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Sull’ergastolo ostativo la commissione giustizia approva la nuova norma

Il nostro Parlamento deve ancora legiferare sull’ergastolo ostativo ed ha tempo sino al  10 Maggio per approvare la nuova normativa così da rispondere ai rilievi della Consulta l’ha dichiarato incostituzionale concedendo un anno di tempo al legislatore. La Commissione Giustizia  ha approvato la riformulazione di alcuni emendamenti presentati da tutti i gruppi in cui si prevedevano che fosse il Tribunale di sorveglianza e non il giudice monocratico a decidere sulle richieste di benefici presentate da chi è condannato per reati di Mafia e terrorismo

La Commissione Giustizia della Camera ha sostanzialmente approvato la riforma dell’ergastolo ostativo ritenuto illegittimo con una ordinanza della Corte Costituzionale che l’ha dichiarato illegittimo.  Tale sentenza è stata emesse l’anno scorso ad Aprile e e il contenuto prevedeva la  bocciatura del divieto di liberazione condizionale   dei condannati per reati di mafia e terrorismo che non collaborano con la giustizia. Questa norma riguarda soprattutto i mafiosi più pericolosi che non collaborano con la giustizia come quelli condannati per le stragi del 1992 -93.

La richiesta di modificare la norma al legislatore era comunque condizionata dalla Consulta che aveva riconosciuto che “l’accoglimento immediato delle questioni rischierebbe di inserirsi in modo inadeguato nell’attuale sistema di contrasto alla criminalità organizzata”. E quindi aveva dato tempo un anno al legislatore di decidere su questa scottante materia  . La reazione alla modifica della norma approvata in commissione registra le prime reazioni positive e in questo senso ha dichiarato  il Presidente della Commissione Giustizia Mario Perantoni (M5s): “Questo è un ottimo risultato”. Quindi  la norma approvata prevede che i benefici “possono essere concessi ai detenuti e agli internati per i delitti ivi previsti, anche in assenza di collaborazione con la giustizia ai sensi dell’articolo 58-ter o dell’articolo 323-bis del codice penale, purché gli stessi dimostrino l’adempimento delle obbligazioni civili e degli obblighi di riparazione pecuniaria conseguenti alla condanna o l’assoluta impossibilità di tale adempimento e alleghino elementi specifici, diversi e ulteriori rispetto alla regolare condotta carceraria, alla partecipazione del detenuto al percorso rieducativo e alla mera dichiarazione di dissociazione dall’organizzazione criminale di eventuale appartenenza, che consentano di escludere l’attualità di collegamenti con la criminalità organizzata, terroristica o eversiva e con il contesto nel quale il reato è stato commesso, nonché il pericolo di ripristino di tali collegamenti, anche indiretti o tramite terzi, tenuto conto delle circostanze personali e ambientali, delle ragioni eventualmente dedotte a sostegno della mancata collaborazione, della revisione critica della condotta criminosa e di ogni altra informazione disponibile. Al fine della concessione dei benefici, il giudice di sorveglianza accerta altresì la sussistenza di iniziative dell’interessato a favore delle vittime, sia nelle forme risarcitorie che in quelle della giustizia riparativa”.

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Rosario Sorace, nasce a Giarre il 13 maggio 1958;nel 1972, a 14 anni, inizia un intenso impegno politico e sociale. A soli 25 anni diventa segretario regionale dei giovani socialisti in Sicilia e dopo due anni, nel 1985, viene eletto al Consiglio Comunale di Giarre. Successivamente, viene eletto al Consiglio Provinciale di Catania dove svolge la carica di Assessore allo Sviluppo Economico. Nel 1991 viene eletto Segretario della Federazione Provinciale del PSI di Catania. Nel contempo consegue la laurea in Scienze Politiche presso l'Università degli Studi di Catania in cui oggi svolge il servizio in qualità di funzionario di Biblioteca del Dipartimento di Scienze Chimiche. È giornalista pubblicista. Collabora dal 2018 con i giornali on line IENE SICULE, SIKELIAN, IL CORRIERE DI SICILIA e AVANTI LIVE. È un grande di lettore di prosa e scrittore di poesie.
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