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Il leone ed il lupo

La necessità di raccontare la storia delle persecuzioni e delle indicibili  sofferenze del popolo ebraico per mezzo della giornata della memoria, che ogni 27  gennaio cade come se fosse una macabra  festività, non può e non deve farci dimenticare anche quegli  ebrei che riuscirono a fuggire dalla orribile sorte, scappando dalla Germania in tempi non sospetti, prima che l’irreparabile persecuzione abbia avuto inizio con le famigerate SS

Non possiamo che plaudire alla lungimiranza di un Albert Einstein o di un ex campione del mondo di scacchi come Emanuel Lasker (ironia della sorte, amico dello stesso Einstein), così come non possiamo plaudire alla lungimiranza di due uomini che hanno fondato nel 1939 una casa discografica importantissima come la Blue Note a New York: Alfred Lion (all’anagrafe Low) e Francis Wolff erano due ebrei tedeschi cresciuti in Germania appassionatissimi di jazz; giovanissimi, durante il breve periodo della Repubblica di Weimar, si erano costruiti una notevole discografia di classici e quando nel 1933 Alfred Lion decise di andarsene per andare negli USA con pochi soldi ma con un obiettivo ben preciso: registrare dischi dei più grandi artisti jazz.

Per Alfred Lion i primi anni furono difficili: non conosceva la lingua inglese, per sopravvivere si adattava ai lavori più umili, ma era determinato nel suo scopo sino a quando non sarà raggiunto qualche anno dopo nel 1939 dall’amico fotografo Francis Wolff che prese l’ultima nave che stava lasciando la Germania per gli USA.

Prima che scoppiasse la guerra, era nata, con il duo pianistico Albert Ammons e Maede Lux Levis la casa discografica chiamata Blue Note cui seguirà il motto The Finest in Jazz Since 1939.

Lo scoppio della guerra, la chiamata alle armi di Alfred Lion che si era ormai americanizzato, il periodo dei 78 giri furono anni di apprendistato nei quali si formò l’inossidabile duo del Leone e del Lupo;  il primo diventando il fondatore ed il produttore molto attento ai dettagli soprattutto in sala d’incisione, mentre  l’altro, maestro indiscusso della fotografia che con la sua biottica Rolleiflex ha immortalato nei suoi rullini i grandi musicisti con splendide foto degne di stare accanto a quelle scattate dai più grandi fotografi del XX secolo.

Se i primi anni furono di rodaggio nei quali la Blue Note saprà conquistare un proprio spazio, dagli anni 50 in poi, diventerà una delle migliori etichette di jazz di tutti i tempi.

Alfred Lion era un produttore esigente: voleva i migliori musicisti, la migliore sala d’incisione (la Blue Note senza l’apporto del tecnico del suono, il geniale Rudy Van Gelder, sarebbe a dir poco inconcepibile), metteva a proprio agio i musicisti, cercava di creare l’atmosfera giusta per permettere ai musicisti di suonare al meglio, non faceva pressioni di alcun tipo chiedendo al massimo un po’ di swing (“it must schwing” era solito dire con pronuncia tedesca che può essere tradotta in: “Ci deve essere swing [schwing, sic!] e poi controllava con grande rigore la grafica dei dischi tra le foto straordinarie di Wolff e le invenzioni geniali del terzo uomo Reid Miles il grafico della casa. Con questa squadra si creava un prodotto straordinario, letteralmente all’avanguardia del tempo; la Blue Note non era famosa solo per la qualità delle incisioni ma anche per le sue splendide e curatissime copertine.

Aspetto interessante, come è stato definito in un documentario dal polistrumentista Bennie Maupin, è che  due ebrei tedeschi emigrati dalla Germania per evitare di fare una brutta fine, hanno costruito una casa per registrare la musica da loro amata, trattando da artisti musicisti disprezzati dai loro concittadini per il colore della pelle.

L’innato antirazzismo di Lion e di Wolff, più le loro geniali innovazioni, permisero in breve tempo ad una impressionante crescita qualitativa della Blue Note per cui era diventato per tanti musicisti di colore la migliore casa discografica di tutte proprio perché tutti i musicisti volevano suonare per la Blue Note, nonostante le difficoltà nelle quali economiche in cui essa navigava, non potendo certamente competere con major come la Columbia.

Nonostante i successi tipo The Sidewinder di Lee Morgan che permise alla Blue Note di superare l’impressionante quota di 600.000 vendite, nonostante il cosiddetto accattivante, ma pur sempre di altissima qualità, “Blue Note Sound” con brani che dovevano conquistare il pubblico, la casa tra la prima metà degli anni 60 e la seconda, raggiunse il proprio apogeo e poi declinare dal 1965 in poi quando uno stanco Alfred Lion, vende il suo catalogo ad una major come la Liberty.

Sebbene, sino al 1971, la produzione prima di Lion e poi dal 1968 di Wolf mantenga un certo standard qualitativo, come è stato giustamente  scritto altrove” a poco a poco la magia che ha reso uniche queste splendidi incisioni, stava lentamente scomparendo” e l’improvvisa morte di Francis Wolff diede il colpo di grazia alla declinante casa che ormai trovava maggiori difficoltà a rilanciarsi a causa dell’avvento del rock con i Beatles in primis e del conseguente declino del classico bebop.

Nei primi anni 80, ci fu la rinascita dell’etichetta e, prima della sua scomparsa avvenuta nel 1987, Alfred Lion ebbe pubblicamente i riconoscimenti meritati per aver costruito con la sua instancabile opera The Finest in Jazz Since 1939.

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Nato a Riposto nel 1966, laureato in Filosofia a Catania nel 1991, dopo la gavetta nelle scuole legalmente riconosciute, dal 1996 accetta incarichi a tempo determinato in provincia di Sassari (Olbia, Ozieri, Alghero, Sassari) ottiene l'abilitazione all'insegnamento nel marzo 2000, e nel 2007, dopo avere lavorato per 5 anni al Liceo Classico della Maddalena, viene assunto a tempo indeterminato presso il Liceo Classico di Olbia dall'anno scolastico 2007/2008 divenendo titolare sino al 2016.Nel 2015 torna ad insegnare in Sicilia e dal 2018 ha preso la cattedra del Liceo Classico Michele Amari. Si è occupato di politica giovanissimo militando nell'arco dal 1983, nel 1990 si iscrive nel PCI, diventa membro del direttivo del PDS. Nel 2013 fonda la pagina FB Ripostesi per l'Alternativa e poi l'Angolo di Coordy diventando un opinionista locale sempre più apprezzato dai lettori per le analisi politiche locali. Ama leggere, giocare a scacchi frequentando circoli e partecipando a tornei singoli e a squadre, ascolta jazz ( dal 1991 al 2000 ha condotto un programma su Radio Eurosicilia International il cui nome è Jazztrain) e da qualche anno suona il contrabbasso.
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