Il procuratore Giuseppe Lombardo chiede riapertura istruttoria su rapporti ‘Ndrangheta e pezzi dello Stato

Iniziativa clamorosa del procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo che ha richiesto di riaprire l’istruttoria con le relative indagini nel processo ‘Ndrangheta stragista. Si avvalorerebbero le ipotesi investigative che la Falange Armata era interna al Sismi e ci sarebbero novità anche sull’ attentato al giudice Scopelliti. Nel 2020 la Corte d’Assise ha accolto totalmente le richieste del dottor Lombardo, però il magistrato nel processo d’appello ha chiesto la riapertura dell’istruttoria dibattimentale avvalendosi della convinzione di avere “la dimostrazione processuale di quello che significa la sigla, del perché i primi a utilizzarla sono uomini di ‘Ndrangheta, del perché la ‘Ndrangheta passa quel riferimento a Cosa Nostra, del perché sullo sfondo ci sono tutta una serie di situazioni difficilmente tracciabili, che ora invece sono ampiamente tracciate, nel contatto tra la componente tipicamente mafiosa e componenti di altro tipo”. In particolar modo bisogna tenere contro delle dichiarazioni rese a verbale del Capo di Stato maggiore del Sismi Paolo Inzerilli che è stato interrogato dalla Dia.
“Nell’80 sono diventato dirigente della VII Divisione. Quindi nell’80 viene istituita la VII e si occupava della Gladio, della scuola di addestramento, della selezione di tutto il personale Sismi. Il potere politico non era a conoscenza di Gladio, solo il capo di Stato Maggiore della Difesa ne era a conoscenza e la parte politica non doveva esserne a conoscenza. Ciò fino al 1976. Da quel momento ad ogni cambio del Ministro della Difesa io predisponevo un breafing scritto sui compiti di Gladio che mi veniva controfirmato dal Ministro. Il Presidente del Consiglio non era a conoscenza. Solo dal 1984 ne venne informato. In teoria Aldo Moro non doveva saperlo. Se poi il ministro lo ha sbarellato e non doveva farlo allora….”. Tale verbale del generale in pensione si sofferma sul ruolo della struttura Gladio ed è stato inserito dalla Direzione distrettuale antimafia nel fascicolo del processo ’Ndrangheta stragista in cui sono imputati davanti alla Corte d’ appello, il boss di Brancaccio Giuseppe Graviano e Rocco Santo Filippone, importante referente della cosca Piromalli di Gioia Tauro. I due boss nel primo grado, sono stati condannati all’ergastolo per essere gli autori del duplice omicidio dei carabinieri Antonino Fava e Vincenzo Garofalo, i quali vennero uccisi il 19 gennaio 1994 in prossimità dello svincolo autostradale nei pressi di Scilla. Per la Dda questa atroce e brutale esecuzione faceva parte delle azioni stragiste posta in essere da Cosa Nostra e ‘Ndrangheta all’inizio degli anni Novanta. Quindi il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, nell’udienza di mercoledì del processo d’appello, ha chiesto la riapertura dell’istruttoria dibattimentale. In questa riapertura delle indagini si comprende anche la vicenda dell’antennista Angelo Sorrenti che sarebbe stato di fatto in Calabria il “cuscinetto” o il collegamento tra i Piromalli e Fininvest. La Dda confida sul fatto che fare chiarezza su questi rapporti aiuterà i giudici a ricostruire “i rapporti con Fininvest e quindi con il gruppo Berlusconi”. Lombardo durante ha ricordato che le dichiarazioni rese da Graviano davanti alla Corte D’Assise di Reggio Calabria nel 2020 si soffermarono sul “ruolo di Forza Italia, in un tristissimo disegno (quello delle stragi tra il 1992 e il 1994) che, guarda caso, si conclude proprio nel momento in cui Forza Italia diventa una componente politica effettiva nel panorama italiano”. Angelo Sorrenti se venisse garantita la sua incolumità e quella dei suoi familiari “ha precisato che sarebbe stato disponibile a testimoniare sui temi emersi nel processo ‘Ndrangheta stragista”.
