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Ciò che la civiltà greca ci deve insegnare

L’antica civiltà greca, lo sappiamo, fu fautrice delle moderne forme di democrazia e di appartenenza alla vita politica: è un paradosso che il suffragio universale italiano sia stato garantito solamente nel 1946, alla caduta della dittatura fascista e con la conseguente nascita del nostro regime parlamentare e democratico. Nell’antica Grecia, filosofi e intellettuali avevano già compreso la necessità di fare delle città non solo dei luoghi dove far fiorire la propria popolazione ma anche di farla diventare centro per la nascita della nuova politica (non a caso parliamo di città stato).

La nascita delle poleis coincideva, dunque, con l’allargamento al popolo della questione politica quando venne compreso che “politica” non poteva essere solamente un termine da attribuire a pochi, bensì fosse proprio di una popolazione curante dei propri benesseri ed interessi. Inizialmente, infatti, le forme di potere erano concentrate a pochi, se non singoli. Dalle più frequenti monarchie dell’epoca, le città-stato passarono ben presto ad essere delle oligarchie per poi maturare, crescere e far sbocciare le agorà, piazze dove la vita politica era ora più che mai fiorente e in procinto di esplodere. In quelle occasioni si cominciò a sviluppare il termine “dèmos” nient’altro che il popolo che partecipava e decideva sulle decisioni politiche del tempo. Il termine coniato è uno dei più importanti e fondamentali dei giorni nostri “democrazia”. Potere al popolo. Fu così che nacque un nuovo tipo di società sociale e politica che finì per essere perno portante e colonna principale delle democrazie dei giorni nostri.

Tanto abbiamo da imparare dalla Grecia antica. Non solo il concetto delle poleis, ma è il dibattito che deve evolversi secondo un sentimento e un principio tipico dei tempi più antichi. È l’interesse del cittadino, in quanto parte dello Stato, che deve essere protagonista nel nostro tempo, in quanto il potere si concentra nelle sue (nostre) mani per un diritto sancito nella nostra Carta Costituzionale: La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme stabilite dalla Costituzione. Quando il dibattito è sano e raggiunge quante più persone possibili, questo cresce, si sviluppa e diventa un toccasana per una società democratica che fonda il proprio vivere su scelte politiche volte non solo al miglioramento economico ma, soprattutto, ad un raggiungimento del benessere sociale. E sebbene sia ormai sbagliato parlare di “classi sociali”, appartenenti ad un periodo storico legato all’”ancien régime”, è comunque doveroso ricordare che la nostra società sul piano socio-economico si sta sfaccettando sempre di più, a causa anche dell’emergenza covid che ha completamente diviso i ricchi dai poveri aumentando sempre di più il cosiddetto “gap”. Includere quante più persone nelle odierne “agorà” (che purtroppo non esistono più e sono state sostituite dai più spiccioli e semplici salotti televisivi dove, però, la disinformazione scorre a fiumi) sarebbe uno degli obiettivi da raggiungere dai nostri Governi che, invece, di legislatura in legislatura, si allontanano dal “volgo”, segno di una netta e preoccupante distanza che non fa altro che accentuarsi e creare una pericolosa discrepanza che allontana il bisogno di formare quelle famose “agorà” per il raggiungimento del benessere comune, di tutti.

Ma d’altronde al giorno d’oggi utilizziamo le terminologie politiche in quanto assodate. Ricordiamoci però di vivere in una Res Publica dèmos-crazia. Due parole tanto semplici quanto potenti, piene di storia e significato. L’antica Grecia ci ha consegnato la culla della comunità civile e democratica che si è sviluppata fino a raggiungere la politica di oggi che ha, per forza di cose, cambiato faccia e mutato forma, ma si fonda e si basa sempre sui principi sviluppati da intellettuali d’altri tempi e che avevano capito che il popolo, se ben istruito e alimentato con dibattiti formativi e stimolanti, fa uscire il meglio di sé, per il benessere della cosa pubblica. 

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Mi chiamo Manuel De Maria, ho vent’anni e sono uno studente all’Università di Catania presso il dipartimento di Scienze Politiche e Sociali. La passione per il giornalismo comincia dagli anni del liceo, periodo in cui cominciai a scrivere per il giornale della scuola e, successivamente, per un progetto portato avanti dalla sezione "Scuola" del quotidiano nazionale "La Repubblica" di cui sono stato anche vincitore di un premio. Inoltre, la mia passione per la politica mi ha permesso di vedere il giornalismo con più pragmaticità e certamente con maggiore attenzione e dedizione, dandomi anche una spinta in più per impegnarmi al massimo anche a livello territoriale. Da qualche anno scrivo in proprio per il mio blog e adesso sono molto felice di poter fare parte della redazione della "Clessidra 2021"!
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