Il Presidente della Repubblica, il primo degli italiani

Manca poco per l’elezione del nuovo Capo dello Stato, un evento che ogni sette anni, a gennaio, mette in subbuglio la scena politica italiana. Da anni, ormai, l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica sconvolge gli equilibri politici che, senza ombra di dubbio, storicamente in alcuni casi sono dovuti arrivare a compromessi (come per il caso di Giovanni Leone), in altri è bastato il singolo scrutinio (come per Cossiga). Ma perché l’opinione pubblica è così concentrata sull’elezione del nuovo presidente?
Il Presidente della Repubblica è sempre stato il simbolo degli italiani. In pochi, lo possiamo dire, sono stati capaci di restare nel cuore di noi cittadini e forse questo è sempre dipeso dal modo in cui essi si sono approcciati al popolo e, soprattutto, il momento storico nel quale essi sono stati eletti. Il Presidente più amato, Sandro Pertini, fu eletto al sedicesimo scrutinio con l’82% dei voti e rimane nella memoria collettiva grazie al suo rapporto, diretto, sincero e onesto con il cittadino. Dai bagni di folla alle strette di mano dirette, per passare all’esultanza al Bernabeu o alla giocata a carte con l’allora CT degli Azzurri, Bearzot: fu lui a restringere la distanza fra il Paese e il Palazzo, rendendo attivo il cittadino nella vita politica. L’attuale Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, fu eletto nel 2015, grazie principalmente ai voti del partito di Matteo Renzi. Sette anni dopo possiamo dire che l’operato del nostro attuale Capo dello Stato rimarrà uno dei più potenti a livello raffigurativo e di rappresentanza. Dalla discesa dall’altare della patria, con la mascherina, al simpatico siparietto fuori onda con il Segretario del Quirinale, il Presidente rimarrà il simbolo dell’unità, nazionale e politica, in un momento come quello che stiamo vivendo, tra emergenza sanitaria, sociale, economica e politica. I suoi discorsi di speranza e di pragmaticità risultano essere tra i più seguiti, segno che il ruolo designato dai nostri Padri costituenti per la prima carica dello Stato non è solo di rappresentanza istituzionale e diplomatica, ma anche simbolo di una unità che valica i confini dei colori politici e trova posto in quella che oggi potremmo chiamare identità nazionale.
Non è solo un fattore puramente politico: ciò che il Presidente della Repubblica deve fare è certamente il poter riuscire a mandare segnali, in primis alla politica (come se fosse un “guardiano”), in secundis di poter garantire la coesione nei momenti più travagliati della vita al Palazzo. È proprio il modo con il quale il Capo dello Stato si approccia alla vita quotidiana degli italiani a contare: il saper esporre il tratto distintivo del nostro paese ma sottolineare anche gli impegni da mantenere, mandando messaggi tanto importanti quanto fondamentali (l’ultimo discorso di fine anno di Mattarella ne è l’esempio) per poter trasmettere saggezza e lungimiranza nelle parole. Il rituale discorso di fine anno dei Presidenti, infatti, non è solo una tradizione: è un messaggio della strada da intraprendere, in maniera pratica certo, ma specialmente in maniera emotiva, e che deve essere, per noi cittadini il punto da cui partire per potersi sentire parte di uno Stato che c’è, di uno Stato che ci assiste e di uno Stato che non ci lascia
soli. Non a caso i Presidenti non si sono mai esposti più di tanto: sono le gesta politiche, le parole quasi genitoriali che percepiamo di ricevere da ognuno di loro. Ciò che rimane del proprio Presidente, in ogni cittadino, non può essere espresso a parole, ma, come vediamo nelle ultime settimane nei vari eventi culturali e sportivi, attraverso il desiderio che quel “Primo Cittadino” ci rappresenti per altri sette anni perché rappresentativo del nostro essere parte della Res Publica, ci rappresenti come nazione, come cittadini, ma soprattutto come persone che si spogliano del peso sociale che devono trascinare ogni giorno per poter essere persone di valore e rispecchiandosi in virtù che non possono e non devono essere perse. Guardiamo al Capo dello Stato con estrema ammirazione ed è giusto che sia così. Per chiunque verrà eletto, noi cittadini abbiamo un desiderio: che il prossimo Presidente della Repubblica sia una persona umana, con valori e principi propri che incarni al massimo ciò che un rappresentante, in quanto tale, deve essere.