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Ludopatia,vizio o malattia?

La ludopatia non è “un vizio”. E non si può definire neanche “una cattiva e dannosa abitudine”. 

E’  una vera e propria malattia. Anzi, una grave malattia! Un vero e proprio cancro!

Un cancro che, partendo dal cervello di  un individuo, inesorabilmente si impossessa del pensiero, della parola, del gesto, dell’azione, dei riflessi, di tutto.!

E’ il grado più dannoso e pericoloso della dipendenza dal gioco. 

E tocca e coinvolge completamente un soggetto, la sua famiglia, i figli, gli amici, i parenti, i conoscenti, il lavoro.

Spesso può portare il soggetto ludopatico nelle mani di strozzini e di criminali.

La cosa peggiore è che il ludopatico tende a minimizzare la situazione nella quale si trova coinvolto e a non riconoscere i danni alla propria libertà, quando non addirittura alla propria esistenza, e a quella dei tanti che gravitano intorno  alla sua vita.

In pratica il soggetto in questione si assoggetta in maniera acritica e compulsiva a un perverso meccanismo che, in caso di vittoria momentanea, sull’onda di un’ effimera euforia, spinge a nuovamente giocare e rigiocare. E in caso di perdita spinge a rigiocare nell’illusione di poter recuperare.

In realtà si tratta di un meccanismo infernale progettato apposta per  distruggere il soggetto che vi cade dentro.

Addirittura progettisti e gestori di software delle slot-machines hanno immaginato e realizzato un algoritmo in base al quale, quando il giocatore sfiduciato rallenta il flusso di monete che immette nella macchina, gli concede una discreta vincita, allo scopo di fargli credere che la fortuna si sia ricordata di lui. E che quindi il gioco possa riprendere con fiducia del giocatore.

Una vera e propria vergogna criminale.

Purtroppo di fronte a questa gravissima malattia tutto perde di valore: i sentimenti, le relazioni, il danaro, il patrimonio personale e familiare.

Il ludopatico può essere dipendente da qualsiasi gioco: da quello delle carte al gioco del Lotto, dall’Enalotto alle slot-machines, dal “Gratta e vinci” al Bingo, al Totocalcio, alle corse dei cavalli ai risultati delle gare di Formula-Uno.

E si tratta di tutti giochi organizzati dallo Stato che quindi da queste pratiche trae un profitto non indifferente.

Purtroppo però una mole ben più corposa di questa variegata materia è sotto il pugno dalla Criminalità Organizzata che gestisce un complesso mondo di scommesse clandestine che permettono di rischiare somme anche ingenti su fatti di dettaglio come ad esempio “chi metterà a segno il primo goal” in una determinata partita di calcio.

La Criminalità Organizzata da queste pratiche esce sempre con ingenti utili. 

E questo perché la stessa è anche in grado di falsare i risultati delle gare, spesso attraverso la corruzione o l’intimidazione (quando non le minacce) di atleti, attraverso il doping o altre pratiche criminali.

Nove volte su dieci il ludopatico è  povero. Infatti il povero si fa stritolare più facilmente dalla dipendenza. Anche perché è spinto dal desiderio di un riscatto economico-sociale.

Le sale Bingo sono quasi sempre frequentate da pensionati. E sono in maggioranza pensionati con introiti mensili non particolarmente corposi.

Quel che più fa riflettere è che lo Stato queste cose le sa. E le sa molto  bene.

In realtà “i ricchi” per divertirsi o provare a incrementare la loro condizione non hanno bisogno delle sale Bingo. Magari frequentano i Casinò dove comunque la c’è sempre la longa manus dello Stato.

Il nostro Paese nell’ Unione Europea è quello dove è maggiormente diffuso il gioco d’azzardo. 

Siamo i peggiori… In pratica siamo ventisettesimi su ventisette Paesi europei. 

Oltre che essere notoriamente i peggiori per la diffusione della Criminalità Organizzata.

Allo stato attuale in Italia si conta una slot-machine ogni 133 abitanti.