Naturalmente Lombardo punta non solo a qualche squarcio di verità, bensì a capire tante cose, nodi scorsoi e temi scottanti sul ruolo di Gladio e sul protocollo “Farfalla”, e sui rapporti incofessabili tra ‘Ndrangheta e servizi segreti. Il magistrato ipotizzerebbe che dietro la sigla “Falange Armata” potrebbe esserci una sorta di “agenzia di disinformazione” creata dal Sismi e che venne utilizzata dalle cosche per compensare guadagni pagati con “soldi Stato”. A tale proposito c’è un verbale del pentito Antonio Schettini che dichiarò alla Criminalpool nel 1996 come “parte dei fondi riservati utilizzati per il pagamento dei sequestri di persona andavano alla componente mafiosa e parte ad una componente diversa”. Ci si riferisce al Sismi dove esistevano più “Nuclei Azioni Coperte”: “Dobbiamo spiegare – ha detto Lombardo – se, all’interno di determinate dinamiche, quei rapporti sono andati avanti ancora per anni e se abbracciano anche l’esplosivo rinvenuto (nel 2004, ndr) a Palazzo San Giorgio”, proprio la sede del Comune di Reggio. Si tratta di indagini delicatissime che tenderebbero a fare luce su grandi misteri italiani e ci si rende conto con estrema facilità che andando avanti si percorre un terreno minato. Il procuratore aggiunto Lombardo ha detto senza mezzi termini che sono “questioni che assumono rilievo anche in altri ambiti, quello politico e quello massonico”. E questi ambiti sono elementi essenziali che avrebbero anche diretto un sistema criminale che in buona sostanza “non può essere che un sistema di tipo mafioso se al suo interno registra la presenza di ‘Ndrangheta e Cosa Nostra”.
La Dda di Reggio Calabria non nutre dubbi che “sulle tendenze evolutive della ‘ndrangheta avevano provocato importanti effetti una serie di accadimenti ben antecedenti alla fase stragista in senso stretto nel contatto con determinati ambienti che sono gli ambienti legati ad ambiti eversivi, destabilizzanti”. Il procuratore aggiunto non utilizza i soliti termini che possono essere luoghi comuni banali che dicono tutto e niente come “servizi deviati”, “politica corrotta” o “magistratura corrotta”. In Corte d’Assise d’Appello ha affermato: “Io voglio i nomi e i cognomi dei soggetti che all’interno di un determinato mondo sono venuti meno agli impegni assunti in relazione all’istituzione di cui fanno parte. C’erano delle tracce pesanti e chiare. E sono tracce che noi oggi siamo in grado di inquadrare fino in fondo”. E ha proseguito facendo un’affermazione grave che “La Lombardia – è il quarto mandamento della ‘Ndrangheta. Da sempre. Mico Papalia è il vertice nazionale della ‘Ndrangheta e riveste un ruolo enormemente diverso da quello di tutti gli altri. I Papalia sono tra le pochissime famiglie che hanno un vertice anche di tipo occulto. Sullo sfondo c’è sempre la P2. Le dinamiche sono quelle e quando si parla di componente massonica della ‘ndrangheta si parla proprio di quello, di una ‘Ndrangheta che nelle sue componenti apicali vive di logiche massoniche e quindi occulte”. Le stesse cose ventisei anni fa le aveva detto il collaboratore di giustizia Antonio Schettini in un verbale che non è stato mai preso in considerazione e che giace negli archivi della Criminalpol. “Antonio Schettini è una componente di rilievo della famiglia Papalia – ha spiegato Lombardo – Diventa particolarmente rilevante perché nel verbale del 1996 spiega che cos’è Falange Armata. Cioè Falange Armata non è un’invenzione propagandistica della famiglia Papalia nel momento in cui bisogna rivendicare l’omicidio di Umberto Mormile (l’educatore del carcere di Opera, ndr). ‘Ndrangheta e Cosa Nostra non rivendicano. Hanno rivendicato solo in determinati ambiti”.
In questo processo è venuto fuori anche che l’utilizzo della sigla sarebbe inventata dai servizi segreti e che sarebbe stata utilizzata all’inizio degli anni Novanta dalle organizzazioni mafiose: “Il primo episodio di rilievo in quegli anni in cui si registra la rivendicazione Falange Armata – ha rilevato il procuratore Lombardo – è l’omicidio Scopelliti. Sette rivendicazioni Falange Armata. Rileggendo le carte del processo Scopelliti è emerso un dato che, in quell’ambito processuale, non aveva avuto alcun peso. È il primo episodio rivendicato Falange Armata successivo alla riunione di Enna del giugno 1991 in cui Riina recepisce la sigla dai Papalia e dice: ‘Da questo momento in poi tutto quello che faremo sarà rivendicato Falange Armata’. Il primo episodio è l’omicidio del giudice Antonino Scopelliti”. In questo senso adesso si ha una prima ricostruzione, attendibile di quel che successo il 9 agosto 1991, appunto la data della prima strage continentale di Cosa Nostra: “Oggi – ha sostenuto il magistrato – siamo in grado di capire perché Riina prende la sigla che viene indicata a Mico Papalia dalle componenti deviate dei servizi. Perché Riina e Papalia sono i vertici nazionali di ‘Ndrangheta e Cosa Nostra. Quindi Mico Papalia non è uno dei tanti. Totò Riina non ha preso la sigla di uno dei tanti. Ha preso la sigla che era stata indicata al vertice dell’altra componente mafiosa. Quando Totò Schettini (il pentito, ndr) spiega che cos’è Falange Armata dice una cosa devastante nella sua semplicità e cioè conferma che è una sigla suggerita da appartenenti deviati dei servizi”.
