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Nuovo quotidiano d'opinione e cultura
Il tempo: la ricchezza per l’umanità
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tick, tick… Boom!

Regia di Lin-Manuel Miranda, con Andrew Garfield, Alexandra Shipp, Robin de Jesus, Vanessa Hudgens; Musiche di Jonathan Larson. USA, 2021 (115’)

Con il lockdown causato dall’emergenza sanitaria vado sempre meno spesso al cinema. Ma, a dire il vero, avevo già perso l’abitudine, come se una cesura fosse avvenuta a un certo punto della mia vita. C’è un prima, quando andavo al cinema due, tre o anche quattro volte la settimana (beh, gestivo un cinema, dirà qualcuno di voi, era facile…), e c’è un dopo, con le sortite cinematografiche che si sono andate diradando rapidamente. In più, lo streaming, da qualche anno a questa parte, (e insieme la pandemia), ha dato il colpo di grazia alla fruizione del film in sala.

Cionondimeno vi esorto e mi esorto affinché il cinema ridiventi il luogo del film per eccellenza, con la sala buia capace di far emergere da ogni pellicola questo sogno collettivo che è stato tanto importante per la formazione di intere generazioni.

Di formazione in effetti parla anche questo film di Lin-Manuel Miranda, (visto su Netflix, per l’appunto), che ci racconta soprattutto un’atmosfera e la palpabile fede nell’arte, nel realizzarsi tramite l’arte. Protagonista un giovane Jonathan Larson che, prossimo ai 30, crede di avere ormai disperso tutte le sue energie senza riuscire ad arrivare al successo. Intorno a lui un amico, ex attore, che ha già rinunciato all’arte per un elevato stipendio, una fidanzata che sta per rinunciare al ballo scegliendo l’insegnamento, e un’intera generazione (siamo nel ’90) che vive di belle speranze nei dintorni di Broadway e del mondo dello spettacolo newyorkese mentre su di lei incombono la minaccia dell’HIV e dell’AIDS.

Jonathan Larson allora ebbe il merito di svecchiare il musical, e imporsi per una dozzina d’anni sui palcoscenici con migliaia di repliche del suo “Rent”. Ma, prima, aveva dovuto sudare sette camicie per farsi largo a spintoni, mentre l’orologio della sua vita andava inesorabilmente avanti dandogli l’impressione di non riuscire ad arrivare in tempo alla meta. Questo svecchiamento è ben reso dalle scelte drammaturgiche del regista in questo musical che si fa amare sin dalle prime battute (devo dire, anche se non amate il genere), perché il tempo dà il ritmo al film, come alle canzoni, agli avvenimenti e alle delusioni, al suo protagonista che si racconta su un palco, e alle vicende reali che coinvolgono lui e i suoi amici nella realtà e sulla scena. Non è un caso che il film abbia vinto un Golden Globe per l’attore protagonista Andrew Garfield e un altro per il montaggio che riesce a combinare in maniera accattivante e incalzante i vari piani del racconto. “tick, tick… Boom!” è insomma una piacevolissima sorpresa, capace di riconciliarci col cinema di una volta pur guardando al futuro, in grado di raccontare le speranze di chi vuole cambiare il mondo partendo da un film, o da una coreografia, o da un’opera d’arte, mettendosi in gioco continuamente e senza la paura di non farcela. Tranne quella del tempo, che è sempre tiranno, e che così fu anche per Larson il quale ebbe la sfortuna di morire giovane, mentre il suo musical continuava a mietere successi in tutto il mondo.
Voto: 8

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Rosario Lizzio, nato nel '58, da giovanissimo viene folgorato dalla passione per il cinema e, al V ginnasio a Giarre, inizia a tormentare compagni e amici con cineforum su Pasolini, Bergman, Truffaut, Kubrick e altri autori contemporanei. Dal 1979 al 2002 gestisce un cinema d'essai e un'arena estiva a Catania, ospitando registi e attori e realizzando varie rassegne molto seguite. Scrive anche sulla pagina degli spettacoli de La Sicilia, realizza corsi di formazione e poi insegna per cinque anni "Storia e critica del cinema" all'Università di Catania. Per dimostrare di conoscere altro al di fuori dei film, si occupa di migranti (al C.A.R.A. di Mineo), di video, comunicazione, siti web, giornalismo e scrittura. Per la sceneggiatura del film "The Wait" vince un premio al 49° World Fest di Houston. Ultimamente di lui non si hanno più tracce nella vita mondana catanese.
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