Elezione di UNA Presidente della Repubblica

Tra pochi giorni si dovrà votare per una nuova presidenza della Repubblica. Utilizzo la parola presidenza che include, anche, l’immaginario di una donna presidente. Mai come in questa tornata le donne italiane si sono mobilitate con appelli, invio di cartoline, opinioni espresse sui giornali. Tante sono le associazioni impegnate in queste settimane sulla specifica scadenza. I cortei di massa delle donne si sono spostati dalle piazze ai social dove i ragionamenti e le discussioni sono pressanti ed appassionati. L’interrogarsi delle donne verso la questione di governo ha una storia di oltre trent’anni, come ho già scritto su queste pagine. Dall’analizzare il loro ruolo di donne elette, all’obiettivo della democrazia paritaria non come concessione di spazi alle donne ma come giustizia, parità e consapevolezza di un diverso paradigma di approccio ai governi. Il percorso, costante e ragionato, delle donne inizia negli anni ottanta del secolo scorso anni, percorso a cui in parte si diede risposta con la modifica dell’art. 51 della Costituzione. In virtù di tale modifica è stato possibile approvare leggi elettorali che regolassero la percentuale delle presenza delle donne e degli uomini leggi nella formazione delle liste, delle giunte comunali. Non è stata la panacea, ma grazie a queste leggi molte donne hanno vissuto l’esperienza dei governi locali. Le donne, inoltre, oggi governano molte scuole, corsie di ospedali, sezioni di tribunali, cattedre universitarie, laboratori di ricerca, misure di controllo per la sicurezza delle persone e territori. La loro diversità nel relazionarsi e risolvere i problemi è stata colta, per migliorare i loro profitti, dalle grandi multinazionali. La loro presenza, dunque, è capillare e diffusa non mi stupisco, quindi, della maturità dei tempi per una presidente della Repubblica donna. Resta ancora certamente le disparità nell’affrontare e vivere le scelte lavorative delle donne: se il lavoro a partita i.v.a non va bene per il ragazzo figuriamoci per una ragazza che potrà desiderare e scegliere di essere anche madre. Con quali tutele? Restano, ancora, le occasioni occupazionali sempre più favorevoli all’uomo e il grave fenomeno del femminicidio. Tutto ciò, però, non frena l’elezione di una donna come presidente della nostra Repubblica, oltre questa data esiste solo una distorsione democratica del nostro Paese. Il dibattito se la presidente deve essere più la più brava del reame, è un falso problema, perché in questo caso trattandosi di istituzioni deve essere bravissima, rappresentativa delle cittadine e dei cittadini, della storia delle donne e con un percorso rispettoso di tutte le istituzioni democratiche: dovrà rappresentare l’Italia in Europa e nel mondo. Per questa grande aspettativa le prime a lanciare la proposta sono state le donne della nuova associazione nazionale “# ilgovernodilei”. Le socie, di antica e di nuova data femministe, sono in atto attivissime a coinvolgere quanto più donne possibili. Sui social hanno attivato l’invio, a chi di dovere, di cartoline che le singole donne possono firmare, e sono già tante. La loro mobilitazione però è più complessiva, va oltre l’elezione della presidenza della Repubblica, si pongono l’obiettivo di arrivare ai vari livell governativi solo con le loro forze e storie, senza nessun atto concessivo da parte degli uomini, discutono infatti di un nuovo partito delle donne. La femminista catanese, Pina Mandolfo, socia del #ilgovernodilei, ha scritto: pensiamo che l’unica strada che ci resta da percorrere sia la costruzione di soggetti politici femminili femministi. Chiamiamolo pure partito se vogliamo intenderlo come parte legittima del governo del mondo.
Sempre in questi giorni, per l’elezione di una presidente della Repubblica un gruppo di donne intellettuali- attrici – comiche-, capitanate dalla scrittrice Dacia Maraini, ha sottoscritto un manifesto in cui è stato scritto: è arrivato il tempo di eleggere una donna. La stessa scrittrice è tornata sulla questione in un ‘intervista su un periodico femminile.
Anche l’associazione Fipada, che tradizionalmente si tiene lontana dal commentare le decisioni degli organi parlamentari e governative, lo scorso 3 gennaio ha inviato proprio a questi organismi, un appello a firma della presidente nazionale, per Una donna al Quirinale, per colmare un vuoto durato così tanto tempo.
Ed ancora sulla stampa sono intervenute opinioniste e giornaliste sul concetto tempi maturi, esprimendo dubbi che questa volta ci si vi rivolge alle donne perché sbroglino loro la matassa dell’attuale crisi.
A fronte di queste autorevoli intelligenze femminili il dibattito, invece, si è arenato sulla autocandidatura di un uomo che con le donne, comuni ed istituzionali, continua ad avere approcci e relazioni di stampo patriarcale. Niente moralismo, per carità, ognuna ed ognuno deve condurre liberamente la propria vita, ma se a rappresentare le italiane e gli italiani sarà un uomo che con il suo potere ha concesso e continua a concedere ostentatamente e suo piacimento potere alle sue donne, allora le molte altre italiane, le loro storie e loro politiche, subirebbero e subiremmo uno duro scacco.