La verità negata della straziante fine di Attilio Manca

Una famiglia da anni grida il suo dolore e invoca giustizia per la morte di un figlio. Angela Manca, la madre ,il marito Gino ed l’altro figlio Gianluca sopravvivono allo strazio della perdita di Attilio. Non smettono un giorno di lottare per conoscere la verità del giovane medico e brillante urologo , ritrovato senza vita 18 anni (il 12 febbraio 2004) a Viterbo, con il volto tumefatto e nel braccio sinistro due fori di siringa .poi, rinvenute a terra senza impronte. In quelle siringhe vi era contenuta una miscela mortale a base di eroina. Sin dall’inizio iniziò il solito depistaggio e le indagini seguirono l’ipotesi del suicidio o dell’accidentale morte di un tossicodipendente. Invece Attilio Manca era una giovane pieno di vita e con un grande futuro professionale davanti a sé , ma, secondo gli inquirenti , si “ è tolto la vita”.
Naturalmente questa tesi venne totalmente contestata dai genitori. Da ricordare come elemento probante che Attilio era mancino e, quindi, come avrebbe potuto iniettarsi la siringa di sostanza letale nel braccio sinistro? E poi come mai le siringhe ritrovate a terra non contenevano nessuna sua impronta digitale? Allora forse chi si vuole suicidare si preoccupa di indossare dei guanti o ripulire le siringhe? Gli inquirenti non tennero conto di queste risultanze, mentre via via nel tempo un’altra verità sulla morte di Attilio Manca veniva fuori e secondo numerosi “pentiti” sarebbe stato una vittima di mafia. Infatti qualche mese prima della morte del medico , Bernardo Provenzano, il boss della cupola di cosa nostra, venne operato alla prostata a Marsiglia, in Francia. E guarda caso negli stessi giorni si trovava nella città Attilio Manca e secondo quanto riferito dai collaboratori di giustizia il chiruro era lì per realizzare l’intervento viene contattato proprio Attilio Manca.
Da lì il viaggio di Manca a Marsiglia, confermato anche dalle intercettazioni telefoniche effettuate dove emergerebbe la certezza che Provenzano fosse stato curato da un medico italiano proprio a Marsiglia. E poi dal punto di vista giudiziario il viaggio di Provenzano e della sua operazione in Francia è stata ampiamente accertata per via giudiziaria.
Dal racconto del pentito Carmelo D’Amico, ex capo dell’ala militare della mafia messinese,si era rivolto al boss di Barcellona Pozzo di Gotto, Rosario Cattafi, chiedendogli di operare Provenzano in seguito alle “sollecitazioni di un soggetto non precisato, appartenente ai carabinieri o ai servizi segreti”. Per tutto ciò viene contattato appunto il valente chirurgo urologo Attilio.
Da lì il viaggio di Manca a Marsiglia, confermato anche dalle intercettazioni del boss Francesco Pastoia che pare abbia per molti anni organizzato e gestito la latitanza di Provenzano.
Nelle intercettazioni Pastoia rivelava che Provenzano era stato curato da un medico italiano lì a Marsiglia. Pochi giorni dopo queste intercettazioni, Pastoia fu trovato inspiegabilmente impiccato nella sua cella.
Strani decessi di persone che sapevano del viaggio di Provenzano e della sua operazione a Marsiglia. Ormai sta emergendo con nettezza che Attilio Manca è stato infangato ed etichettato per oltre un decennio come un tossico. Sembra un delitto camuffato da suicidio organizzato da menti assai raffinate e Attilio Manca è stato eliminato perché nessuno doveva arrestare Provenzano, perché non si dovevano scoperchiare le coperture di cui godeva il boss latitante. Eppure l’inchesta non si muove e ritardi nell’accertamento della verità sono evidenti e clamorosi. E’ sempre più lecito e plausibile pensare di accordi inconfessabili e di protezioni indicibili. Un’altra torbida storia che si intreccia a questa è quella avvenuta nel 1995, a Mezzojuso, quando lo Stato poteva e doveva arrestare Provenzano, utilizzando le rivelazioni di Luigi Ilardo ,il confidente segreto di Michele Riccio, colonnello dei carabinieri, che porta il Reparto Operativo Speciale dei carabinieri nel covo del boss mafioso. Ma Provenzano non verrà arrestato con motivazioni che definire ridicole e risibili è puro eufemismo. Mentre Ilardo prima di diventare collaboratore di giustizia verrà ucciso a Catania. Naturalmente se Provenzano fosse stato arrestato tutto sarebbe cambiato e non avremmo pianto tanti morti. Nella vicenda di Attilio si sono registrate autopsie lacunose, indagini fatte male, inchieste privi di prove e persone che non sono state ascoltate dai giudici. In questa terribile storia italiana ci sono diversi collaboratori di giustizia che conoscono i fatti sul caso di Attilio. In particolare, come già detto D’Amico, si è spinto ad affermare in deposizioni “E’ stato assassinato dopo che, per interessamento di Cattafi e di un generale, era stato coinvolto nelle cure dell’allora latitante Bernardo Provenzano”. Mentre un altro pentito , Antonio Lo Giudice, rafforza questa ipotesi dell’omicidio affermando di aver appreso da Giovanni Aiello ,ex poliziotto, “faccia di mostro”, morto di infarto sulla spiaggia di Montauro, Catanzaro, nell’agosto del 2017, che si sarebbe occupato anche dell’uccisione di Attilio Manca. E guarda caso il primo a parlare di Faccia da Mostro fu il confidente Luigi Ilardo . Siamo ancora in presenza di una verità che non si intende disvelare perché più qualcuno ancora in vita ha timore e paura di guardarsi allo specchio.