli scacchi che, paradossalmente, nella storia recente non è mai stato alieno a vicende più grandi come lo scoppio delle due grandi mondiali; si pensi a quello che accadde, tanto per fare un esempio, tra il luglio e l’agosto del 1914, quando a causa della mobilitazione generale si interruppero i rapporti diplomatici tra i paesi europei ed un torneo internazionale che si stava disputando a Manheim in Germania proprio in quei drammatici giorni fu sospeso e i giocatori russi che si trovavano in Germania per partecipare ad un importantissimo torneo furono arrestati come se fossero soldati nemici della Triplice Intesa; oppure all’uso propagandistico del gioco degli scacchi durante il secondo conflitto mondiale nei tornei organizzati dalla Germania nazista e nella Unione Sovietica nei quali furono costretti obtorto collo a partecipare i giocatori più rappresentativi del tempo.