Nel 1996 il collaboratore di giustizia Antonio Schettini aveva spiegato tante dinamiche alla Criminalpol e ora le riprende il procuratore Lombardo ripetendole nell’aula del processo utilizzando le stesse parole del pentito: “Falange armata è l’operazione che segue a un’operazione precedente che noi, ‘ndrangheta, abbiamo gestito insieme ad apparati deviati dello Stato in relazione ai sequestri di persona nella Locride. A un certo punto è arrivato l’ordine da Roma che i sequestri di persona dovevano finire. I fondi riservati con cui si pagavano i sequestri di persona venivano spartiti a metà tra quelle componenti deviate e la ‘ndrangheta. Ci hanno già detto che si conclude un progetto e ne inizia un altro in cui ovviamente questo sistema industriale di gestione congiunta andrà avanti. E questo progetto si chiamerà Falange armata”.
Ora si attende la decisione se la Corte d’Assise d’Appello riaprirà l’istruttoria e se tutti questi elementi potranno essere inseriti nel processo ’Ndrangheta stragista. Per il momento la Dda di Reggio Calabria resta convinta di avere “la dimostrazione processuale – ha riaffermato Lombardo – di quello che significa la sigla Falange Armata, del perché i primi a utilizzarla sono uomini di ‘Ndrangheta, del perché la ‘Ndrangheta passa quel riferimento specifico ai vertici di Cosa Nostra, del perché sullo sfondo ci sono tutta una serie di situazioni difficilmente tracciabili, che ora invece sono ampiamente tracciate, nel contatto tra la componente tipicamente mafiosa e componenti di altro tipo. Ecco il riferimento a Gladio”. Si tende finalmente a fare luce nelle tenebre di un sistema criminale rimasto impunito e che adesso grazie anche al contributo fattivo del procuratore aggiunto Lombardo sta prendendo forma indicando inquietanti sul rapporto tra pezzi dello Stato e ‘Ndrangheta: “Negli archivi della Dia centrale abbiamo trovato documentazione già classificata, ora declassificata, in cui è presente un organigramma riferibile alla struttura Sismi ove accanto al Gos, il Gruppo operazioni speciali, esiste il cosiddetto Nac, Nucleo operazioni coperte. Andando a verificare ancora più in profondità cos’è questo Nac, ci siamo imbattuti in una serie di approfondimenti del maggiore studioso di questi argomenti, purtroppo deceduto, che è Giuseppe De Lutiis il quale nel suo archivio lascia delle tracce documentali dello studio che fa”. Questa documentazione è stata già sottoposta al vaglio e all verifiche delle commissioni parlamentari. Cosicchè si arrivati a ricostruite una mappa relazionale in cui si individuano tre livelli di Gladio: “La struttura stay behind è il primo cerchio. I cosiddetti soggetti a disposizione sono il secondo cerchio. All’interno di questi tre livelli di Gladio, il nucleo di maggiore rilievo è indicato in quegli appunti come ‘Fal. Arm’. È Falange armata. Cioè la componente deviata di cui parla il collaboratore di giustizia Antonio Schettini è una struttura interna al Sismi, al Gos e al Nac. Nessuno parla di istituzione nel suo complesso. C’è un problema interno riferibile a ben individuati soggetti”.
Il procuratore aggiunto Lombardo ha concluso il suo intervento in aula richiedendo alla Corte d’Assise d’Appello di acquisire la sentenza Italicus bis (strage del treno) relativa alla strage del 4 agosto 1974. Una sentenza in cui c’erano già tutte le cose per capire: “La Falange che disinforma e intimidisce per allontanare i sospetti da Gladio è composta da addetti ai lavori che parlano in un gergo tecnico militare, vantano spie dappertutto e sono dei professionisti. La Falange Armata non è dunque un’organizzazione terroristica come si era creduto nelle indagini svolte dalla Procura di Roma, ma un’agenzia di disinformazione gestita dallo stesso Servizio segreto militare”. E l’ovvio riferimento sarebbe riferibile “al circuito del Sismi, VII Divisione”.