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Costruire un’alternativa al governo delle mafie

Bisogna affermarlo con assoluta decisione e chiarezza, senza tentennamenti: in molte aree del nostro Paese la mafia non è più antistato, nè organizzazione eversiva dei poteri legali.

Essa, in queste aree, costituisce un “governo” riconosciuto, rispettato, efficiente e temuto.

La mafia si è fatta “stato”!

Gestisce il potere istituzionale e politico; controlla le attività economiche esigendo tributi 

sulle più significative manifestazioni di ricchezza; ha il monopolio della coercizione.

Queste non sono affermazioni sociologiche, ma il risultato dell’esame rigoroso di dati oggettivi e riscontrati.

Le varie mafie sono in stretta connessione con altre forme di potere occulto, anzi talora agli ordini di alcune di esse.

Ciò consente il loro stabile insediamento nella organizzazione politica, economica e sociale del Paese, fino a diventarne parte integrante.

Alle tradizionali cosche mafiose si aggiunge, sinergicamente, la mafia dei “colletti bianchi”, fatta da imprenditori, professionisti, impiegati e funzionari pubblici, politici.

Questo avviene nonostante, e in barba, alle varie e ripetute dichiarazioni, sovente solo formali, dei vari governi e delle forze politiche.

In gran parte delle regioni meridionali, e progressivamente anche in altre, la democrazia come dialettica di valori ed interessi diversi non esiste più.

Al suo posto si va affermando l’oppressione feudale di gruppi criminali che si contendono le risorse pubbliche.

I cittadini sempre più appaiono ridotti a spettatori passivi, rassegnati, talora terrorizzati.

Tali contese avvengono anche all’interno dei partiti che, di volta in volta, sono al potere.

Il potere mafioso, così, è considerato irreversibile, quasi necessitato, talora salvifico rispetto alla soluzione di alcuni problemi.

Esso, in tal modo, si è fatto “cultura”, cioè concezione di vita e di rapporti.

Il favore e il privilegio soppiantano i diritti.

Che fare?

L’ intervento repressivo delle Forze dell’Ordine e della Magistratura è necessario, ma non basta.

Occorre una vasta presa di coscienza della parte sana della società.

Occorre una mobilitazione permanente contro tutte le mafie.

Occorre impegnarsi nella formazione delle nuove generazioni, affinché prevalga la cultura dei diritti, della uguaglianza e della solidarietà.

Occorre ricercare percorsi nuovi e concreti da intraprendere anche sul piano economico, che siano alternativi al sistema di potere politico mafioso.

Occorre che si creino punti di riferimento alternativi, per il soddisfacimento di bisogni sociali che non trovano risposta, o la trovano distorta all’interno del circuito mafioso e clientelare.

Occorre una nuova classe politica.

Occorre mettersi assieme e studiare per costruire un’alternativa.

Occorrono coraggio e fantasia.

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Laureato in Giurisprudenza nell’ Università di Catania. Avvocato penalista di lunga e consolidata esperienza, patrocinante presso la Suprema Corte di Cassazione e Giurisdizioni Superiori. In particolare modo svolge attività di assistenza e consulenza legale, nonché attività di rappresentanza e difesa in sede contenziosa e stragiudiziale, principalmente nel settore del diritto penale e prevalentemente nelle seguenti materie: Reati contro l’ordine pubblico; Reati contro la Pubblica Amministrazione; Reati contro la persona; Responsabilità medica; Diritto penale del lavoro; Reati contro il patrimonio. E’ stato uno dei fondatori del Movimento La Rete e poi deputato regionale dello stesso gruppo politico all’Assemblea Regionale Siciliana per due legislature. E’ un animatore e un attivista dell’impegno antimafia a Catania in Sicilia e si è distinto nell’attività professionale difendendo molti collaboratori di giustizia che hanno reciso i legami con Cosa Nostra.
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