Sulle rive della sera

Oltre il molo ingombro di fasciami,
gemendo al peso del suo lungo giro.
si apre la ferita del sole,
e su rapprese memorie
di vento basso, di fuoco,
di case spettrali lasciate
alla roccia dell’Etna e all’azzurro
cade un dolce languore.
Sulle rive della sera
un coro concitato di gabbiani
strilla indecifrabili astrazioni
e nelle meste dimore dell’ombra
dipana il filo della logica
sino alla porta di un cuore
che non abbocca.
Di pena si muore nel deserto della vita,
di sete al triste gioco dell’amore;
e ad ogni svolta sempre ritornano
lo strazio delle ore, il nunzio ferale,
il dubbio da scacciare, e l’amaro sorriso
che vaghe parvenze dell’ade
offrono con baci di sale.