Il coraggio, il talento e l’intelligenza di Pippo Fava

Pippo Fava è stato un grande italiano che ha onorato la Sicilia per il coraggio, le doti intellettuali e la cultura. È stato un grande giornalista mostrando sin da giovane cronista la sua vocazione per le indagini e le denunce sociali. Non smise mai di cercare la verità all’interno di una realtà in cui dominava il potere mafioso e le collusioni di una politica in gran parte inquinata e corrotta. Pippo Fava coltivava un’idealità impregnata da un socialismo puro, non contaminato dall’appartenenza partitica e ricordarlo ogni anno provoca un rimpianto struggente per un uomo intrepido e nobile, onesto e semplice che profuse nel mestiere di giornalista la sua insopprimibile sete di verità nonché la sua anima inquieta e la sua sensibilità sociale. Un uomo dalla personalità poliedrica che si mise sempre in discussione decidendo di svolgere il giornalista in Sicilia, nonostante avesse possibilità di diventare una grande firma delle stampa nazionale. In tal modo per amore della sua terra mise a repentaglio sé stesso essendo sempre alla ricerca di storie umane e di vicende sociali. La sua scrittura era venata da una prosa elegante e da uno stilema poetico. Sin dal primo esordio narrò memorabili affreschi negli splendidi reportage di Processo alla Sicilia una condizione del Sud tra speranze di crescita e sottosviluppo. Descrisse con acume e lucidità la realtà di arretratezza dell’Isola, di un decollo economico mai realizzato e del dramma di una questione meridionale mai risolta. Sin dall’inizio Fava comprese con estrema chiarezza che la mafia, l’illegalità e la corruzione erano soffocanti cappi che avrebbero frenato la crescita economica e il progresso civile. Iniziò a collaborare sin dai primi anni cinquanta a varie testate regionali e nazionali, tra cui Sport Sud, La Domenica del Corriere, Tuttosport e Tempo illustrato di Milano.
Mentre nel 1956 venne assunto dall’Espresso sera, di cui fu caporedattore fino al 1980. Vinse premi internazionali prestigiosi per la sua attività di drammaturgo e autore. Si distinse per uno stile inconfondibile e trattava vari argomenti, che spaziavano dal cinema al calcio. Restano pietre immortali una serie di interviste ad alcuni boss mafiosi di Cosa nostra, tra cui Calogero Vizzini e Giuseppe Genco Russo. Pippo Fava fu sempre un uomo e un giornalista libero, non era controllabile e condizionabile, e, quindi, nonostante fosse riconosciuto il suo immenso talento e il carisma non riuscì a dirigere il giornale catanese “La Sicilia” per l’ostracismo dell’editore Mario Ciancio Sanfilippo.
Denunciò sempre il malaffare e ben presto abbandonò i giornali locali l’Espresso Sera e La Sicilia poiché tali organi di informazione rispecchiavano pedissequamente una società conformista e indifferente che aveva stabilito un patto tacito con il potere mafioso. Neanche al Giornale del Sud accettò ordini dagli editori e questo probabilmente segnò la sua fine terrena. In quel momento il giornalismo a Catania come in altre parti d’Italia era ossequioso ai potenti e persino deferente con i mafiosi. Sono passati 38 anni dalla sua uccisione per mano degli uomini di cosa nostra catanese e ancora oggi non sono perfettamente chiari tutti moventi e gli eventuali mandanti anche se gli autori dell’omicidio sono noti e già condannati in via definitiva. Catania non ha fatto i conti sino in fondo con questo passato, vi è stata una sorta di rimozione e forse ancora oggi non si è fatta piena luce su quel torbido intreccio tra affarismo imprenditoriale, politica collusa e mafia violenta che avrebbero determinato una criminale convergenza di interessi sull’omicidio di un intellettuale scomodo. Allora oggi penso quanto più che mai sia pregnante ed essenziale l’eredità morale, etica e professionale di Pippo nel contesto del ruolo della stampa oggi, che non è segnata più dal monopolio informativo come 38 anni fa. Il mondo dell’informazione è cambiato, esprime e dispiega energie nuove e, comunque, una ricchezza, una varietà e una pluralità di voci e giornali on line con informazioni approfondite, tenaci, irriverenti e dissacranti che sviscerano e sprigionano i fatti e i misfatti, diffondendo pubblicamente quello che il potere tenta di celare o nascondere.
Il faro di questa moderna e compiuta informazione sulla realtà che ci circonda è stato acceso proprio da Pippo Fava e dai suoi collaboratori con la straordinaria e irripetibile esperienza dei “Siciliani”. Nonostante la sua drammatica morte la luce accesa da questa esperienza non si è mai spenta, vive e ispira generazioni di giornalisti, sancendo definitivamente la grandezza di questo grande intellettuale che si misurò con straordinario successo come scrittore, drammaturgo, saggista e sceneggiatore. La lezione umana e professionale di Pippo Fava non è morta il 5 gennaio del 1984 ma continua per sempre.