Assassinio sul Nilo

Regia di Kenneth Branagh, con Kenneth Branagh, Armie Hammer, Emma Mackey, Gal Gadot, Tom Bateman, Annette Bening. Sceneggiatura di Michael Green, Musiche di Patrick Doyle. USA, 2020 (127’)
Confesso, ero indeciso se andare a vedere il film tratto dal celebre romanzo di Agatha Christie, probabilmente perché appassionato di polizieschi all’inglese sin da ragazzo, e perché avevo già visto sia il film del 1978 diretto da John Guillermin con Peter Ustinov nei panni di Poirot, sia il più recente “Assassinio sull’Orient Express” di Branagh del 2017. Prevenuto? Un po’ sì, lo ammetto. Branagh non ha più la leggerezza di “Molto rumore per nulla” e la sua precedente prova sull’altro celebre giallo della Christie era stata molto “illustrativa”. Inoltre qui rinuncia all’espediente di partire dall’omicidio per ripercorrere a ritroso le complesse relazioni tra i vari personaggi rinchiusi nel mondo dorato di una crociera sul Nilo che accompagna la luna di miele dei due protagonisti. Ne deriva che la prima parte del film procede a rilento verso l’atteso delitto senza tuttavia far risaltare molto le complesse psicologie di coloro che saranno i principali sospettati. Non è un mistero che in questi gialli di Agatha Christie il celebre investigatore belga sospetti di tutti prima di arrivare alla riunione finale in cui svelerà i collegamenti tra indizi, prove e moventi inchiodando il colpevole al suo destino. La novità sta nel fatto che Branagh sceglie di rendere il suo Poirot più umano e più permeabile alle emozioni, addirittura escogitando, nel prologo del film, un episodio della sua giovinezza che possa poi servire a spiegarne il controverso e ombroso carattere. Siamo nel 1914, in una trincea francese che deve molto al Kubrick di “Orizzonti di gloria”, con l’unica differenza che i soldati mandati al macello per la conquista di un ponte si salveranno grazie all’acume del giovane Poirot. Dal bianco e nero del prologo si passa alla penombra di un night londinese dove facciamo la prima, parziale conoscenza dei personaggi, e infine ai colori pastello della crociera egiziana, con tanto di Piramidi e tempio di Abu Simbel. La gelosia e l’amore, l’invidia e il denaro sono i possibili motori dell’omicidio che è già nell’aria da quando la protagonista soffia il marito all’amica di sempre. L’ossessione di questa pervade la vacanza avvelenandola, ma tanti altri moventi si nascondono nelle vite dei partecipanti al viaggio. Sbrogliare la matassa è compito dell’umanizzato Poirot, che in questa versione però non si sottrae a qualche defaillance nell’indagine e a debolezze sentimentali nei confronti di alcuni passeggeri. Chi non ha letto il romanzo (e non ha visto il precedente del ’78) apprezzerà maggiormente la seconda parte del film, quando il plot narrativo si dipanerà in maniera più veloce, forse troppo, verso il previsto epilogo e il quasi insospettabile colpevole. Chi invece conosce la Christie potrà dilettarsi a scoprire le differenze col romanzo, i personaggi aggiunti e quelli eliminati, le parentesi sulla selvaggia natura di uomini e animali sul Nilo (serpenti e alligatori), i paesaggi da cartolina e la fotografia da pellicola d’altri tempi. Il resto, comprese le musiche dell’abituale collaboratore di ranagh Patrick Dole, è mestiere. Ottimo mestiere, ma senza guizzi particolari.
Resta da vedere se Kenneth Branagh, dopo due film tratti dai romanzi di Agatha Christie, deciderà di rinnovare la collaborazione con i nipoti della scrittrice e con la Fox per proseguire su questa strada. Gli incassi al box office, dopo le traversie di un film che doveva uscire in sala nel 2020 ed è stato posticipato di due anni per la pandemia, sembrano dargli ragione, ed ha da scegliere su circa altri 30 romanzi con protagonista Hercule Poirot, tra cui il celeberrimo “Assassinio di Roger Acroyd” indicato da molti come il miglior poliziesco mai scritto, che in una edizione italiana del 1975 si fregiò di una prefazione e postfazione firmate niente meno che da Leonardo Sciascia.
Voto: 6,5