La leggenda nera di Pontelandolfo

Nell’agosto 1861 e per la precisione nel paese di Pontelandolfo, paese che si trova oggi in provincia di Benevento, l’esercito italiano, mentre si trovava in guerra contro i briganti guidati da un ex soldato borbonico il cui nome era Cosimo Giordano, si sarebbe macchiato di orribili efferatezze; furono massacrati civili innocenti, tra cui donne che furono violentate, vecchi e bambini.
Autore della rappresaglia sembrerebbe che fosse il Generale Enrico Cialdini che ricopriva allora la carica di Luogotenente del Regno ed era disposto a colpire senza pietà i nemici del neonato regno italiano senza fare prigionieri, essendovi stata una imboscata a Casalduni nella quale sarebbero caduti i soldati italiani.
Da qui è nata la leggenda nera che avrebbe lasciato lunghi strascichi e che poi sarebbe tornata di attualità con forte vis polemica grazie a giornalisti e pubblicisti che hanno cercato di divulgare un episodio che risale alle origini dello stato unitario per dare una chiave lettura antirisorgimentale, filoborbonica con riletture non bene assimilate se non distorte della lezione di Antonio Gramsci sui limiti del risorgimento italiano per cui, i briganti, i sanfedisti ed i borbonici sarebbero insorti per amor di patria.
Come mai un fatto del genere non ha avuto la risonanza che sta avendo ora, 160 anni dopo quei tragici fatti?
I motivi sono tanti ed uno di questi ha del paradossale: i fatti non si sono svolti come è stato narrato dagli autori antirisorgimentali, perché non ci furono rappresaglie contro cittadini inermi, non vi furono massacri di uomini, donne e bambini, non vi furono violenze e Cialdini non fu il colpevole.
Storici locali come frate Davide Panella che ha fatto una ricerca accurata nella quale ha dimostrato che le vittime di quei fatti i cui nomi sono state trascritti nel registro parrocchiale dei defunti e il numero delle vittime dell’incendio che colpì il paese furono 13; l’editorialista del Corriere della Sera Giancristiano Desiderio nel suo libro intitolato Pontelandolfo 1861 Tutto un’altra storia; (editrice Rubattino) e poi il dettagliato L’Affaire Pontelandolfo, la storia, la memoria, il mito di Silvia Sonetti casa editrice Viella.
Dallo studio dei documenti (telegrammi, dispacci, etc.) e dallo studio delle testimonianze dirette possiamo dire con certezza che le ricostruzione fatte da autori notoriamente filoborbonici come il famoso Gennaro De Sivo non sono attendibili sia per il numero delle vittime che da 13 passano a centinaia per poi diventare migliaia secondo il fantasioso Carlo Alianello, sino ad episodi nei quali si racconta di una donna la cui identità è stata confermata ma che avrebbe avuto più di 90 anni che sarebbe stata più volte stuprata (sic!) dai soldati e assassinata con una baionetta.
In realtà, non vi fu rappresaglia per i soldati assassinati a Casalduni, perché gli abitanti erano tutti a Pontelandolfo e quando l’esercito aveva circondato i briganti che si diedero alla macchia pensando al classico” Si salvi chi può” i soldati, dopo avere ordinato alla popolazione di andarsene, appiccarono il fuoco alle case per stanare i briganti.
L’incendio di Pontelandolfo spiegherebbe le vittime civili che non vollero andarsene via dalla loro abitazione e che perirono a causa dell’incendio come confermerebbero i registri parrocchiali nei quali furono registrati i nomi delle vittime.
Per non parlare poi della scarsa importanza della vicenda che nel tempo è caduta nel dimenticatoio, non per volontà di occultare chissà cosa, come direbbero gli antirisorgimentali.
Ebbene, se i fatti si sono svolti in un certo modo come mai, continua a perseverare la presunta leggenda nera di Pontelandolfo? Questa è la domanda che si è posta la storica studiosa Silvia Sonetti per cui una notizia falsa come quella dell’eccidio di Pontelandolfo, nonostante la pubblicazione di saggi storici accurati testé citati, ancora persiste la fallace ricostruzione operata da polemisti filoborbonici?
Il mito ha un suo fascino e spesso non fa distinguere la realtà dalla fantasia per cui, non sarà facile dialogare con coloro che riportano anche in buona fede le fantasiose ricostruzioni di autori come De Siva, Alianello etc. In ogni caso il nostro compito darà quello di divulgare in maniera obiettiva i fatti e di dare una interpretazione storiografica che si avvicini il più possibile alla verità.