Lo Stato Italiano ogni anno incamera dal gioco di azzardo 10 miliardi di Euro. L’equivalente di 200.000 case popolari.

Ma non costruisce case popolari.

Per contro, sempre lo Stato impegna circa 5 miliardi di Euro per contrasto diretto o cure della ludopatia (in pratica un cane che si morde la coda) e ne perde altri venti o venticinque se si guarda a tutti gli altri costi “indiretti”: costi sociali, ivi compreso il rafforzamento e la diffusione della Criminalità Organizzata.

Tutto danaro sottratto ad impieghi sociali e sanitari più corretti.

Interessante qualche nota sulla tassazione.

La tassazione sulle vincite superiori a 500 Euro in Italia va dall’8% al 21%.

Invece la tassazione sul lavoro, contando solo l’Irpef, va dal 23% al 43%. Più del doppio.

E vale ancora la pena notare che i gestori di slot-machines nello scorso decennio avevano accumulato un debito fiscale nei confronti dello Stato di circa 93 miliardi, che poi tra sanatorie, accordi e altre evasioni è stato saldato in appena 650 milioni di Euro. In pratica lo Stato ha incassato meno dell’1% di quanto dovuto.

Comunque, tornando agli effetti della ludopatia si può dire che i danni che la stessa provoca sono paragonabili a una macchia d’olio che si espande sempre di più.

Si va in depressione, si perde la stima di se stessi, si sviliscono e si falsificano i rapporti coniugali, i rapporti con i figli, coi parenti, con l’ambiente di  lavoro, con la Società intera.

Il ludopatico si isola sempre più e quindi rifiuta l’aiuto di quella componente umana che il tessuto familiare e sociale potrebbero offrirgli.

Una specie di tunnel in fondo al quale ci sono strozzini e delinquenti.

Tuttavia ci conforta il fatto che questo tunnel non sia sempre senza ritorno. Tante volte si può tornare indietro, a partire da un’ indispensabile presa di coscienza sociale.

Ognuno, ognuno di noi, anche chi con la ludopartia non ha nulla a che fare, deve rendersi conto che esiste un pericolo disseminato nei punti più disparati :…nei bar, nelle tabaccherie, nei sedicenti “circoli culturali”, nelle sale da gioco, nelle bische.

E proprio per questa presa di coscienza che ognuno, proprio ognuno, deve assumersi delle responsabilità.

A partire da queste premesse, dalla ludopatia molto spesso si può uscire: con un processo di prese di coscienza: sociale, presa di coscienza nell’ambiente delle amicizie, della famiglia. E infine presa di coscienza da parte dell’individuo stesso.

Fondamentali sono i Centri di ascolto e di auto-aiuto. Infatti molto difficilmente il ludopatico potrà uscire da solo dalla sua  prigione.

Nei Centri di ascolto ciascuno può raccontare agli altri la propria esperienza e la propria sofferenza, riuscendo ad avvalersi dell’opera di esperti, psicologi, sociologi etc.

E’ ciò che avviene anche tra gli alcoolisti che si sostengono a vicenda nel superare le proprie notevoli difficoltà.

I risultati conseguiti  da questi Centri di ascolto sono fortemente apprezzabili, dal momento che risultano esiti positivi dell’ ordine del 65-70%.

Si tratta di un risultato considerevole, ma ancora da migliorare…principalmente partendo dall’educazione dei giovani, dalla scuola, dalle famiglie, dagli oratori.

E’questa la strada…La strada “dell’Umanità”..L’unica strada percorribile per ottenere risultati concreti in questa dura e difficile battaglia.

