L’Italia inadempiente sul tema della corruzione

L’Italia ancora una volta inadempiente nei confronti dell’Europa e stavolta sul tema della corruzione. Infatti il governo non ha recepito la direttiva Ue sul whistleblowing e ora rischia una procedura d’infrazione oltre che una pessima figura a livello internazionale. Qualche settimana fa sono scaduti i termini per recepire la direttiva europea relativa ai segnalatori di illeciti che è una valida procedura e fondamentale azione per integrare la legge del 2017. Queste nuove indicazioni europee garantiscono maggiori tutele contro le ritorsioni. Tuttavia il governo italiano sembrerebbe assolutamente disinteressato all’argomento . Dopo i dati dell’ Anac e Transparency international giungono anche quelli del Centro studi enti locali che registrano il dato del calo del 45% della segnalazioni dal periodo che va dal 2018 al 2021.La Commissione europea potrebbe aprire presto una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia per questo mancato recepimento della direttiva Ue sul whistleblowing. “Il mancato recepimento è una bella figuraccia a livello internazionale”, afferma in un comunicato di The Good Lobby, l’organizzazione che si occupa di trasparenza. E in questa nota si denuncia che l’Italia è sotto le lenti d’ingrandimento della Commissione che mette in rilievo nel silenzio generale questa grave omisssione da parte delle autorità italiane. “Nulla è stato fatto. Non male per un governo che si trova ad affrontare la più importante fetta del Pnrr e che la trasparenza è più capace a predicarla che applicarla”. “E spiace notare – afferma Federico Anghelé di The Good Lobby – che il governo italiano, oggi preso a modello da altri paesi e dalla stampa internazionale, risulti totalmente disinteressato all’argomento a differenza di Francia, Spagna e Portogallo”. Vi è anche un dossier realizzato da Csel (Centro studi enti locali) pubblicato recentemente che rileva questo calo delle denunce e segnale l’urgenza di potenziare lo strumento del whisteblowing in modo da tutelare chi intenda rivolgersi all’Autorità nazionale anticorruzione.
Lo stesso presidente dell’Anac Giuseppe Busia, aveva già denunciato l’inadempienza dell’Italia all’inizio dell’anno : “I whistleblower svolgono un ruolo essenziale nel portare alla luce fatti corruttivi o fondati sospetti di illeciti che possono minacciare l’interesse pubblico. In tutti i paesi che riconoscono questo istituto, le segnalazioni hanno permesso la protezione di interessi comuni fondamentali, nonché il recupero di ingenti risorse pubbliche”. La direttiva Ue tende a includere nella definizione di whistleblower quelle figure che sono fuori della tradizionale relazione lavorativa. In tal senso si intende i consulenti, i membri dei consigli direttivi, ex dipendenti e candidati a posizioni lavorative. Fornire anche una forte protezione anche a coloro che assistono i whistleblower. Poi nella stessa direttiva si fa riferimento al fatto che nelle segnalazioni non devono assumere rilievo le motivazioni che spingono a denunciare e si deve permette ai whistleblower di denunciare illeciti direttamente nel luogo di lavoro oppure alle autorità competenti. Ancora si alza il livello di tutela per il denunciante cin il divieto di ogni tipo di ritorsione e si prevedono sanzioni per coloro che ostacolano il diritto a segnalare oppure attuano ritorsioni o non rispettano l’obbligo di mantenere la confidenzialità. Gli Stati membri dell’Unione devono garantire l’accesso a un servizio gratuito che sia indipendente e che assista legalmente e finanziariamente il denunciante. Già un mese prima della scadenza , The Good Lobby e Transparency International , avevano invocato affinchè il governo Draghi ponesse rimedio all’approvazione della normativa che “è un tassello fondamentale per evitare che le risorse europee del Recovery Fund finiscano in mano al malaffare”, sottolinea Anghelé. Infatti per il direttore dell’ufficio italiano di The Good Lobby il recepimento della direttiva Ue “è essenziale per garantire maggiori tutele contro le ritorsioni perché permetterà di scegliere fra diversi canali di segnalazione, anche al di fuori della propria azienda o amministrazione. Un aspetto fondamentale che, in futuro, potrebbe prevenire il ripetersi di tragedie come quelle della funivia del Mottarone. Sappiamo infatti che un ex dipendente aveva segnalato internamente il guasto dell’impianto e aveva subito minacce di licenziamento. Se solo la Direttiva europea fosse stata in vigore, avrebbe potuto segnalare anonimamente la mancanza di sicurezza della funivia tramite un canale esterno e si sarebbe potuta evitare una tragedia in cui hanno perso la vita 14 persone”.
Tuttavia le denunce di The Good Lobby e Transparency International sono state ignorate, non si comprende se per dolo o colpa, e anzi hanno avuto come risposta “il solito assordante silenzio cui ci ha abituato questo governo che si guarda bene dal dare una risposta alla società civile”. In particolare si sottolinea che l’indice annuale 2021 del Cpi (Indice di percezione della corruzione), reso noto da Trasparency International Italia, ha rilevato un salto in avanti di 3 punti del nostro Paese, che in tal modo è salita di dieci posizioni in classifica. Vi sono anche altre criticità dell’Italia che è arretrata anche sulla regolamentazione del lobbying che non si è conformata ancora con le direttive europee. Sono ulteriori e inamissibili ritardi che sono allarmanti per il Csel: “È un adempimento fondamentale per integrare e modificare quanto già previsto con la legge del 30 novembre 2017”.
Le misure contenute nella direttiva secondo quanto è scritto nel dossier, “sicuramente contribuirebbero a rendere molto più efficace questo fondamentale strumento”. Ad aggravare lo stato della lotta alla corruzione in Italia vi è anche la “dimenticanza” di recepire la direttiva Ue 2019/37 sul whistleblowing, relativa all’ antiriciclaggio . In particolare questa ultima misura prevede la pubblicazione del registro dei titolari effettivi, introdotto con la normativa di recepimento della direttiva Ue, che non si potuta attuare in quanto non sono stati ancora emanati i decreti attuativi previsti dalla legge. Mentre la legge sul lobbying, il cui testo è stato approvato, in prima seduta, dalla Camera dei deputati ,langue in attesa dell’approvazione da parte del Senato.