Bocciato il referendum sull’eutanasia legale

Il primo dei quesiti referendari all’esame della Corte Costituzionale sull’eutanasia è stato bocciato dalla Consulta che l’ha ritenuto inammissibile. E il quesito referendario verteva sulla proposta di depenalizzare il reato di omicidio del consenziente. Dura la reazione dell’Associazione Coscioni che ha diramato una nota : “Non lasceremo nulla di intentato, dalle disobbedienze civili ai ricorsi giudiziari. Ci rivolgeremo anche alle forze politiche e parlamentari, in questi anni particolarmente assenti o impotenti”.
La Corte costituzionale avrebbe ritenuto inammissibile il quesito perché, “a seguito dell’abrogazione, ancorché parziale, della norma, non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili”. Comunque tra qualche mese, come sempre, si dovrà aspettare il contenuto delle motivazioni delle sentenze.
Marco Cappato che è stato in prima linea in questa battaglia raccogliendo le firme per ottenere il referendum ha dichiarato piangente : “Questa per noi è una brutta notizia,credo che sia una brutta notizia per coloro che subiscono e dovranno subire ancora più a lungo sofferenze insopportabili contro la loro volontà. Credo sia ancora di più una brutta notizia per la democrazia del nostro Paese perché sarebbe stata una grande occasione per collegare la realtà sociale con le istituzioni su questo molto disattente”. Anche la presidente del comitato promotore Filomena Gallo ha preso posizione :“Abbiamo comunque gettato il seme per una nuova stagione laica e di democrazia nel nostro Paese. Grazie a tutti coloro che hanno dato forza alla nostra battaglia”. Tuttavia nonostante la battuta d’arresto, l’Associazione Luca Coscioni ha preannunciato che “il cammino verso la legalizzazione dell’eutanasia non si ferma. Certamente, la cancellazione dello strumento referendario da parte della Corte costituzionale renderà il cammino più lungo e tortuoso, e per molte persone ciò significherà un carico aggiuntivo di sofferenza e violenza. Ma la strada è segnata”. L’Associazione proseguirà la battaglia legale : “Non lasceremo nulla di intentato, dalle disobbedienze civili ai ricorsi giudiziari. Ci rivolgeremo anche alle forze politiche e parlamentari, in questi anni particolarmente assenti o impotenti, e prenderemo in considerazione la possibilità di candidarci direttamente a governare per realizzare le soluzioni che si affermano ormai in gran parte del mondo democratico”.
Il comitato per il referendum Eutanasia Legale,portato avanti da questa Associazione Luca Coscioni, è stato creato nell’ aprile 2021 e soltanto nel periodo che va da giugno a settembre dello stesso anno ha raccolto oltre 1,2 milioni di firme. Una mobilitazione enorme e straordinaria che non ha precedenti nella storia dei quesiti referendari e che aveva superato abbondantemente la soglia minima di 500 mila firme . Si sono spesi in questa battaglia per 13 mila volontari e vi è stata una grande adesione dell’opinione pubblica sul tema che ,certamente, adesso non può essere sottovalutata dalla forze politiche presenti in Parlamento chiamati a legiferare sulla materia assai scottante. Non si esclude ,quindi, che a fronte della bocciatura da parte della Corte Costituzionale del referendum sull’ eutanasia legale il Parlamento possa comunque provvedere ad approvare una legge sul suicidio assistito che deriverebbe dalle indicazioni della Consulta.
Tale tema di forte impatto civile e sociale è all’esame della politica da oltre 40 anni per le resistenze del mondo cattolico e non si è riusciti a trovare un accordo complessivo nonostante le decine di proposte di legge presentate. Attualmente giace a Montecitorio una legge sul suicidio assistito che è in discussione e che secondo i promotori referendari è ritenuta molto retriva e restrittiva rispetto al contenuto della sentenza della sentenza della Consulta sul caso di Dj Fabo che oggi ha efficacia di legge. In questo momento infatti è in vigore un “meccanismo rigido di obiezione di coscienza-secondo Cappato- che rischia di portare a una paralisi della struttura sanitaria, che invece deve essere obbligata a rispettare le volontà del malato”. Infatti il fine del referendum per l’eutanasia legale era quello di depenalizzare l’omicidio del consenziente che attualmente viene punito dall’articolo 579 del codice penale con la reclusione da 6 a 15 anni.