Via Dafne

Eri un bimbo sperduto, non avevi un nome.
Solo la testa nera avevi, gli occhi neri
e i capelli arruffati contro il vento. Col cuore
gonfio trattenevi il pianto tra due golfi
di case aperti al mare e clamore di ragazzi
e panni al sole nella trama dei fili sopra i tetti.
A due passi da casa, Via Dafne fu la prima
pena di sentirti solo a petto stretto, il disperato
strazio per una pista smarrita.
Adesso grandi corsi, viali, piazze,
quella pena irridono, la sfanno con dolcezza
come nebbia. Rimane l’accanirsi delle dita,
il gesto serrare i pugni in tasca, vano
a trattenere quel nulla di te. E ogni passo,
veloce, più veloce, tenta la soglia
d’ombra che l’attira, la distanza infinita
si fa bruma di soffi. Tu sei di là, dove
la strada trema al volo breve dei passeri,
il fiato che non giunge a farsi voce:
un alito di brezza.