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Ingegnere in diverse aziende multinazionali e successivamente docente negli Istituti tecnici Industriali, dal 1971 al 1984 partecipa come pittore sia al Gruppo romano “Cento pittori di Via Margutta” che al Gruppo bresciano “A.Canevari” conseguendo diversi premi e presentando le proprie opere in mostre sia personali che collettive in Italia, in Germania e in Egitto (fino al 1992). Nel 1997 fonda la Compagnia “Nuovo Teatro - Brescia” successivamente denominata “Circolo Culturale Clemente Di Rosa” con la quale porta in scena circa 260 serate di teatro e di musica sia a Brescia e Provincia che a Milano e Provincia e a Vicenza. Notevole il successo degli spettacoli (su testi propri) riguardanti storia, arte e cultura della città di Napoli e dei suoi dintorni a partire dalla trilogia “Jesce Sole” fino a “Terno secco” spettacolo celebrativo delle figure di Eduardo Scarpetta, Eduardo De Filippo e Massimo Troisi. Nelle suddette serate riveste quasi sempre anche il ruolo di “primo attore”. Nell’estate 2000 nel cortile del Palazzo Martinengo a Brescia partecipa (per il Teatro del Te) alla tragedia “Vittoria Accoramboni” di Sergio Gianani nel ruolo del Papa Sisto V°. Partecipa negli anni a diversi Laboratori Teatrali (quattro con l’attrice Lucilla Giagnoni presso il Teatro Sociale di Brescia), uno con la regista berlinese Heidrun Keletch della Berliner Baume School e ancora uno (“Tragedia e dialogo”) tenuto dall'attrice Laura Curino, sempre presso il Teatro Sociale di Brescia. A partire dall’Autunno 2000 costituisce un “Laboratorio di informazione e pratica teatrale” a carattere semipermanente che è finalizzato all’elaborazione e allo studio di numerosi testi propri oltre che di Euripide, K.Gibran, W. Shakespeare, H.Ibsen, G.B.Shaw, E.Ionesco, G.Bernanos, D.Fabbri, E. De Filippo, L.Pirandello, A.R.Giusti, M.Troisi, L.Lunari, G.Testori, A. Bevilacqua, S. Gianani, M. Albini, A. Medioli. Come esito di detti studi, negli anni mette in scena numerosi spettacoli antologici riguardanti gli Autori citati. Nello stesso periodo vengono realizzate anche serate di poesia su testi di Prevert, Lorca, Pessoa, Neruda, Tagore, Hikmet, Mafuz e di numerosi poeti cinesi, oltre che diverse e ben riuscite serate sull’intera Letteratura Italiana e sulla Letteratura Francese. Degno di particolare menzione lo spettacolo “Luchino V.”, portato in scena nel 2006 a cento anni dalla nascita e a trent’anni dalla scomparsa di Luchino Visconti. Lo spettacolo recuperava dall’opera del grande Regista milanese atmosfere, musiche ed emozioni. Nel 2007 veniva poi realizzato lo spettacolo "La Ciociara" tratto dall'omonimo romanzo di Alberto Moravia. Nel periodo 2001 al 2004, oltre ad alcune serate culturali nella città di Matera, collabora con la Compagnia teatrale “Pusher theatre” di Brescia per la realizzazione della commedia “Tre sull’altalena” di Luigi Lunari e del dramma “La Gatta sul tetto che scotta” di Tennessee Williams. In quest’ultima interpreta la parte del padre, Daddie Pollitt. Successivamente, sempre per la stessa Compagnia, è impegnato nella parte del “Capocomico” nelle rappresentazioni del dramma di Luigi Pirandello “Sei personaggi in cerca d’autore”. Nell' anno 2009 approda alla regia di serate liriche realizzando nel mese di Aprile una Via Crucis su testi propri con intervento di strumenti, voci liriche e coro; nel Dicembre dello stesso anno si assume la regia tecnica di uno spettacolo dal titolo "La storia di Violetta (Sintesi de "La Traviata" di G.Verdi). Vincitore nell’anno 2000 del Premio di poesia “La Leonessa” (poesia dialettale napoletana) e successivamente premiato ancora in tre edizioni dello stesso Premio. E’ anche autore del libro “CAOS e Ragione” pubblicato nel 2007 presso l’Editore Starrylink di Brescia.
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